Che fine ha fatto la Biblioteca Comunale di Mesagne!? –terza puntata– (di Domenico Urgesi)
Nelle due puntate precedenti abbiamo esaminato, a grandi linee, l’evoluzione della Biblioteca di Mesagne nei suoi 150 anni di vita, fino all’attuale situazione che prelude ad una nuova fantomatica “community library”.
La biblioteca “comunale”, come risulta anche dal pieghevole distribuito nel 2010, forniva i servizi promozionali della lettura ad un pubblico che andava dall’infanzia alla vecchiaia (“nell’arco della vita”); inoltre, aveva creato un pubblico che la seguiva nelle attività rivolte alla crescita culturale della comunità mesagnese, nelle sue varie espressioni. Essa era un Istituto che aveva una identità “comunale”, una visione del presente e del futuro, con lo scopo (peraltro sancito dallo Statuto e dal Regolamento) di promuovere il bene comune, nel proprio specifico ambito. Era, per questo, una palestra di partecipazione democratica e di pluralismo. La sua attività si inseriva, a tutto tondo, nel perseguito e ritrovato senso di comunità degli anni a cavallo tra vecchio e nuovo secolo. E proprio per questi motivi, se è lecito usare una metafora significativa, aveva un’anima: nel senso che spesso trasmetteva emozioni, empatie, comprensione. Tutto questo è testimoniato dalle molte decine di video-cassette [a proposito, che fine ha fatto la videoteca?] che filmavano le attività realizzate con le scuole, con i cittadini, con gli studiosi di storia, di diritto, di sociologia, di politica. Non era, certamente, un organismo perfetto; mancava la continuità operativa, per carenza di personale, di mezzi, di bilancio. Per migliorarla, bisognava agire su questi tre elementi.
Ora stiamo vivendo un nuovo periodo di sbandamento del senso di comunità, non solo a livello nazionale, ma soprattutto a livello locale: basta scorrere la cronaca quotidiana. Nella prima comunità (la famiglia), come negli altri lembi di comunità, stanno avvenendo cose barbare: ieri nel capo di Lecce, avantieri a Mesagne, oggi a Taranto; e così via. Siamo quindi di fronte al dissolvimento della “comunità”. È oltremodo necessario intervenire in tutti i modi, e con tutti i mezzi, per porre un argine al degrado e alla barbarie incombente. La “community library” se li è posti questi obiettivi? Quale sia la sua definizione non è dato sapere; ad oggi esistono due delibere, che vi avevo suggerito di leggere; ora, comunque ve le commento.
La Delibera n.210 (di Giunta) del 19 ottobre 2017 non fa altro che aderire al bando regionale “Smart-in Puglia” [che perla linguistica!], consistente nella famosa “Community library-Biblioteca di Comunità: essenza di territorio, innovazione, comprensione nel segno del libro e della conoscenza”. Tale delibera prende atto di tale pomposo titolo e, quindi, delle conseguenti prescrizioni regionali:
«I progetti finanziabili con il suddetto avviso devono qualificare le biblioteche (con particolare riguardo alle biblioteche centrali e dipartimentali universitarie pubbliche ed alle biblioteche scolastiche pubbliche e comunali) attraverso l’allestimento di spazi idonei e l’acquisizione di strumentazioni e tecnologie avanzate, per innovare ed incrementare in modo permanente l’offerta di nuovi prodotti e servizi di fruizione culturale pubblica;
- I progetti in questione, inoltre, dovranno caratterizzarsi per l’adozione di modelli di gestione sostenibili ed innovativi, basati anche sul coinvolgimento di istituzioni culturali e scientifiche, associazioni culturali ed altri partner rilevanti nei campi dell’innovazione, della cultura e del territorio;»
È evidente che, il 19 ottobre 2017, siamo alle prime mosse; vengono elencate delle finalità tecniche, senza una visione di comunità; manca proprio la base del progetto, la comunità. Verrà dopo?
Questa delibera si conclude con la decisione, della Giunta Comunale, di partecipare al detto progetto in forma associata con i Comuni facenti parte del «SAC “L’APPIA DEI MESSAPI”, ossia Sandonaci, Torre Santa Susanna, Villa Castelli, aderendo all’intervento “RETE DELLE BIBLIOTECHE DI COMUNITÀ DELLA TERRA DEI MESSAPI” con capofila il Comune di Mesagne».
Fin qui, tanti bei propositi, esposti in burocratese, ripresi dal bando regionale e opportunamente riproposti.
Contestualmente, presso la biblioteca di Mesagne si sono svolti vari incontri con enti ed associazioni.
