Mercoledì 19 si presenta il libro “Nienti pi nienti voto a Chimienti” di V.B. Stamerra e T. Marzo

Il primo fu Cesare Braico, medico e garibaldino reduce dell’impresa dei Mille,

ad essere eletto deputato nel collegio di Brindisi nel Parlamento di Torino del neo costituito Regno d’Italia. E dopo di lui, ben sedici, tra deputati e senatori brindisini o di origine brindisina, occuparono gli scranni parlamentari nel periodo che va dal 1861 al 1946. Alla proclamazione della Repubblica anche il sistema elettorale cambiò e l’accesso al Parlamento venne regolato in maniera diversa secondo lo spirito della democrazia.

Questo e tanto altro si scopre nell’ultima ricerca di Vittorio Bruno Stamerra e Tonia Marzo sui parlamentari brindisini dall’Unità d’Italia al 4 marzo 2018, da qualche settimana nelle librerie e nelle migliori edicole (Hobos Edizioni, €12), con il titolo “Nienti pi nienti voto a Chimienti – i brindisini in Parlamento dall’Unità d’Italia ai giorni nostri”, con prefazione del prof. Nicola Colonna dell’Università di Bari.

Il titolo del libro si richiama ad un vecchio slogan dei brindisini a fine Ottocento quando, stanchi di essere rappresentati in Parlamento da uomini legati al vecchio sistema del padronato latifondista che per altro non viveva neanche in città, pensarono bene di candidare ed eleggere alla Camera Pietro Chimienti, un giovane e brillante docente universitario di diritto. Il neo deputato non solo interpretò con successo le aspirazioni di una città che con gli intensi traffici portuali e la produzione vitivinicola viveva un periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali, ma nel suo ultraventennale percorso politico divenne anche sottosegretario e ministro. E brindisino fu anche il primo, ed unico, deputato socialista espresso dal Salento (che all’epoca comprendeva anche le province di Brindisi e Taranto), quel Felice Assennato, padre di Mario Assennato, eletto deputato a Bari poi nel 1948.

All’Assemblea Costituente nel 1946 la provincia di Brindisi, contrariamente a quello che si ritiene, ebbe ben quattro rappresentanti. Oltre al democristiano Italo Giulio Caiati, al Parlamento che doveva scrivere la nuova Costituzione, furono eletti anche l’ostunese Giuseppe Ayroldi Carissimo e i fratelli Pasquale e Nicola Lagravinese di Cisternino, tutti e tre monarchici e dell’Uomo Qualunque. Con l’avvento della Repubblica anche le donne furono ammesse al voto e a far parte del Parlamento. La prima brindisina eletta alla Camera dei Deputati, una rarità per l’epoca, fu la fasanese Maria Bianchi in Chieco, eletta nel 1953 per il partito monarchico nel collegio di Bari. In tutto le brindisine che hanno ricevuto la “medaglietta” (come comunemente si chiama la particolare tessera di riconoscimento dei parlamentari) sono state dieci, qualcuna anche transitata da Montecitorio a Palazzo Madama.

La ricerca di Marzo e Bruno Stamerra comprende sia gli eletti (Camera e Senato) della provincia di Brindisi, sia quelli nati nella nostra provincia ma che sono giunti in Parlamento nelle città in cui si sono trasferiti per scelta o ragioni di lavoro e che hanno conservato un forte legame con la terra d’origine. E’ il caso, ad esempio, della “romana” Micaela Campana la cui famiglia di origine vive a Mesagne, o della latianese Sbrollini, per non parlare del brindisino di Milano Ciccio Colucci. La ricerca comprende anche la scheda dei tre brindisini (De Castro, Mennitti e Trizza) eletti al Parlamento Europeo.

Marzo e Bruno Stamerra sottolineano però che non hanno scritto la biografia dei personaggi citati, alcuni dei quali hanno pure avuto un ruolo da protagonista nella storia della provincia di Brindisi e nel più generale contesto politico nazionale, ma solo offrire una significativa testimonianza della loro esperienza parlamentare, il tempio della democrazia.

Il libro sarà presentato ufficialmente, a cura del Polo BiblioMuseale di Brindisi, mercoledì 19 settembre prossimo, con inizio alle ore 18.30, nel chiostro del Museo Archeologico “F. Ribrezzo” in piazza Duomo, dal prof. Nicola Colonna, dell’Università di Bari che ha curato la prefazione della ricerca, e dal prof. Antonio Caputo, della Società di Storia Patria della Puglia. Saranno presenti gli autori.

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