Sul generale Messe (l'ultimo maresiallo d'Italia) e non solo? (di Carmelo Molfetta)

 L’organizzazione della lotta partigiana fu opera politica – militare di alto livello.

Furono suddivisi i compiti per cui “al CLN Centrale spettava la funzione politica in senso ampio, i rapporti con il Governo del Re, i rapporti con gli alleati e con le autorità militari che amministravano i territori occupati / liberati. Al CLN Alta Italia il compito di organizzare la resistenza armata; ciascun partito nell’Italia occupata dai tedeschi promosse autonomamente la nascita di bande partigiane di propria emanazione e che assunsero diverse denominazioni: Brigate d’assalto Garibaldi, di ispirazione comunista, Giustizia e Libertà del Partito d’Azione, Fiamme Verdi della DC, quelle “Badogliane” come quelle del generale Messe”, del quale Giorgio Amendola in una sua “lettera a Milano del 13/12/43 diceva”…bisogna invece non riconoscere l’autorità di quei generali che si dicono incaricati da Badoglio o da Messe di dirigere la lotta partigiana o che vorrebbero imporsi al CLN”. (La prima resistenza armata di Giorgio Fedel).

Amendola dunque pare che non si fidasse di Messe.

Continuo a chiedermi il perché di tanta diffidenza nei confronti di Messe.

Dopo i “traffici” in cui sarebbe stato coinvolto Messe, denunciati da Ferruccio Parri, del Partito d’Azione, un altro grande della lotta di liberazione dichiara tutta la sua contrarietà nei confronti di Messe e di Badoglio e di quei generali che in loro nome si proponevano di dirigere la lotta partigiana.

Perché a queste domande si continua ad alzare il muro dell’oscurantismo?

La stessa domanda se la pose il dr. Angelo Sconosciuto il quale in un suo articolo su “Radici”, una rarità intellettuale in un mondo spesso prono alla tirannia di quel conformismo intellettuale celebrativo, a commento degli atti del convegno su Messe dell’ottobre 2000, pubblicati nel febbraio 2004, constatava”….con sommo rammarico lacune che hanno impedito un efficace contributo a fugare dubbi e polemiche sulla persona. Quello che è emerso è una storia a metà: lo si legge tra le righe degli interventi, lo si intuisce nelle scelte operate a monte da chi ha promosso l’evento. Intelligenti pauca. Messe non è morto in battaglia ma a casa sua e piuttosto avanti negli anni. E dunque perché approfondirne la figura sotto l’aspetto della carriera militare della quale tutti gli riconoscono il proprio valore e non scandagliare la sua attività politica attraverso la lettura degli atti parlamentari. Sono infatti tanti gli interrogativi che non hanno trovato risposta durante i lavori del convegno e che avrebbero meritato attenzione perché lasciarono spazio alle polemiche da parte degli avversari politici. Fu Messe capace di scrollarsi di dosso gli anni del regime? Seppe integrare la sua attività parlamentare nella vita democratica della nuova Repubblica? Quale considerazione ebbero i componenti del CLN nei suoi confronti?”

La nota del dr. Sconosciuto concludeva con “l’esortazione a continuare ad approfondire l’argomento”.

Ed io cosa vado chiedendo dal 2000 ad oggi?

Le domande poste dal dr. Sconosciuto sono le stesse che posi con il mio intervento durante quel convegno.

Ne aggiunsi, in verità un’altra: quale fu il contributo di Messe per la costruzione della Repubblica Italiana?

Le cose poi andarono come ha pubblicamente dichiarato il dr. Urgesi: “Peccato che qualcuno non volle inserire il suo intervento nella pubblicazione degli “Atti sarebbe stato un “documento” a futura memoria”.

Praticamente fui censurato.

Da sempre ogni forma di potere non teme nulla di più di quanto tema la libertà di pensiero.

L’essere minoranza, l’andare controcorrente, esercitare la libertà di pensiero e di espressione, rifiutare l’intruppamento, denunciare una operazione di appiattimento culturale, esercitare il diritto di critica quale essenza pura della democrazia, sono fastidioso fumo negli occhi del potere costituito.

In questo caso “qualcuno”, come si esprime il dr. Urgesi, non volle che alle mie domande non solo non fosse data risposta, ma addirittura volle che non risultassero mai essere state formulate.

Sicché il maggior danneggiato non fui io, ma lo stesso Maresciallo d’Italia Messe.

L’apologia militare non ha chiarito da quale parte egli si schierò nell’ambito del processo di democrazia che si sviluppò in Italia dopo la caduta del fascismo di cui egli fu uno dei massimi esponenti.

Gli storici hanno tutti gli strumenti per rispondere a queste domande, soprattutto dopo l’avvenuta desecretazione degli atti dei servizi segreti britannici.

Per noi semplici cittadini bastano i libri: quegli strani oggetti composti da tanti fogli con su scritte tante parole e che si comprano in quegli altrettanto strani negozi che si chiamano librerie.    

Mesagne 12 settembre 2015

Carmelo Molfetta

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