La biblioteca comunale presto sarà un’altra cosa.
Ormai è un fatto: grazie alle politiche culturali messe in campo dalla Regione Puglia le biblioteche,
luogo del sapere e dell’accesso alla libera informazione, scompariranno per fare posto ai «progetti di comunità», un guazzabuglio di istanze provenienti dal territorio che relegheranno in un angolino libri e servizi gratuiti per fare posto, come nel caso delle Biblioteche di Mesagne e Brindisi, a teatrini e cinema. «Invece che preoccuparsi dell’analfabetismo si spettacolarizza la cultura in nome di un presunto rinnovamento deciso ed agito forse da chi in una biblioteca non è mai entrato -spiega un utente al cronista in sala consultazione-. A chi importa se si cancellano patrimoni, professionalità (attuali e future) e tutte le spese degli ultimi anni?» In realtà, dovrebbe importare a molti, partendo dai politici che hanno avuto un «doppio da fare»: occuparsi di biblioteche e cercare di avvicinarle alla comunità. Ovvio, loro sono contenti: non si erano mai visti tanti soldi quanto quelli messi in campo dalla Regione Puglia con il bando «Community Library» (ben 120 milioni di euro per 110 biblioteche). Dovrebbero essere contenti pure i bibliotecari brontoloni, ai quali basta applicare il prototipo «biblioteca smart», un brevetto Apulia Film Commission. Sicuramente saranno contenti associazioni ed altri soggetti che hanno fatto comunità e recitato la parte degli «stakeholders», preparandosi a nuovi protagonismi, giacché da loro saranno gestite molte biblioteche. Eppure qualcosa non torna. È vero che molti cittadini potranno entrare in biblioteca per lasciarci i propri piccoli intrattenuti da videogames, da film e marionette; ma che fine faranno le biblioteche e di loro frequentatori, come nel caso di Mesagne? La risposta per la città messapica si può leggere nella relazione del progetto «La Casa delle storie», oggi consultabile sul sito del Comune. Eccola lì la prospettiva di cui quasi nessuno (tranne un blog locale e un consigliere d’opposizione) aveva compreso la portata; il destino è tracciato per una biblioteca senza passato, visto che nel progetto tutto sembra partire - e senza merito alcuno - da quel progetto, e per una biblioteca senza patrimonio, giacché quello attuale di 40mila opere non si capisce bene dove sarà collocato. «Però, vogliamo mettere la gioia di famiglie che, come tanti Pollicini, si porteranno in piazza IV novembre per entrare nel teatrino replica al cronista quell’utente di mezza età che evidentemente ha letto il progetto -,la “tana dei ragazzi”? Che importa se al posto di lettori, stipati in un angolino insieme a computer e gente in riunione, vi saranno amache, bagnetti e alberi di legno? Vogliamo mettere la bella confusione al piano terra dove tra scambi di libri saranno collocati totem con contenuti non chiari? E poi, che dire della libertà di stare in ciabatte dentro il lido attrezzato de “lu sitili”con tanto di ombrelloni e sdraio in ricordo del lido di Amleto di Apani?, o del relax di assistere sulla scale a conferenze o di sprofondare su comode sedute nel foyer?». Nel progetto c’è anche l’idea del bibliobus “Gagarin” che dispenserà cultura, non si sa come né perché, nei comuni della rete (San Donaci, Torre S. Susanna e Villa Castelli): belle idee, purtroppo tutte concentrate in appena 400 mq di superficie. Insomma una «Casa delle storie» che è nata anche altrove -si prende ad esempio il modello scandinavo, ma con spazi ben più ampi e senza confondere ciò che può interessare (giustamente) ai bambini e ciò che va preservato ed è patrimonio acquisito da un’utenza che frequenta la classica biblioteca oltre i confini angusti di una biblioteca civica, che attualmente gestisce patrimonio librario unico nel suo genere e servizi anche per le biblioteche chiuse del Brindisino, degne di maggior sorte. Diversi utenti sono preoccupati oltre l’ironia del simpatico professore che si è esposto: il timore è che anche Mesagne diventi come la ex biblioteca provinciale di Brindisi, una volta punto di riferimento in Italia, ora chiusa e destinata a diventare - per espressa denominazione del progetto una «Babilonia del sapere» e, nel migliore dei casi, un laboratorio cinematografico, degno di collocazione certamente, ma in altro spazio. A meno che non si voglia - in ossequio alla «casa delle storie» raccontare la storia davvero poco bella che inizia così: «A Mesagne, c’era una volta, una bella biblioteca...». [a. scon.]