Che fine ha fatto la Biblioteca di Mesagne!? (di Domenico Urgesi)
L’on. Aresta aveva lanciato un appello ai cittadini e amministratori mesagnesi. Avevo accolto l’invito e svolto alcune considerazioni; ma pare che siano tutti “in altre faccende affaccendati”.
Nell’attesa che l’on. Aresta, ma anche gli altri partiti, ci facciano sapere quale futuro hanno in mente per Mesagne, provo a fare qualche riflessione su un aspetto della vita cittadina che penso di conoscere abbastanza da potermi esprimere con cognizione di causa.
Sulla Biblioteca di Mesagne avevo scritto una breve storia, maturata in un convegno svolto a Mesagne nel 1998 (Le biblioteche pubbliche non governative in Terra d'Otranto); poi l’ho riassunta in alcune puntate apparse su questo giornale online. A coloro che volessero informarsi sulle “puntate precedenti”, mi permetto di suggerirgli di cercarle nell’apposito motore di ricerca.
Oggi vorrei rammentare un opuscolo pieghevole, agile e pratico, che fu distribuito nel 2010, dall’Amm.ne Comunale, in occasione dei 25 anni della ricostituita Biblioteca di Mesagne. Per cominciare, vi è scritto che:
“La biblioteca è un servizio pubblico di base che appartiene alla comunità. … concorre a garantire il diritto dei cittadini ad accedere liberamente alla cultura, all’informazione, …, alle espressioni del pensiero e della creatività umana quali fondamenti della società civile e della convivenza democratica, secondo quanto previsto dalla Costituzione italiana e dal manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche. La biblioteca pubblica sostiene la formazione per tutto l’arco della vita, costituisce un punto di riferimento per le diversità culturali e allo stesso tempo valorizza le peculiarità storiche, etniche e geografiche della realtà locale”.
Vorrei evidenziare alcuni concetti-chiave: 1-la Biblioteca è un servizio di comunità. 2-è una palestra di democrazia. 3-serve per la formazione continua, nell’arco della vita. 4-valorizza la cultura locale.
Fu realizzato tutto ciò? E come? Fino a tutto il primo decennio degli anni ‘2000, la biblioteca era aperta al pubblico per almeno 36 ore settimanali, disponeva di 80 periodici correnti, molti dei quali provenivano da donazioni e/o scambi con altri istituti culturali nazionali ed internazionali, c’erano almeno 6 quotidiani (quattro nazionali e due locali, di tutte le correnti politiche). Era un piacere vedere giovani e anziani al tavolo e agli scaffali dei giornali.
Con Fondi Europei, all’inizio del 2.000, era stata realizzata una mediateca, in un’apposita saletta dotata di postazioni computerizzate e televisive. Ricordo la corsa che i ragazzi del centro storico facevano, all’apertura delle 15:00, per accaparrarsi le tre postazioni informatiche; erano i primi anni dei pc, e per quei ragazzi un pc gratis era una bella soddisfazione; per gli addetti al servizio, invece, era un impegno in più, perché bisognava educare i ragazzi ad un corretto uso dello strumento; e fu svolto con successo.
La biblioteca era ri-nata, nel 1985, con appena 5.000 volumi, la gran parte vecchi e malandati. Dopo 25 anni, il patrimonio bibliografico assommava a oltre 40.000 libri, opuscoli e riviste, cd, dvd, quasi tutti catalogati e facilmente rintracciabili. Per contenere tutto questo patrimonio fu realizzata, sempre con fondi europei, una serie di scaffali compattabili, sulla falsariga dell’ esperienza delle più grandi biblioteche (nonché archivi) nazionali.
Per la ricerca bibliografica, gli utenti disponevano di un catalogo cartaceo, presente all’ingresso, e di una postazione informatica, all’interno. Una piccola sezione per ragazzi si era cominciata a formare, anche con alcune donazioni ed acquisti mirati di letteratura per l’infanzia, compresi audio-libri.
