Recuperare e riscoprire il “Che”oggi. Una riflessione di Norma De Francesco.

Quando si attraversano i sentieri impervi di biografie importanti ed impegnative come quella di Ernesto Che Guevara, il rischio è la banalizzazione oppure un amarcord nostalgica per i pochi appassionati di sinistra.

 

Invece ciò che è avvenuto la sera del primo maggio presso la sede dell’Associazione Di Vittorio di Mesagne, è una occasione feconda ed importante da condividere, diffondere, amplificare. Una armonia perfetta di parole, testi, musiche, messaggi, suggestioni, emozioni fatti rivivere da armonie di voci, suoni e percussioni! Una narrazione soft e suggestiva che ha alternato testi, citazioni, poesie intenzionalmente ideati e raccolti ad evocare immagini, emozioni, ricordi, processi.

La sapienza testuale e compositiva di Maurizio Morello, coadiuvata da Giacomo Mercallo, Lisa Gargiulo e Roberto Coscia (tutti cantanti professionisti del Teatro San Carlo di Napoli), hanno fotografato la personalità poliedrica e complessa del Che, esaltandone dignità e valore.

Attraverso la narrazione delle tappe più significative della sua esistenza, si è ripercorsa la storia dell’America latina, terra tra le terre di soprusi e sfruttamenti. Dalla ricostruzione di quegli anni della sua breve ma significativa esistenza sono emersi valori, ideali ed obiettivi riproponibili ieri come oggi.

Chi era Ernesto Guevara, detto “El Che”? Un rivoluzionario, un intellettuale, uno scrittore, un avventuriero, un vagabondo, un romantico, un medico, un politico, uno scienziato, un padre … un filosofo, uno che prendeva la vita di petto…

Difficile definirne completamente i tratti: delinearne il perimetro vorrebbe dire arginarne i contorni, diminuirne la grandezza ed intensità della sua opera, di ciò che ci ha lasciato e di cui dovremmo fare tesoro.

Il “Che” con la sua vita ha incarnato gli ideali di giustizia sociale e di speranza di riscatto! Rinunciando a vivere “come un inquilino” su questa Terra e facendo della libertà, dell’emancipazione la forma più alta di partecipazione anche armata, ha coniugato una spiccata sensibilità interiore ed un altruismo laico che lo portava a considerare ogni ingiustizia fatta agli altri come propria.

Insofferente, nei confronti delle ingiustizie del mondo, ha saputo incarnare gli ideali di una gioventù che si è fatto strada ed è progredita! Come si colloca la figura del “Che” nell’epoca delle passioni tristi dove l’individualismo e la tecnocrazia prevale sul pensiero e sugli ideali?

A 50 anni dalla sua scomparsa rivivono ancora le idealità, le contraddizioni ed i dubbi dell’uomo moderno nella fase del post-idealismo e della società complessa. Questo mito indomito possa consegnare alle nuove generazioni non solo un’icona da indossare sulla maglietta ma un invito alla partecipazione ed all’azione.

E se per una sola sera il suo ricordo e le melodie ci hanno fatto sognare, a noi rimane il dovere della memoria considerata come impegno sociale … “senza mai perdere la tenerezza”!

Norma De Francesco

direttivo Associazione Di Vittorio

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