Presentato l'ultimo lavoro di Mario De Marco: Profili biografici di Massoni Salentini".
Mentre veniva pubblicata la relazione della Commissione Antimafia, Mario De Marco presentava il suo ultimo lavoro dal titolo “Profili biografici di Massoni Salentini”
con la dotta introduzione di Enzo Parlangeli, Domenico Valletta e di Alessandro La Porta, già direttore della Biblioteca Provinciale di Lecce “Nicola Bernardini”.
Il lavoro frutto di una ricerca che dura ormai da quaranta anni comincia con un excursus interessante segnalando i riti massonici, in particolare il simbolico, lo scozzese antico ed accettato, l’antico e primitivo di Menphis e Misraim, e quello di di York o dell’Arco Reale ed a seguire elenca tutte le logge storicamente presenti in provincia di Lecce.
Ancor prima di passare alla rassegna biografica degli aderenti si intrattiene sui personaggi che danno nome alle stesse logge come Giovanni Bovio, Tommaso Briganti, Giordano Bruno, Antonio De Curtis (Totò), Mozart, Mario Pagano, Giulio Cesare Vanini, e poi elenca 421 “fratelli” che sono passati dalle “officine” salentine, gran parte nel passato ma anche molti ancora oggi attivi.
Ovviamente Mario De Marco ha segnalato solo coloro muniti di “liberatoria” dalle famiglie e quelli che non hanno mai avuto problemi a dichiararsi “liberi muratori”, nonostante i tempi difficili che corrono e che cercano di realizzare, a loro modo di vedere, variegati obiettivi filantropici.
E scorrendo i nomi si ritrovano molti personaggi che hanno lasciato il segno nella penisola salentina come il garibaldino Cesare Braico, Nicola Bernardini, direttore della biblioteca provinciale di Lecce, il Maresciallo d’Italia Giovanni Messe, il medico Luigi Coluccia, il pittore Agesilao Flora, Giuseppe Granafei della famiglia marchesale di Sternatia, l’archeologo Luigi Maggiulli, lo speziale mesagnese Vincenzo Cavaliere, i patrioti Liborio Romano e Salvatore Morelli, i medici Vincenzo e Giuseppe Perrone, il professore Pasquale De Lorentiis ma anche persone che profondono il loro impegno massonico da oltre cinquanta anni come Antonio Tamborrino e Franz Retinò, ed ancora lo pneumologo Benedetto Degli Atti, Enzo Parlangeli, Franco Micalella.
A scorrere il testo ci si imbatte in un elenco veramente interessante di persone che hanno fatto parte o che professano “il libero pensiero”, affiliati che rappresentano tutti i ceti sociali, e che, in talune circostanze come nel ventennio fascista, hanno patito angherie della storia.
Il lavoro di Mario De Marco è stato possibile realizzarlo per aver avuto a disposizione circa seimila documenti massonici, piedilista, verbali, lettere provenienti da archivi privati gelosamente custoditi da eredi di massoni ed una collaborazione molto concreta e fitta di quasi tutti gli affiliati alle logge leccesi aderenti al Grande Oriente d’Italia.
E da quanto è dato sapere, il lavoro continua ed è già in cantiere la terza edizione dei profili biografici dei massoni salentini che sarà, con certezza, più ricca di nuovi nomi ma soprattutto di segnalazioni bibliografiche e documentaristiche. Sarebbe interessante, infatti, ove possibile coniugare i nominativi con riferimenti e segnalazioni di scritti, riviste, libri che hanno interessato il singolo massone perché potrebbe aprire nuovi spiragli e potenziali nuove informazioni.
Un altro tentativo importante sarebbe quello di allargare la ricerca maggiormente nelle provincie di Taranto e Brindisi (un tempo Terra d’Otranto), costituite rispettivamente nel 1923 e 1927, province che hanno un passato massonico non completamente esplorato nonostante alcuni contributi già presentati come il lavoro “La massoneria in Brindisi” a cura sempre di Mario De Marco.
In definitiva il testo dei “Profili biografici dei Massoni Salentini” pubblicato per i tipi delle Edizioni Grifo, giunto alla seconda edizione rafforza la conoscenza su associazioni e loro obbedienze che in questi ultimi tempi hanno interessato addirittura la Commissione Antimafia e che nell’immaginario collettivo producono serrate dialettiche e settoriali interpretazioni.
Giuseppe Giordano
Articolo apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 20.02.2018 pag. XXII