Infine, il 9 novembre del 2017 veniva approvata la Delibera (di Giunta) n.221, che recepiva i risultati degli incontri e della progettazione tecnica. Risulta, da tale delibera, che fu emanato un
«avviso pubblico per manifestazioni di interesse rivolto alle associazioni culturali, alle istituzioni culturali e scientifiche ed a tutti i partner rilevanti nei campi dell’innovazione e della cultura, a seguito del quale sono pervenute n. 22 proposte operative da inserire nel progetto “Rete delle Biblioteche di Comunità della Terra dei Messapi” ed alcune di queste proposte, in particolare, sono state oggetto di specifici accordi di partenariato mediante la sottoscrizione di specifici protocolli d’intesa».
Sarebbe oltremodo interessante, per la Comunità mesagnese, conoscere queste 22 proposte, nonché quelle particolari sottoposte a specifici protocolli d’intesa. Se ho capito bene, la Biblioteca di Comunità sarà il risultato di queste 22 proposte, alcune delle quali particolari. Che ci siano state 22 proposte, che alcune siano degne di particolare attenzione mi sembra una buona cosa, dal punto di vista del coinvolgimento; ma non sarebbe utile conoscerle? Non sarebbe utile sapere in base a quali criteri siano state prescelte? Sono state approvate tutte e 22? Non ne è stata esclusa nessuna? E come si pensa di coordinarle con l’imponente patrimonio storico della biblioteca? A distanza di un anno, non se ne sa nulla, forse non lo sanno neanche i diretti interessati.
In detta delibera n.221 è contenuto anche uno specchietto complessivo, dal quale si rilevano i nomi degli interventi relativi alle 4 biblioteche coinvolte. Per Mesagne, si rileva che il nome dell’intervento è: Riqualificazione della casa delle storie. Oh! Bella questa! Con grande meraviglia ho proseguito la lettura del documento, alla ricerca della “casa delle storie”. Immaginavo di trovare il significato di questa espressione. Macché, non si dice nient’altro: la “casa delle storie” pare un enigma!
E la riqualificazione? Riqualificazione significa che una cosa c’è già, ha perso qualità, e bisogna “riqualificarla”. Ma dove stava una casa delle storie? E che cosa è una casa delle storie? Di quali storie si tratta?
Nulla si dice delle 22 proposte, nulla si dice della “casa delle storie”. Non è strano, per una Amministrazione, guidata da un Sindaco (voce critica delle Amm.ni di sinistra a cavallo del secolo) che aveva fatto della trasparenza uno dei suoi cavalli di battaglia? Si potrebbe obiettare che il sindaco è in minoranza, solo uno su 5 (componenti della Giunta Comunale). Sorprende, però che su questa faccenda tacciano anche i Consiglieri Comunali: sono 16, alcuni dei quali di “lungo corso”. Non parliamo, poi, del nascente pentastellismo: abbiamo visto che è “in tutt’altre faccende affaccendato”.
Poche righe più sotto, la delibera n.221 dice che il progetto, per Mesagne, ha anche il nome di
“Lavori di manutenzione straordinaria per la riqualificazione morfologico-funzionale della Biblioteca U. Granafei”.
Immagino si faccia riferimento sempre alla indefinita “casa delle storie”. Vi si legge anche che il progetto esecutivo contiene 29 elaborati “trattenuti in atti presso il Servizio Urbanistica”, ma qui vengono soltanto elencati. In detto elenco, in un insieme di voci tecniche relative a lavori di varia impiantistica, emerge un dato significativo al n.5, dove si legge:
tav.5 a-Progetto demolizioni e rimozioni. E poi, a seguire:
tav. 10 a-Arredi piano terra, e tav. 11 a-Arredi primo piano.
Ora è chiaro, almeno così sembra: la biblioteca di Comunità sarà la “Casa delle storie” derivante dalle demolizioni e rimozioni ed infine da nuovi arredi a piano terra e nuovi arredi al primo piano.
Questo dal punto di vista strettamente tecnico-urbanistico-architettonico è chiaro (se non ho compreso male).
E dal punto di vista della qualificazione, o riqualificazione, del patrimonio imponente che ho elencato, seppur sommariamente, nelle prime due puntate di questa “storia”? Ossia, dal punto di vista della tecnica biblioteconomica? La grande assente è la biblioteconomia.
Che cos’è la biblioteconomia? Detto in breve, è la disciplina che si occupa dell’organismo-biblioteca in funzione degli scopi sociali, educativi e formativi che si vogliono ottenere, in funzione cioè dei cittadini-utenti. Come la medicina, che si occupa dell’organismo umano per conseguirne il benessere o prevenirne la malattia, in funzione del cittadino-paziente. Così come non ha senso una medicina senza il paziente, non ha senso una biblioteca senza il cittadino.
