Giordano Bruno, il 17 febbraio 1600 ...
Giordano Bruno, 417 anni fa, dopo lunghi anni di carcere, a piedi scalzi e con la lingua stretta nella mordacchia,
veniva condotto dal carcere del Sant’Uffizio a Piazza Campo dei Fiori per essere bruciato vivo.
Era l’alba del 17 febbraio del 1600. Il Santo tribunale dell’Inquisizione Romana, presieduto personalmente dal papa e dal teologo Roberto Bellarmino (nominato santo dalla chiesa cattolica), l’aveva condannato al rogo perché “eretico, impenitente, pertinace” ed anche i suoi scritti, posti all’indice dei libri proibiti, seguivano la stessa sorte sulla scalinata di S. Pietro.
Un rogo che, in una piazza romana, ha illuminato l’alba di un secolo, a simboleggiare il trionfo della repressione e dell’intolleranza in un’Europa dilaniata dagli odi e dalle guerre religiose.
La religione propugnata da Bruno è una religione razionale o naturale, priva di quel dogmatismo, intransigenza, ignoranza, ipocrisia, fede ottusa ed inconsapevole, tipici delle confessioni cristiane dell'epoca.
Oggi, 17 febbraio è stato ricordato da qualcuno il pensiero e l'attualità del filosofo martire del Libero Pensiero, una ricorrenza da non dimenticare, soprattutto in questo momento storico in cui c'è chi tenta di reprimere fondamentali libertà e diritti. (V.R.)