C’era una volta … La Biblioteca di Mesagne – nel 150° anniversario (Domenico Urgesi)

Già… c’era una volta… come nelle favole…

 

Chissà perché, mi è venuta così.

Ma… vi voglio raccontare una storia, che pochi altri possono raccontarvi. E, oggi che vengono preannunciate grandi innovazioni, il pensiero non può che andare alle origini della Biblioteca di Mesagne, ai suoi primi vagìti, ai suoi primi passi, alle piccole e grandi trasformazioni che ha avuto nei suoi 150 anni di vita.

Era il 5 ottobre 1867, esattamente 150 anni fa; da pochi anni l’Italia era stata unificata, erano arrivati al potere nuovi ceti. Ecco, bisogna spiegare che significa “nuovi ceti”: si trattava di strati sociali saltati all’improvviso sulla scena di “quelli che contano”. Per fare un esempio, ricorderete il Sindaco del “Gattopardo”, padre della bella Angelica, interpretata da Claudia Cardinale nel film omonimo. Ecco, fino a quel momento, loro (commercianti, massari) facevano parte degli esclusi: il regime borbonico era sostanzialmente nobiliare, ossia basato sulla nobiltà di sangue oppure di rango e vi si accedeva per gradi e lungo noviziato. Col nuovo regime era sufficiente (si fa per dire) possedere una masseria e ci si trovava proiettati nei migliori salotti.

Le cariche pubbliche, però, erano ancora appannaggio di quelli che sapevano leggere e scrivere (ma dovevano comunque essere ricchi). Costoro si rendevano conto, però, che erano pressati da una massa di piccoli commercianti e artigiani, dei quali avevano bisogno per far funzionare una società basata sulla divisione gerarchica delle classi; e anche infine contadini e braccianti dei quali avevano bisogno per garantire le basi materiali della vita. Per essere più precisi, Mesagne nel 1867 aveva circa 8.000 abitanti, di cui il 90% circa erano analfabeti. La scuola pubblica era stata istituita, ma cominciò a funzionare solo nel 1872, con poco più di un centinaio di scolari.

Ma potete voi immaginare mai che una tale società avesse bisogno di una biblioteca pubblica? Pubblica!? Cioè per tutti i cittadini? Ebbene, sì. Anche se sapeva veramente leggere appena il 10 % della popolazione, era forte lo spirito di innovazione del nuovo Stato unitario; inoltre, c’era bisogno di far imparare la lingua italiana ai nuovi sudditi: era il modo in cui, allora, si intendeva costruire – con una certa lungimiranza – un senso di Comunità.

La scuola pubblica serviva anzitutto a questo scopo. A Mesagne, come in molte altre città meridionali, la scuola pubblica fu fondata (sulla carta) già nel 1864, ma cominciò a funzionare solo nel 1872. Nel territorio brindisino, allora in provincia di Lecce, gli amministratori mesagnesi furono fra i più solerti a cogliere le nuove esigenze culturali e, 150 anni fa, decisero di istituire la Biblioteca Comunale. Nel territorio brindisino, allora, c’era solamente la Bib. Arcivescovile “De Leo” a Brindisi e quella di Oria (istituita nel 1864). Mesagne, quindi, può vantare una delle più antiche biblioteche pubbliche dell’attuale provincia di Brindisi (la terza in ordine di data); nel 1868 anche il Consiglio Comunale di Ostuni istituì una biblioteca.

Le biblioteche, fino ad allora, erano state solo e solamente private; le avevano soltanto, nelle loro case, i nobili, i medici, i sacerdoti, e… qualche ricco mercante. Come fu, come non fu, il 5 ottobre 1867, i Consiglieri Comunali si riunirono e decisero di istituire una Biblioteca Civica a Mesagne. Chiesero, perciò, l’assegnazione dei libri che una volta appartenevano ai soppressi Conventi. Una fitta corrispondenza, tra il Sindaco di allora e la Prefettura, ci informa che quest’ultima sollecitava il Comune affinché stanziasse nel Bilancio una somma adeguata, che doveva essere di almeno £.200 annue. Un anno dopo (1868), venivano effettivamente assegnati alla Biblioteca Comunale 2430 volumi, così provenienti: 1925 dall’ex-Convento Cappuccini, 338 dai Riformati, 167 dai Carmelitani. Si trattava, evidentemente, di libri classici ed ecclesiastici, la maggior parte scritti in latino; poco o niente utili all’alfabetizzazione della popolazione. Per fortuna, allora quei libri “di chiesa” non furono distrutti, ma – come vedremo – pochi ne sono sopravvissuti fino ai nostri tempi.

Poi, nel 1871 fu nominato il Bibliotecario, nella persona di Antonio Carluccio, canonico e nello stesso tempo insegnante nella scuola pubblica. Al suo fianco fu insediata una Commissione di Amministrazione, costituita dal medico Annibale Cavaliere, dall’avv. Antonio Profilo e dall’arch. Francesco Carluccio. A questa Commissione fu assegnato il compito di provvedere alla “scelta dei nuovi libri”. Non sappiamo quali libri scelsero; ma sappiamo che la prima sede della Biblioteca civica fu in via Albricci, dove è attualmente il Gal, che allora era la sede del Municipio. Vi rimase fino al 1883, quando fu deciso di spostarla al pianterreno dell’ex-Convento dei Celestini (attuale Municipio), lo stesso edificio dove (al primo piano) nel frattempo era stata collocata la scuola pubblica. Sembrava logico (e allora lo era) collocare le due Istituzioni culturali mesagnesi in locali contigui.

Il canonico Carluccio fu bibliotecario fino al 1890; poi seguirono Cosimo Martucci-Clavica (fino al 1892) e Alceste Capodieci (fino al 1894). Nel frattempo, la biblioteca era stata intitolata al famoso medico-filosofo Epifanio Ferdinando. Ma che cosa c’era in quella biblioteca? I registri di allora non si trovano, chissà dove sono stati dispersi; da una relazione statistica del 1894, fortunosamente sopravvissuta, risulta che la consistenza era la seguente:

Volumi stampati    635

Opuscoli rilegati in volumi       40

Pubblicazioni periodiche in italiano    2

Media annua lettori        200.

E i 2430 volumi dei soppressi Conventi? Non vengono menzionati affatto. Varie delibere, tra fine ‘800 e primi anni del ‘900, riferiscono delle condizioni disastrose in cui versava la biblioteca. Poiché giaceva in stato di “totale abbandono ed in completo disordine”, nel 1903 veniva nominato bibliotecario il sacerdote Luigi Perrucci; che fu sostituito, nel 1905, da Vincenzo Pappagallo. Nel 1867 si voleva costruire una Biblioteca per la Comunità – come abbiamo visto – ma una cosa erano le intenzioni, altra cosa fu la realtà dei fatti.

(1-continua)

Domenico Urgesi                                                              

(direttore della Biblioteca fino al 2010)

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