La Puglia, il Salento, Brindisi e la Grande Guerra
se ne parla il 20 Novembre al Palumbo e al Grande Albergo Internazionale
Nell’immaginario collettivo la Grande Guerra si identifica solitamente con trincee, fango e montagne. Sono stati ben 6 milioni, infatti, i soldati del Regio Esercito mobilitati durante il conflitto e circa 600 mila i caduti. Il ruolo della Regia Marina è spesso correlato alla rievocazione di singoli episodi come l’affondamento delle corazzate Wien e Santo Stefanoa opera di Luigi Rizzo, l’affondamento della corazzata Viribus Unitis, il salvataggio dell’esercito serbo condotto dal duca degli Abruzzi, la beffa di Buccari o le imprese di Nazario Sauro. Questa percezione è assai diffusa ma oscura il fatto essenziale che la prima guerra mondiale sia stata combattuta anche sul mare e che, grazie alla Marina e ai suoi 3 mila marinai caduti, la vittoria sia stata alla fine conseguita. Nel corso della Grande Guerra Brindisi ha svolto un ruolo rilevantissimo. Spesso s’è dimenticato chele operazioni del giugno 1918, culminate con la battaglia del Solstizio, ebbero anche una parte navale. In quel mese il comandante della flotta imperial-regia in Adriatico, l’ungherese conte Miklos Horthy von Nagybànya, aveva preparato un piano dettagliato per mettere fuori combattimento la flotta italiana quasi contemporaneamente all’offensiva terrestre e coordinata con essa.
L’azione aveva uno scopo strategico assai importante: mettendo fuori combattimento la Regia Marina si sarebbero effettuati sbarchi a tergo dello schieramento italiano, che in caso di successo dell’offensiva terrestre sarebbe dovuto essere arretrato alla linea Mincio-Po-Delta del Po. L’unica base navale italiana nell’alto Adriatico era Venezia; in caso di crollo del fronte la Regia Marina avrebbe potuto contare solo sulla base di Brindisi.
Secondo i piani di Horthy un gruppo d’assalto composto da due esploratori e quattro cacciatorpediniere avrebbe assalito di sorpresa lo sbarramento di Otranto; altri due esploratori e quattro torpediniere avrebbero bombardato Otranto. Si sarebbe così attirata la flotta italiana fuori dal porto di Brindisi, rendendo possibile l’intercettarla e farla affondare dalle corazzate imperiali. L’8 giugno le corazzate fecero rotta da Pola su Cattaro per poi procedere verso il basso Adriatico. Davanti a Premuda le navi imperiali furono intercettate dal MAS 15, comandato da Luigi Rizzo, col sezionario MAS 21 del guardiamarina Giuseppe Aonzo. Rizzo aspettò che la capofila la Szent Istvan arrivasse a trecento metri, e sganciò due siluri dalle tenaglie laterali; il siluro di destra colpì la nave tra la prima e la seconda ciminiera, quello di sinistra tra la seconda ciminiera e la poppa. La Szent Istvan affondò rapidamente, e l’ammiraglio Horthy decise di abbandonare l’operazione partita tanto ambiziosamente; la squadra imperiale ritornò nei porti di partenza per non riprendere mai più il mare.
