Si scrive “…vittime dell’Unità d’Italia”; si legge “Giornata per i Borboni” – 3a puntata (Domenico Urgesi)

Uso e abuso della storia (3)

La mozione del 4 luglio, che abbiamo pubblicato per esteso nella puntata precedente, parte da una premessa che fa riferimento alle stragi di Casalduni e Pontelandolfo (avvenute il 14 agosto 1861) e propone una giornata della memoria su quelle vittime e sui fatti dell’annessione e dell’Unità d’Italia; da istituire, però, il 13 febbraio.

Nel leggerla, appare evidente che manca la motivazione; ammesso che tutto l’enunciato premesso sia vero e incontestabile (cosa che si discute molto in ambito specialistico), anche a chi è digiuno di Atti pubblici appare lampante una mancanza di motivazione; per quale motivo la Regione Puglia si deve impegnare a correggere le (presunte) lacune enunciate nella premessa della mozione? Per quel minimo di diritto amministrativo che conosco, l’Atto deve motivare la decisione; e già dal punto di vista formale, quell’Atto potrebbe essere nullo. Mi permetto, anche, di osservare che la motivazione degli Atti giuridici fu una conquista lenta, iniziata nel 1774 dal riformatore ministro borbonico Tanucci in ambito giudiziario, con lo scopo di ridurre l’arbitrio dei giudici; fu abrogata nel 1791 da Ferdinando Borbone, per le proteste dei nobili. Fu poi ripristinata (nel decennio francese) e lentamente estesa al dritto amministrativo. Ma questa è roba per “azzeccagarbugli”; veniamo piuttosto alla sostanza.

La mozione vuole istituire una “Giornata della memoria”; non vi ricorda niente? A me ricorda che il 27 gennaio ricorre una “Giornata della memoria”: quella delle vittime dell’Olocausto. Ora: si può paragonare una vicenda, sia pur grave come quella di Casalduni e Pontelandolfo, al genocidio di 6 milioni di ebrei? Mi sembra un po’ esagerato; ma se non fosse esagerato, perché non istituire la “Giornata della memoria” per le vittime del neo-fascismo, e per le vittime delle brigate rosse? E per le vittime della mafia? Ma se volessimo tornare più indietro: perché non per le vittime milanesi del gen. Bava Beccaris? E perché non per le vittime messinesi del Re Bomba? […si attendono suggerimenti…]

Potete ben capire che occorre una logica, una coerenza, nella scelta della Memoria (o delle memorie) da ricordare.

Non si capisce lo scopo, la finalità, di questa mozione della Regione Puglia.

E non se ne capisce il contenuto: il 13 febbraio? Sembra lampante che tutto il ragionamento appare sconclusionato; è come se dicessimo: poiché il 2 agosro 1980 è avvenuta la strage di Bologna, allora proponiamo che il 13 febbraio si svolga una giornata per commemorare quell’evento. Appare evidente che manca un nesso logico fra la prima parte e la seconda parte della mozione.

Allora, la dobbiamo accettare per dovere di obbedienza? Se è così, al di là del giudizio di merito che se ne possa dare, questo rappresenta uno strano e inaspettato scivolamento (nel 2017) dalla cittadinanza alla sudditanza.

E ancora. Non vi ricordate che il 10 febbraio esiste “Il giorno del ricordo”? Questo fu istituito per commemorare le vittime delle foibe. Come si fa a contemperare ben tre iniziative di alto livello nell’arco di soli 15 giorni?

Ma proviamo a rispondere al perché è stata proposta la data del 13 febbraio; forse perché si vuol commemorare la nascita del generale Guglielmo Pepe, quello che guidò la sollevazione anti-borbonica del 1820? O forse perché si vuol commemorare la morte dell’arcivescovo Annibale de Leo,  quello che istituì la prima Biblioteca Pubblica della Puglia? Non mi convince…

Proviamo, allora, a cercare la risposta sul sito di Beppe Grillo (ri-consultato il 25 agosto 2017), dove sarebbe giusto che la trovasse uno che abbia voglia di informarsi sulla politica culturale del M5S. Ma lì non ci trovi nessun documento, nessuna mozione, niente… Provo con “vittime dell’unità d’Italia”: niente. Provo con “13 febbraio”: niente. Lì ci trovi soltanto un’intervista al giornalista Pino Aprile (da Gioia del Colle), datata 2010, a proposito del libro Terroni. E questo è un primo indizio: il nome dell’Aprile lo trovi nella spiegazione che la Cittadina Laricchia (è così che si chiamano gli aderenti al m5s, no?) ha dato il 4 luglio nell’illustrare la sua mozione. E lo trovi negli articoli di plauso alla mozione.

