Formare coscienze libere e responsabili è il primo dovere della politica.
Una riflessione di Gabriele Argentieri, dopo aver letto l'articolo di mons. Catarozzolo per i cento anni dalla nascita di Samuele De Guido.
L’articolo di mons. Angelo Catarozzolo, pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno lo scorso 10 agosto nella ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Samuele De Guido, stimola riflessioni profonde e può scuotere una classe politica che è spesso unicamente concentrata sul governo del quotidiano nonché inconsapevole del dovere di scrutare il destino della comunità e del territorio di riferimento.
Vale allora la pena provare a riprendere ancora una volta, sia pure con molta più modestia, quelle sollecitazioni di Catarozzolo.
Nello studio di mio padre, da che ne ho memoria, è sempre campeggiato il ritratto di Samuele De Guido, tuttora custodito da mia madre: sul retro dell’immagine, commemorativa, stampata in occasione del decesso, un brano, tratto da un articolo dell’Avvocato (“Economia Brindisina”, n. 1, 1975). Si legge: «Per lo sviluppo del Mezzogiorno è necessario che non ci si abbandoni al miraggio di un processo di industrializzazione alienante, creato solo con interventi dall’alto. Si vuole una industrializzazione umana tendente a trasformare i prodotti della nostra “buona terra” ed a rinsaldare i rapporti tra la classe operaia, contadini, uomini di cultura ed operatori economici in un travaglio oneroso, alla ricerca di formule sempre nuove, capaci di promuovere la crescita civile delle nostre popolazioni». Il pensiero risale a poco più di quarant’anni fa, meno di due generazioni da oggi; non avevamo ancora dissipato quel tanto di cui, in così poco tempo, siamo stati capaci; la centrale a carbone di Cerano, forse, allora era meno che un’ipotesi.
E’ stato, Samuele De Guido, parte di quella generazione che - soffrendo, pagando con segni indelebili nel corpo e nello spirito - aveva fatto l’Italia democratica.
Una generazione - di cattolici e non - che si attribuiva una responsabilità educativa, prima ancora che di governo, della comunità: Uomini e Donne impegnati, anzitutto mediante la loro personale testimonianza, sia nella formazione all’impegno civile e ad una cultura sociale finalizzata al conseguimento del bene comune, sia nella promozione di coscienze autenticamente libere e responsabili.
Quegli Uomini e quelle Donne hanno decisamente contribuito all’edificazione della nostra Repubblica, alla ricostruzione materiale e morale del nostro Paese, allo sviluppo di una Democrazia matura che va oggi rinvigorita vincendo il populismo dei demagoghi.
Gabriele Argentieri
Presidente del Consiglio Comunale di Latiano