Nella Grande Guerra, le ostilità terminarono in Italia il 4 novembre 1918. Quella data oggi s’identifica con lafesta dell’unità nazionale e giornata delle Forze armate. Opinione prevalente all’estero era che lo sforzo militare italiano fosse stato non essenziale ai fini della vittoria finale. Di ciò il Comando supremo italiano era consapevole già nei giorni stessi dell’armistizio, come risulta dal messaggio che il generale Armando Diaz inviò il 4 novembre 1918 al presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando: «Vi sono tentativi di svalutazione dei risultati della nostra vittoria». Anche per l’ignoranza delle opere in lingua italiana, tale pregiudizio è rimasto poi in gran parte della storiografia straniera, compresa la migliore, che ricorda più facilmente la sconfitta di Caporetto della vittoria di Vittorio Veneto. La battaglia di Vittorio Veneto fu combattuta tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918. Dall’estate gli alleati sollecitavano un’offensiva sul nostro fronte e il presidente del Consiglio Orlando incalzò Diaz perché attaccasse, dichiarando di preferire «all’inazione la sconfitta» e ventilandone la sostituzione con il generale Gaetano Giardino. L’ordine definitivo delle operazioni fu comunicato il 21 ottobre. Si fronteggiavano circa un milione di uomini da entrambe le parti: 58 divisioni di fanteria austro-ungariche con 7.000 pezzi d’artiglieria, contro 4 divisioni di cavalleria e 57 di fanteria dell’Intesa con 7.700 pezzi di artiglieria. Prima ad attaccare nella zona del Monte Grappa, all’alba del 24 ottobre, fu la 4a Armata del generale Giardino che incontrò la tenace resistenza del nemico. Nel frattempo da Vienna l’imperatore Carlo aveva chiesto al presidente americano Wilson un armistizio e una pace separata. Mentre le truppe di prima linea si battevano ancora tenacemente, nelle retrovie si registravano defezioni e ammutinamenti dei reparti non austriaci. Un ufficiale italiano descrisse la difesa austriaca come «un budino con crosta» (una crème brûlée), rotta la quale si incontrava poca resistenza. A metà del 30 ottobre gli italiani entrarono a Vittorio Veneto. Il 1° novembre tra i generali Viktor Weber von Webenau e Pietro Badoglio, Sottocapo di Stato Maggiore, iniziarono le trattative di armistizio, fu firmato a Padova nella villa Giusti del Giardinoalle 18.20 del 3, con effetto dalle 15 del giorno successivo. Il 3 erano state conquistate le città «irredente», Trento e Trieste, senza incontrare resistenza. Si può senz’altro ammettere che il cedimento austriaco fu dovuto più a cause interne politiche, la crisi dello stato multinazionale, ed economiche, la grave penuria di generi alimentari, che a una brillante strategia militare italiana. Tuttavia ciò non può portare a sminuire la vittoria; il regno d’Italia dimostrò di saper risorgere da una grave sconfitta, resistere e passare al contrattacco fino alla vittoria.
Organizzazione: Rotary Club Brindisi, Brigata Amatori Storia e Arte. Sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, Società Storica di Terra d’Otranto. Lecce, Istituto “Ettore Palumbo”. Brindisi
Patrocinio: Prefettura di Brindisi, Marina Militare Italiana (Brigata MarinaSan Marco)
Adesione: AssoArma, Brindisi
Sponsor: Grande Internazionale, Brindisi
Martedì 20 novembre. Inizio ore 11.00
Auditorium del liceo “Ettore Palumbo”
Indirizzi di saluto: Dr. Serena Oliva – Dirigente scolastica istituto “Ettore Palumbo”
Coordina e introduce i lavori: Prof. Antonio Mario Caputo – Società di Storia Patria per la Puglia
Interventi:
Prof. Giacomo Carito – Presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia
Brindisi alla vigilia della Grande Guerra
Prof. Domenico Urgesi – Presidente della Società Storica di Terra d’Otranto
Brindisi nella Grande Guerra
Prof. Bianca Tragni – Società di Storia Patria per la Puglia
Nicolino va alla guerra
Martedì 20 novembre. Inizio ore 18.00
Sala Regia del Grande Albergo Internazionale
Indirizzi di saluto: Dr. Salvatore Munafò – Presidente Rotary Club Brindisi
S.E. Dr. Valerio Valenti Prefetto di Brindisi
- E. Mons. Domenico Caliandro -Arcivescovo di Brindisi-Ostuni
Ing. Riccardo Rossi – Sindaco di Brindisi
Prof. Domenico Urgesi – Presidente della Società Storica di Terra d’Otranto
Coordina e introduce i lavori: Prof. Antonio Mario Caputo – Società di Storia Patria per la Puglia
Interventi:
Prof. Maria Giuliana Iurlano – Già docente di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università del Salento. Presidente del Cesram (Centro Studi Relazioni Atlantico-Mediterranee)
La Puglia nella Grande Guerra
- F. Claudio Rizza – Capo sezione Archivi. Ufficio Storico Marina Militare Italiana – Roma
Le ragioni della vittoria sul mare
Prof. Giacomo Carito – Presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia
Conclusioni