Ho letto il resto della delibera, ma non c’è niente sul rapporto fra biblioteca e cittadino; ci sono un sacco di cifre, sulle quali non discuto: la matematica non è un’opinione; e sicuramente, chi ha fatto i conti, la conosce molto bene. Da queste cifre risulta che la “Riqualificazione morfologico-funzionale della biblioteca di Mesagne” costerà 754.000 euro (in gran parte Fondi europei). Una opportunità finanziaria che la Biblioteca di Mesagne non ha mai avuto nei suoi ultimi 30 anni di vita. E che si potrebbe utilizzare per attrezzare una sede più ampia ed accogliente di quella di piazza IV novembre (ce ne sono), sia dal punto di vista spaziale (morfologico-funzionale) che, soprattutto, da quello dei valori umani e sociali.
A questi bisogna aggiungere altri 700.000 euro (in gran parte Fondi europei) per “Innovazione dei servizi culturali della rete delle biblioteche di comunità comprensiva dei Comuni di Mesagne-Sandonaci, Torre S. Susanna, Villa Castelli”, ecc.
Ciò che non è chiaro, e non è scritto nella delibera in questione, è: che cosa sarà demolito? Che cosa sarà rimosso? A che cosa serviranno i nuovi arredi?
Insomma, che anima avrà la nuova biblioteca? Qual è il principio motore di questa “Innovazione”? In altri tempi, esso doveva essere dichiarato all’inizio, ma qui non lo si trova neanche per sbaglio. Come se bastasse una parola magica: Innovazione (oppure rottamazione). Stiamo assistendo ad una ubriacatura nazionale fondata su questa parola magica (innovazione, o rottamazione). Anche a Mesagne, in linea con i tempi. Dimenticando il giusto equilibrio fra tradizione ed innovazione, equilibrio caro a chi vuol rafforzare una “comunità”, non rottamarla. Equilibrio che era stato alla base del modello culturale del “rinascimento mesagnese”, al quale diedero un notevole contributo le attività ed i servizi culturali.
Alla fin fine, tutto lo strombazzamento della “biblioteca di comunità” a cosa condurrà? Ad uno smantellamento e ad una nuova ricostruzione impiantistica? E all’acquisto di nuovi arredi?
Con la passata Amm.ne si è man mano stravolta la mediateca, l’emeroteca, la sala conferenze, le donazioni, ecc. Si è distrutta la comunità dei lettori e degli appassionati di storia mesagnese che ruotavano attorno alla Biblioteca e al Museo. Ora si smantellerà tutto il resto? Nulla di nuovo sotto il sole. I soldi pubblici quasi sempre stati usati per fare e disfare. Il principio motore di tutto, salvo rare occasioni, è sempre stato “far girare i soldi”, senza un principio di progettualità sociale e comunitaria. Dispiace che ciò stia avvenendo anche in questo caso, ad opera di un’Amministrazione che si proponeva alti principi morali, sociali, culturali, fondati su una visione comunitaria. Sarà utilizzata questa opportunità finanziaria per il recupero della comunità dei lettori e degli appassionati di storia mesagnese? Per aiutare la ricostruzione delle coscienze, non solo delle pietre?
Perciò, non capisco, e chiedo ancora una volta:
-che fine faranno i libri, il fondo antico, l’emeroteca antica, la videoteca, e gli altri strumenti di cultura che hanno contribuito alla formazione di varie generazioni di mesagnesi?
-che fine farà la donazione Bardicchia?
-che fine farà il fondo Marti?
-e il fondo Francesco Muscogiuri?
-e la donazione Enzo Zuffianò?
-e la donazione Aquino Spagnuolo?
-e il fondo Antonio Scalera?
-e la donazione Società Operaia?
-e la donazione Costantino Fantasia?
-e la donazione Francesco Ragione?
-e le donazioni Calvelli, Pio Verze, Carmelo Zofra e Emanuele Castrignanò?
-e le donazioni Francesco Del Sordo, Spartaco Colelli e don Francesco Campana?
-e le donazioni Enzo Poci e Nando Fasano?
Saranno rottamati???
Il discorso non finisce qui; ci sarebbe da domandarsi che fine farà il Sistema bibliotecario provinciale, col suo patrimonio di professionalità, attrezzature, ecc.; ma, per ora mi fermo qui, sperando di aver dato un (piccolo) contributo alla ricerca di un rinnovato senso di comunità o, almeno, di aver lanciato un sasso nello stagno. Oppure no?
Domenico Urgesi
Post Scriptum: corre voce che gli scaffali compattabili saranno spostati dal primo piano al pianterreno; se fosse vero, vorrei rammentare a chi di dovere: 1-che quelle attrezzature furono realizzate con fondi europei, regolarmente rendicontati. 2-che il pianterreno poggia sul vuoto, anzi sull’acqua.