«Euridice e Orfeo», il mito rivive nel Teatro Verdi di Brindisi
A incarnare i due innamorati e sfortunati sposi, Michele Riondino e Federica Fracassi,
l’uno reduce dai successi del «Giovane Montalbano» televisivo, l’altra premiatissima attrice dalla rara sensibilità per la scena.
«Se mi ami devi guardarmi». È Euridice a chiedere a Orfeo di lasciarla andare, nella rilettura del mito classico che Valeria Parrella compie nel suo «Euridice e Orfeo», in scena venerdì 5 febbraio al Teatro Verdi di Brindisi, con inizio alle ore 20.30. A interpretare i due personaggi classici, Michele Riondino, attore molto attivo in teatro, al cinema e in tv, e Federica Fracassi, interprete sensibile alle nuove drammaturgie, alle scritture più visionarie e poetiche degli ultimi anni, attrice di teatro e cinema, «Premio Ubu 2011» e «Premio Eleonora Duse 2011».
Lo spettacolo rivisita il mito in chiave contemporanea, parlando agli uomini e alle donne di oggi. I personaggi indossano abiti attuali, e l’ambientazione è pure contemporanea con l’utilizzo di oggetti della nostra quotidianità. Il dialogo tra i due protagonisti avviene in una moderna camera matrimoniale, simbolo del talamo nuziale. Michele Riondino è un Orfeo annegato nel dolore per la scomparsa della sua amata morsa da un serpente, Federica Fracassi infonde grazia alla sua Euridice, e Davide Compagnone è un Hermes traghettatore di anime e di pensieri.
Euridice muore prematuramente per il morso di una vipera, Orfeo la rincorre fino nell’Ade, convincendo, con il suo canto d’amore e di dolore, i guardiani dell’Oltretomba e le divinità a farlo passare e a restituire a lei la vita e a lui la donna amata; una volta ottenuta indietro la sua ninfa, può riportarla nel regno dei vivi viaggiando verso il sole, a patto di non voltarsi per guardare il suo viso. Ormai sulla soglia del trapasso al contrario, Orfeo però cede al divieto, così Euridice svanisce, e stavolta per sempre.
L’autrice si chiede il perché di quel gesto, così come hanno fatto Bufalino, Pavese, Anouilh, Cocteau, Rilke, ed è particolarmente la rilettura di Rilke che la affascina: il poeta si ispira a un bellissimo bassorilievo custodito nel Museo Archeologico di Napoli che raffigura l’addio tra i due coniugi mentre Hermes trattiene il braccio di Euridice, deciso a portarla per sempre con sé. Rilke fu folgorato dal senso del verbo «respicere», che significa «voltarsi indietro» ma anche «rispettare». Sta tutta racchiusa nel dubbio la contemporaneità del mito, con tutto il suo valore simbolico: Orfeo decide deliberatamente di rispettare il confine naturale tra la vita e la morte? È l’eccesso d’amore a non trattenerlo oppure si volta apposta? Impulso o consapevole responsabilità? Dolore puro oppure impotenza?
«Euridice e Orfeo» affronta temi universali come il senso di onnipotenza della giovinezza, la forza dell’amore, la paura della morte e della perdita, la lotta eterna tra uomo e natura, infine l’accettazione, che è una resa alla vita. L’essenziale dei sentimenti è in scena, voltarsi indietro per guardare in volto l’amata che non c’è più significa guardare la realtà ed accettarla, per quanto dolorosa e immutabile.
E così, il tema della perdita ineluttabile risuona continuamente nelle parole dei personaggi ed è suggerito visivamente dalla scenografia. In uno spazio abitato da poche tracce oscurate dal buio, ogni elemento sembra essere il sintomo di un abisso pronto a spalancarsi, rivelando che amore e morte sono un solo respiro. Sul letto nuziale giacciono rami secchi come artigli piantati nella felicità coniugale; l’armadio imponente adagiato in un angolo spalanca la bocca a doppia anta degli Inferi, e il vestito candido in equilibrio su una gruccia sospesa nel vuoto, diventa il corpo svuotato di Euridice che Orfeo stringe forte a sé in una danza struggente e solitaria.
Si comincia alle ore 20.30
Durata dello spettacolo: un’ora e 15 minuti senza intervallo
Per tutte le informazioni www.fondazionenuovoteatroverdi.it
Tel. (0831) 229230 - 562554
Brindisi, mercoledì 3 febbraio 2016
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