Il patrimonio più importante posseduto dalla biblioteca di Mesagne non è costituito (parlo al tempo presente, perché non penso che possa essere sparito) solo dalla ricchezza del fondo antico, di cui fanno parte le opere dei più illustri autori mesagnesi, fra i quali Epifanio Ferdinando, e Maia Materdona, Francesco Muscogiuri. Il patrimonio più importante, perché testimonia il legame dei mesagnesi con la propria biblioteca è costituito dalle donazioni ricevute nei 25 anni dal 1985 al 2010, molte delle quali meritano di essere valorizzate, per il contenuto culturale, umano, artistico, poetico, politico, sindacale.
Sorvolando sulle donazioni minori, tra cui quella dei compianti Francesco Del Sordo, Spartaco Colelli e don Francesco Campana, ne elenco alcune:
-la donazione Francesco Bardicchia, comprendente oltre 5.000 carte e 12 quaderni di appunti e vocaboli dialettali, nonché i premi ed i cimeli conseguiti dal poeta mesagnese nella sua carriera. Era sistemata all’ingresso del primo piano, in uno scaffale a vista. Che fine ha fatto?
-il fondo Francesco Muscogiuri, donato dalla Scuola elementare “Carducci”. Era sistemato nel corridoio d’ingresso alla sala-lettura del primo piano. Che fine ha fatto?
-il fondo Antonio Scalera, con testi prevalentemente di argomento pedagogico, destinato ad essere continuamente aggiornato. Che fine ha fatto?
-la donazione Enzo Zuffianò: decine di volumi delle leggi e Codici d’Italia. Stava in sala lettura. Che fine ha fatto?
-la donazione Aquino Spagnuolo: varie centinaia di volumi. Che fine ha fatto?
- la donazione fatta dalla Società Operaia: testi e riviste ottocentesche e primo Novecento. Era stata inventariata, e sistemata in appositi scaffali in una stanza che affaccia a piazza Del Balzo Orsini. Che fine ha fatto?
- la donazione Costantino Fantasia, costituita da oltre 12000 fotografie relative alle antiche masserie site nel territorio mesagnese, oltre che a numerosi monumenti della città di Mesagne e dintorni. Anch’essa fu sistemata in appositi scaffali in una stanza che affaccia a piazza Del Balzo Orsini. Che fine ha fatto?
E, a testimoniare i legami che erano stati stretti anche con le realtà culturali forestiere, ci sono le donazioni venute da fuori Mesagne:
-il fondo Mario Marti, già rettore dell’Università di Lecce. Che fine ha fatto?
-la donazione Francesco Ragione: discorsi, appunti e documenti dell’Arciprete don Daniele Cavaliere. Che fine ha fatto?
Infine, le donazioni Calvelli, Verze, Zofra e Castrignanò: una quantità di documenti insostituibili per la storia sociale, politica e sindacale dell’insediamento industriale nel territorio brindisino. Che fine hanno fatto? Molte di queste donazioni erano poste a vista, in sala lettura, proprio per rendere evidente a chiunque si affacciasse, anche per un sola volta in biblioteca, la vastità dei legami che questa biblioteca aveva; e per non lasciarli ammuffire in scaffali chiusi, o addirittura in scatole di cartone o, peggio, in cassette di plastica.
E perché era stato realizzato tutto ciò, e proprio in quella maniera? Perché la biblioteca di Mesagne aveva una propria identità che le riveniva dal rapporto stretto, in vari decenni, con la comunità mesagnese. Su questo mi soffermerò nella prossima puntata.
Ma una cosa voglio evidenziare, a futura memoria: questa era la Biblioteca di Mesagne. Per il futuro, nulla si sa; aspettiamo di sapere qualcosa di più del progetto “Community library”; queste due parole non sono parole mie, vengono da un’impostazione culturale che affonda le radici nella sudditanza alle mode americaniste di buona parte delle élites culturali italiane. Ma, pur lasciando stare questo discorso di metodo “linguistico”, al di là delle parole, sarebbe necessario che la comunità mesagnese sapesse in che cosa consiste la biblioteca che sarà. Qual è il concetto di Biblioteca che verrà realizzato? Purtroppo, da quasi un anno, questo progetto è sparito dai radar. (1-continua)