E’ in vendita il libro “Nienti pi nienti voto a Chimienti” di Vittorio Bruno Stamerra e Tonia Marzo
Il primo fu Cesare Braico, medico e garibaldino reduce dell’impresa dei Mille, ad essere eletto deputato nel collegio di Brindisi nel Parlamento di Torino
del neo costituito Regno d’Italia. E dopo di lui, ben sedici, tra deputati e senatori brindisini o di origine brindisina, occuparono gli scranni parlamentari nel periodo che va dal 1861 al 1946. Alla proclamazione della Repubblica anche il sistema elettorale cambiò e l’accesso al Parlamento venne regolato in maniera diversa secondo lo spirito della democrazia.
Questo e tanto altro si scopre nell’ultima ricerca di Vittorio Bruno Stamerra e Tonia Marzo sui parlamentari brindisini dall’Unità d’Italia al 4 marzo 2018, nelle librerie e nelle migliori edicole (Hobos Edizioni, €12), con il titolo “Nienti pi nienti voto a Chimienti – i brindisini in Parlamento dall’Unità d’Italia ai giorni nostri”, con prefazione del prof. Nicola Colonna dell’Università di Bari.
Il titolo del libro si richiama ad un vecchio slogan dei brindisini a fine Ottocento quando, stanchi di essere rappresentati in Parlamento da uomini legati al vecchio sistema del padronato latifondista che per altro non viveva neanche in città, pensarono bene di candidare ed eleggere alla Camera Pietro Chimienti, un giovane e brillante docente universitario di diritto. Il neo deputato non solo interpretò con successo le aspirazioni di una città che con gli intensi traffici portuali e la produzione vitivinicola viveva un periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali, ma nel suo ultraventennale percorso politico divenne anche sottosegretario e ministro. E brindisino fu anche il primo, ed unico, deputato socialista espresso dal Salento (che all’epoca comprendeva anche le province di Brindisi e Taranto), quel Felice Assennato, padre di quel Mario Assennato, eletto deputato a Bari poi nel 1948.
All’Assemblea Costituente nel 1946 la provincia di Brindisi, contrariamente a quello che si ritiene, ebbe ben quattro rappresentanti. Oltre al democristiano Italo Giulio Caiati, al Parlamento incaricato anche di scrivere la nuova Costituzione, furono eletti anche l’ostunese Giuseppe Ayroldi Carissimo e i fratelli Pasquale e Nicola Lagravinese di Cisternino, entrambi monarchici dell’Uomo Qualunque. Con l’avvento della Repubblica anche le donne furono ammesse al voto e la prima brindisina eletta in Parlamento, una rarità per l’epoca, fu la fasanese Maria Bianchi in Chieco, eletta nel 1953 per il partito monarchico nel collegio di Bari. In tutto le brindisine che hanno ricevuto la “medaglietta” (come comunemente si chiama la particolare tessera di riconoscimento dei parlamentari) sono state dieci, qualcuna anche transitata sia per Montecitorio che per Palazzo Madama.
L’elenco comprende sia i brindisini eletti nei collegi (Camera e Senato) della provincia di Brindisi, sia quelli nati nella nostra provincia ma che sono giunti in Parlamento nelle città in cui si sono trasferiti per scelta o ragioni di lavoro e che hanno conservato un forte legame con la terra d’origine. E’ il caso della “romana” Micaela Campana i cui genitori vivono a Mesagne, o della latianese Sbrollini, per non parlare del brindisino di Milano Ciccio Colucci.
La ricerca di Marzo e Stamerra comprende anche i tre parlamentari europei brindisini (De Castro, Mennitti e Trizza) ma, sottolineano gli autori, non è la biografia dei personaggi citati, alcuni dei quali hanno avuto un ruolo fondamentale per la realtà della provincia di Brindisi, ma solo una significativa testimonianza della loro esperienza parlamentare.
COMUNICATO STAMPA HOBOS Edizioni