Macedonia e Brindisi: storia di un secolare rapporto

Macedonia e Brindisi“Macedonia e Brindisi: storia di un secolare rapporto” è il tema del XLIII Colloquio di studi e ricerca storica

previsto per il 3 Marzo, alle ore 17.00, presso Palazzo Granafei-Nervegna a Brindisi

L’evento è organizzato da GRANAfertART e dalla Società di Storia Patria per la Puglia –Sezione di Brindisi con il partneraniato dell’Istituto Culturale Internazionale Real Casa di Macedonia ed il patrocinio della Comunità Ellenica del Grande Salento – Brindisi, Lecce e Taranto.

PROGRAMMA

Indirizzi di saluto:

Cosimo Cannone (Presidente Istituto Culturale Internazionale Real Casa di Macedonia)

Antonella Mastropaolo (Console onorario di Grecia per Brindisi, Lecce e Taranto)

Interventi:

Giacomo Carito (Società di Storia Patria per la Puglia): Un brindisino alla corte di Perseo di Macedonia: Lucio Ramnio

Coordina e introduce i lavori:

Antonio Mario Caputo (Società di Storia Patria per la Puglia)

Al termine delle relazioni, i lavori proseguiranno presso l’Open Club (vico Tarantafilo, 10), locale posto nella suggestiva cornice degli scavi romani sotto il Teatro Verdi, dove Ioannis Davilis (Presidente della Comunità Ellenica del Grande Salento – Brindisi, Lecce e Taranto e referente regionale dei Greci di Puglia) si soffermerà sulla Controversia tra Repubblica di Macedonia e Grecia. Nel corso dell’informale, conviviale e originale incontro, Giancarlo Cafiero (Società di Storia Patria per la Puglia) darà lettura di brani relativi al porto di Brindisi. La scelta comprende versi di Franco Calderaro (da Viersi ‘rranciati, Brindisi: Tipografia Roma, 1931), Giovanni Guarino (da Puisii, Brindisi: Mealli, 1933 e Mellonata, Brindisi: Tipografia Durano, 1933), Pasquale Camassa (Un brindisi a Brindisi, pro manuscripto).

Quando le luci della notte si rifletteranno immobili

sulle acque verdi di Brindisi

Lascerai il molo confuso dove si agitano parole

passi remi e macchinari

( Sophia de Mello Breyner Andresen, Itaca, da Come un grido puro, traduzione e cura di Federico Bertolazzi Milano: Crocetti Editore, 2013)

Da Brindisi, navigando verso oriente, i Romani mossero per la conquista dei Balcani. Per raggiungere lo scopo non bastava un punto di partenza, era necessario che questo luogo fosse facilmente raggiungibile ed è probabile che il prolungamento dell’Appia sino a Brindisi e seriormente, dopo il crollo della potenza macedone, sull’altra sponda su una direttrice transbalcanica quale l’Egnazia, lungo la quale i prodotti dell’Adriatico penetravano nell’interno della penisola balcanica e nell’Oriente, e quelli d’Oriente a loro volta scendevano verso l’Adriatico e l’Occidente, sia stato dovuto a tale circostanza. Gli stati o gli imperi in ascesa o all’apice della loro potenza costruiscono strade e ponti, mentre quelli in declino o in pericolo innalzano mura e barriere.

Naturalmente diveniva inevitabile, per giungere a una nuova sintesi, il confronto con la potenza egemone in quell’area: il regno di Macedonia. L’obiettivo militare della guerra era quello di impedire a quella potenza di minacciare Roma e alterare gli equilibri geopolitici; le offensive lanciate prima contro Filippo V e poi contro Perseo, sono motivate dall’accusa di agire da fiancheggiatori dei nemici di Roma. Di fronte ad una minaccia con queste caratteristiche le tradizionali strategie della politica estera romana, ovvero il contenimento e la deterrenza, si rivelano inadatte. La deterrenza, ovvero la promessa di una rappresaglia massiccia contro un aggressore, rischia di essere un’arma spuntata in quanto basata su assunti non applicabili a governi assoluti. Essa presuppone, infatti, che un eventuale confronto militare coinvolga comunque attori dotati di razionalità, in grado di soppesare i rischi connessi alle diverse ipotesi strategiche, di scendere a patti e tra i quali, quindi, possa alla fine nascere una – sia pure forzosa – fiducia. Il contenzioso con la Macedonia fu risolto in ultimo con la guerra preventiva; l’intervento armato è giustificato da una diversa percezione della minaccia, che in questo caso è stimata come imminente e di entità crescente, quasi prossima ad essere attivata. Non esistono quindi, alla luce di questi presupposti di necessità ed urgenza, altre alternative se non quella dell’azione militare. Nella visione dei più influenti pensatori neoconservatives, la preemptive war viene definita come “anticipatory self-defence”, nella quale si mira addirittura a colpire anche le intenzioni dell’avversario, e non solo gli atti preparatori a un eventuale attacco. Quando si adotta una strategia basata sulla guerra preventiva si ritiene che l’attacco immediato sia meno costoso di quello futuro, perché nel frattempo il nemico si rinforzerebbe, rendendo così più difficile e sanguinoso il successo. In tutto il lungo conflitto grande fu il ruolo di Brindisi e dei cittadini di Brindisi uno dei quali fornì il pretesto per l’ultima e decisiva campagna militare ai danni della Macedonia.

 

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.