Andando oltre nella ricerca (navigando sul web), si trova che nel mese di febbraio 2017 analoghe mozioni sono state presentate in altre regioni e Comuni (unico comun denominatore: Pino Aprile da Gioia del Colle). Allora cerco nel web il nostro conterraneo; e finalmente il quadro è chiaro. Nella sua pagina facebook si inneggia alle mozioni presentate da vari esponenti del M5S e si inneggia alla resistenza opposta nel fortino di Gaeta dalle ultime truppe fedeli a Francesco II Borbone; il 13 febbraio avvenne la loro capitolazione, dopo 90 giorni di assedio. Sul sito temporeale.info apprendo che il 13 febbraio 2017, nel corso della cerimonia officiata ogni anno dai neo-borbonici, è stato inaugurato il “monumento alla memoria dei popoli delle due Sicilie”, alla presenza del nostro Aprile, il quale ha tenuto un discorso: “Entro pochi giorni, in sei regioni del Sud – ha annunciato il giornalista – verrà presentata una mozione perché il 13 di febbraio diventi il giorno della memoria del genocidio che è stato compiuto al Sud”. Così Pino Aprile da Gioia del Colle.

Gioia del Colle…?! …Mumble… mumble… In questa città Il 12 febbraio 1799 furono bruciati vivi, nel Largo Castello: i liberali Giuseppe e Biagio DEL RE, Donatantonio LOSITO, Filippo PETRERA, Giuseppe CALABRESE, Nicola BASILE. In piazza Castello, nel 1900, fu eretto un monumento, in loro memoria, che così recita (vedi: http://www.gioiadelcolle.info/piazza-dei-martiri-del-1799-gia-piazza-jovia/#more-1594):

TRA LE FIAMME DEL ROGO

ARSERO I CORPI DEI MARTIRI

NON LE ANIME IMMORTALI

CHE QUELLE FIAMME

TENNERO VIVE PER LO INCENDIO

E LA DISTRUZIONE

DEL TRONO DEI DESPOTI

A Gioia del Colle nacque anche il famoso Sergente Romano che, fino alla caduta di Gaeta, era un sottufficiale borbonico. Sciolto l’esercito borbonico, il Romano divenne generale “delle squadre filo- borboniche di Gioia”. Il 24 luglio 1861 avvenne uno scontro micidiale tra le bande del Romano e quelle opposte dei liberali Gioiesi, con eccidi da una parte e dall’altra (vedi: http://www.gioiadelcolle.info/gioia-tra-unita-ditalia-e-brigantaggio-il-sergente-romano/#more-554); emblematico caso della cruenta guerra civile che sconvolse il Sud in quegli anni.

L’avventura del Romano, e dei suoi complici, finì il 5 gennaio 1863, ucciso nello scontro mortale con i militari sabaudi. Per ulteriori approfondimenti, lo storico Lucarelli ha dedicato un libro alle vicende legate al Romano (peraltro, egregiamente sintetizzate da Francesco Giannini sul sito www.gioiadelcolle.info).

Il 6 gennaio 2006, per iniziativa del Gruppo Neoborbonico di Gioia del Colle, nel Bosco Vallata (di quel Comune) era stato inaugurato un monumento in memoria del Romano e dei suoi complici (in quell’occasione, però, sembra che il nostro Aprile non ci fosse).

