Comunicato stampa no al carbone
A quasi due settimane dalla sua presentazione, l’indagine epidemiologica sulla popolazione brindisina (Studio Forastiere), non sembra aver scosso più di tanto le coscienze dei personaggi politici che governano il nostro territorio.
Al netto del saluto furtivo del Presidente Emiliano durante la giornata del 4 luglio (giorno della presentazione) in cui apparve, farneticò sulla de-carbonizzazione e scappò via per onorare gli altri impegni in agenda, non ci sembra ci sia stato altro degno di nota.
Eppure lo Studio Forastiere, per la sua importanza, lo si aspettava da anni. Il nesso causale tra le emissioni del polo petrolchimico ed energetico e il peggioramento dello stato di salute dei cittadini e dell'ambiente per noi era sempre stato un naturale principio di causa ed effetto. Ma senza uno studio di coorte non era facile dichiararlo apertamente.
Leggere questi report oggi provoca rabbia e dolore perché in ognuna di quelle categorie di malati accertati, di decessi, di percentuali sull’incremento di patologie, ognuno di noi ritrova il volto di un parente o di un amico che non c’è più, di una persona in carne e ossa che ha lottato contro un nemico invisibile il cui mandante era ufficialmente sconosciuto. Per sensibilizzare sulla necessità di avere questi dati sanitari, in questi anni, abbiamo organizzato incontri informativi e proteste presso la sede ASL; abbiamo consegnato esposti in Procura e raccolto più di 10.000 firme.
E adesso? Adesso che i dati sono pubblici e indicano chiaramente chi è il colpevole, la partita non è finita. La palla bisogna lanciarla più in là. Bisogna iniziare a mettere sul tavolo della discussione l’ipotesi di una accusa di disastro ambientale anche alla luce della nuova legge sugli ecoreati. Se da oggi questa nuova modifica al codice penale considera disastro ambientale l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema e l’offesa alla pubblica incolumità, c’è ragione di credere che l’industria energetica e il polo petrolchimico si trovino a piè pari in questa posizione di reato. Reato le cui pene, sempre secondo la legge, vengono aumentate “se dal fatto deriva il pericolo di compromissione o deterioramento: delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna’. E dunque viene naturale pensare alla mega discarica illegale "Micorosa", 50 ettari di terreno che ospitano un milione e mezzo di metri cubi di fanghi altamente tossici di provenienza Montedison nel bel mezzo del Parco naturale regionale “Saline di Punta della Contessa”.
La causa sono le grandi aziende che conosciamo, l’effetto è il disastro ambientale.
Tornando allo studio Forastiere c’è un passaggio importante riportato nella “Premessa” (pag 14) in cui si dice che "sia per i cancerogeni genotossici come il Benzo(a)pirene, sia per il PM10 non è nota la soglia al di sotto della quale si possa escludere l’insorgenza di effetti sanitari.” Quest’ultima frase dovrebbe essere la linea guida di tutte le valutazioni sulle richieste di autorizzazione alle attività industriali vecchie e nuove.
“Morire a norma di legge” recitava un vecchio slogan. Era questo lo scudo dietro cui si trinceravano spudoratamente le aziende sostenendo di inquinare sì, ma entro i “limiti di legge”. E dietro questo scudo rafforzato colpevolmente da una politica assente o connivente, sono cresciuti incontrastati corruzione e malaffare, ricatti e intrecci economici ed occupazionali “drogati”.
È giunto il momento di far pagare ai colpevoli i danni arrecati, almeno quelli che sono oggi sotto gli occhi di tutti, se non si può far pagare quelli a venire. Perché molti degli effetti sulla salute delle emissioni Enel e di decenni di carbone riversato nei terreni agricoli, li vedremo purtroppo in futuro.
È giunto il momento di far pagare il conto ai colpevoli prima che abbandonino la produzione e scappino altrove. Dopo la grande menzogna di una vocazione industriale tanto enfatizzata nel nostro territorio fin dagli anni 50-60 e che ha portato solo malattie, disoccupazione, l’emigrazione e povertà; non dobbiamo farci ingannare ancora.
E la smettano coloro che continuano a parlare di ambientalizzare questi mega impianti per ridurne le emissioni. Ciò che è vecchio concettualmente e tecnologicamente va superato. Dismettere e bonificare è l’unica soluzione per voltare pagina, per salvare vite, per evitare nuove malattie e dolore, per risanare il nostro ambiente. Voltare pagina per creare opportunità lavorative sia nelle fasi della bonifica che nella successiva realizzazione di attività ecosostenibili legate alla storia e alle peculiarità del nostro territorio. Nulla è irreversibile, nulla è impossibile, basterà rendersi conto finalmente degli errori del passato, ammetterli con umiltà e attivarsi al più presto per porvi rimedio. Per liberarci dai "mostri". Perché il nostro territorio ha tutto il diritto e tutte le potenzialità per dimostrare le sue capacità e la sua bellezza.
Adesso però si inizi a parlare di disastro ambientale.