Accademia del tempo libero: il presepe
“Il presepe, più che un rito, è una passione inestinguibile, un amore sconfinato, un tarlo roditore, un virus contagioso.
Autorappresenta un popolo: così come Dio si è fatto carne, il presepe si è fatto carne del luogo in cui nasce, ne è parte integrante”. Con queste parole, la scrittrice e storica Bianca Tragni ha saputo cogliere tutto il fascino di una delle tradizioni più longeve, che da 800 anni ripropone la magia della Natività di Gesù resistendo ai cambiamenti dei tempi e della società.
Dai gruppi statuari che popolano le chiese sin dal XV sec., ai presepi sorti nelle grotte naturali e nei santuari rupestri, fino ad arrivare a quelli “fatti in casa”, favolosi “romanzi popolari” con i “pupi” di cartapesta o terracotta realizzati da abili artigiani-artisti a partire dal Seicento: il presepio pugliese si è sempre contraddistinto per la qualità esecutiva e la fedeltà ai modelli iconografici, a differenza di quello napoletano in cui prevale l’estro, la fantasia e l’ironia.
Oggi la raffigurazione della Natività è affidata alla plastica, alla produzione in serie, ad anonimi ornamenti di negozi e fiere natalizie, che cercano di sopravvivere alla moda dilagante degli alberi nordici venuti dall’America insieme con i Santa Claus. Oppure provano a conviverci, con grotte, capanne e statuine un po’ smarrite sotto le fronde di plastica e le palle colorate: quasi a ricordare con ostinazione un mondo di valori e di affetti di cui la Natività si fa simbolo universale.
E’ questo il senso del presepe e il segreto del suo intramontabile successo: riprodurre un mondo sereno, nella notte magica, in cui un Bambino scende dalle stelle per salvarci con la sua innocenza, e dimenticare, almeno per un po’, tutte le inquietudini che ci affliggono...