Si tratta di iniziative private del tutto legittime; fa parte del diritto di opinione, proprio di uno Stato di Diritto. Altro discorso è, però, l’azione amministrativa pubblica. Come noto, essa deve essere ispirata (fra gli altri compiti) al bene pubblico, non al bene di una privata associazione; e laddove esistano associazioni divergenti, è compito dell’Ente Pubblico (e dell’azione amministrativa) quello di costruire la sintesi o, almeno, favorire il confronto paritario delle opinioni.

Potrà sembrare esagerato, ma si rischia di creare un precedente i cui una posizione di parte viene fatta propria da un Ente pubblico, producendo così inavvertitamente una distorsione della situazione giuridica di fatto.

Si prende una china pericolosa, senza averci pensato un po’. Così come ci si è ritrovati in un mondo dove è di moda non riflettere per più di 15 secondi (twitter).

Qui si rischia di imporre l’ideologia neo-borbonica; dall’ideologia di Stato giungiamo all’ideologia di Regione?

Probabilmente la Dott.ssa Laricchia, pardon Cittadina Laricchia, che ha proposto la mozione, non si è accorta delle implicazioni della sua proposta. O, invece, si? Leggo sul suo curriculum, (consultabile qui : http://www.consiglio.puglia.it/Consiglieri/41246/Laricchia-Antonella), che la cittadina Laricchia si occupa anche di eventi di “rivisitazione storica” e altresì “esercita anche l’attività di guida turistica”. Non dovrebbe essere una sprovveduta.

Come lei, non se ne sono accorti neanche altri 50 consiglieri, tra cui il Presidente Emiliano (che proprio sprovveduto non è).

Hanno approvato la mozione sia la destra che la sinistra; sorprende che l’abbiano votata anche i nazionalisti. Non l’hanno approvata soltanto in tre: Borraccino (Taranto), Cera (San Marco in Lamis), Liviano D’Arcangelo (Martina Franca); uno si è astenuto: Gatta (da Manfredonia). Due consiglieri non hanno partecipato al voto (forse in dissenso, ma non lo hanno voluto far vedere?): Colonna (da Altamura, la “leonessa di Puglia”; e questo spiace molto); Pentassuglia (da Martina Franca; e anche questo spiace molto). Sulla stessa falsariga, forse, Congedo (da Lecce) e Franzoso (da Grottaglie).

Ciò che più sorprende è la dichiarazione del Presidente Emiliano, che in soli 23 secondi ha detto: 1-Pino Aprile è un ns. consulente; 2-siamo organizzati per l’evento (vedi per credere: http://intranet2015.consiglio.puglia.it/applicazioni/cedat85/streaming/sedute/10leg_seduta_66.html). Non voglio infierire (gli voglio troppo bene a Emiliano), ma uno si domanda: e lo paghiamo coi soldi pubblici il Pino Aprile?

Si sono alzate le voci degli storici e delle storiche, e delle Associazioni rispettive; chiedono di bloccare, di impedire la ricorrenza del 13 febbraio; ma io direi invece, di cogliere quella data come l’occasione per fare un po’ di chiarezza; per fare storia sul serio; per chiarire i concetti di monarchia assoluta, di stato di diritto; per spiegare il significato del termine cittadino. Ma hanno forse paura di fare gli storici?

Abbiamo paura del confronto delle opinioni? E, detto per inciso, questo vale per le opinioni, non per la esplicita propaganda di falsità – come nel caso del negazionismo fasci/nazista – o per l’abuso della pubblica credulità (se non erro, questo è un reato penale). Si dirà che gli “storici accademici” non si abbassano a confrontarsi con delle “opinioni”… Ma certo, se si trattasse di una discussione di tipo “quattro chiacchiere sotto l’ombrellone”, allora non ne varrebbe la pena. Ma una discussione seria potrebbe avere il merito di distinguere fra le opinioni occasionali (tipo twitter) e le opinioni meditate, fra le dottrine infondate e quelle documentate, fra le approssimazioni e le teorie storiografiche (non a caso, avevo menzionato il famoso medievista Giuseppe Sergi, nella prima puntata).

Domenico Urgesi   

(Presidente della Società Storica di Terra d’Otranto

Consigliere regionale della Società di Storia Patria per la Puglia)

3-continua

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