La zecca erratica di Brindisi in età augustea: se ne parla mercoledì 28 alla Palazzina del Belvedere

Mercoledì 28 giugno 2017, alle ore 18.30, presso la Palazzina del Belvedere (Collezione Archeologica Faldetta) si terrà il LII Colloquio di studi e ricerca storica sul tema “La zecca erratica di Brindisi in età augustea”.

L’evento è organizzato dalla Società di Storia Patria per la Puglia – Sezione di Brindisi, dall’Associazione culturale Arte Antica e Contemporanea “Le Colonne” e da In_Chiostri.

Coordina e introduce i lavori Damiano Mevoli (Società di Storia Patria per la Puglia).

Intervengono Anna Cinti (Presidente Associazione culturale Arte Antica e Contemporanea “Le Colonne”) e Giuseppe Tafuri (Società di Storia Patria per la Puglia).

Conclude Giacomo Carito (Società di Storia Patria per la Puglia)

A una zecca italica, identificata ben spesso con Brindisi, è riferibile un quinario di Augusto in argento; sul diritto è il profilo a destra di Ottaviano dai tratti idealizzati, cinto d’alloro, sul rovescio la Vittoria, in piedi a sinistra su una “cista mystica”, tra due serpenti eretti, sorregge una corona e una palma. L’Asia riconquistata è simbolicamente rappresentata dalla “cista mystica”; la moneta allude alla vittoria su Antonio e al legittimo ritorno della provincia sotto il controllo dello stato.

Rileva Giuseppe Tafuri: “Ottaviano dopo la vittoria passò a Samo per prendere possesso degli acquartieramenti invernali ma, preoccupato dalla notizia che le truppe dei veterani di Antonio, inviate a Brindisi, erano in tumulto reclamando il congedo e una repentina distribuzione delle terre, decise di rientrare nella città pugliese. Tuttavia durante la traversata si trovò in mezzo a due tempeste, una tra il promontorio del Peloponneso e dell’Etolia, l’altra nei pressi dei monti Cerauni; una parte delle sue navi leggere affondò, mentre quella sulla quale si trovava Ottaviano riportò diversi danni,compresa la rottura del timone. Giunto a Brindisi, come ci riporta Svetonio, rimase una ventina di giorni, il tempo necessario per esaudire le richieste delle truppe. In questa circostanza il senato decise di concedergli per la quarta volta il consolato. Da Brindisi ripartì subito verso l’Egitto, conquistò Alessandria per poi rientrare nel 29 a.C. a Brindisi …In base a questi avvenimenti storici non mi pare inverosimile ritenere possibile la produzione di parte delle coniazioni di Ottaviano avvenute tra il 32 e 29 a.C. nella zecca di Brundisium. Non dimentichiamo infatti che questa zecca era molto attiva sin dal III secolo a.C. e che aveva continuato a produrre serie enee con uno standard post-semunciale e quindi sino al I secolo a.C. e pertanto l’interruzione della sua attività non dovette durare molti anni”.

Brundisium fu allora oggetto di notevoli interventi urbanistici, riferibili all’attività edilizia legata alla ristrutturazione dei quartieri danneggiati dagli eventi delle guerre civili. La ridefinizione in senso monumentale dell’acropoli denota la volontà di conferire un nuovo aspetto architettonico alle aree di maggior rilievo di una città che aveva particolarissima importanza strategica. Brindisi fu l’unica città d’Italia, insieme a Roma a costruire, il 20 a.C.,per volere del senato, un arco in onore di Ottaviano, a seguito dello scontro navale di Azio. In città doveva essere esposta una copia del decreto col quale i Mitilenensi avevano deciso di riservare per Augusto giochi quinquennali e sacrifici annuali. Fu allora dato nuovo aspetto al foro in cui erano un ritratto di Augusto e un’ara a lui dedicata. Le fonti epigrafiche informano sulla costruzione del macellum e di un armamentarium a opera di C. Falerius Niger. Ancora un’iscrizione ricorda l’erezione di un murus da porre in relazione con l’intervento di monumentalizzazione dei pianori prospettanti sul seno di ponente con contestuale proposizione di strutture di terrazzamento in opera quadrata sui lati settentrionale e orientale dell’arx.

Giuseppe Tafuri è autore de La zecca di Brundisium alla vigilia dell’Impero; con Alberto D’Andrea di Le monete della Peucezia e Le monete della Messapia (Edizioni D’Andrea, 2009), con Davide Fabrizi di Un denaro napoletano da restituire a Brindisi?, con Andrea Podestà di Gli studi sui denari di biglione da Enrico VI di Hohenstaufen a Carlo I d’Angiò. Dalle origini ai nostri giorni, con Alberto Campana di Le monete di Samadi.

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