Lettera aperta all’architetto Ferraro (di Domenico Urgesi)
Caro Carlo, non volevo crederci; sì, quando ho letto il tuo ultimo, lapidario, comunicato (del 15 aprile) riguardante la Biblioteca Comunale,
non credevo ai miei occhi. Avevo letto quello del tuo gruppo politico (del 12 aprile); mi era sembrato insipido, ma… era già un sasso nello stagno (per così dire). Poi le tue dichiarazioni del 13 aprile: “bloccate la gara!”. Incisivo, non c’è che dire.
E poi…?
Questo tuo ultimo comunicato personale col quale fai marcia indietro su tutti i fronti! Che significa? Hai voluto far sapere ai cittadini di Mesagne che il funzionario responsabile di quel progetto ti ha garantito il rispetto per i libri? Guarda, te lo dico con l’amicizia che condividiamo da oltre 30 anni: ma veramente tu pensavi che il Comune aveva in mente, per così dire, di buttare i libri in mezzo alla strada? Ti aspettavi forse che il funzionario ti dicesse, per così dire, questo? Lo sai bene, che è un reato, no?
Capisco che tu hai voluto far sapere un’altra cosa, cioè: che non ce l’hai con i funzionari del Comune, né con i progettisti. Bene. Ma detto questo? Tutto bene? Sembra di sì: i libri saranno conservati non più al primo piano, ma al piano terra. Evviva. Ma…
Ma è proprio questo il crimine! Mettere sotto naftalina un patrimonio inestimabile! Un crimine che è stato già commesso dalle ultime amministrazioni, al primo piano; e ora lo si vuol continuare al piano terra. Se ti sei dimenticato il patrimonio della “Granafei”, ti ricordo che nel 2010 –in occasione dei 25 anni della riapertura– fu pubblicato un agile pieghevole con tutti dati. Quando andai in pensione ne lasciai varie centinaia; se lo hai smarrito, forse qualche copia sarà rimasta in Biblioteca. Ma non lo sto dicendo solo a te; lo dico a tutti quelli che contribuirono, con me, a far rinascere la Biblioteca Comunale di Mesagne (e, con essa, tutto il patrimonio culturale) e che hanno dimenticato, e che stanno zitti, oppure fanno finta di nulla.
Non di “quattro libri” si tratta, come pensano quelli che, bellamente, non si sono mai neanche affacciati alla biblioteca. C’è un pezzo importante della storia e dell’identità mesagnese (vedi Bardicchia, Messe, ecc.); c’è un pezzo importante della cultura nazionale ed europea (vedi fondo Marti, ecc.). C’è un patrimonio documentario e fotografico inestimabile. C’è la testimonianza di decine di cittadini che hanno voluto lasciare a Mesagne le loro cose più care.
E c’è molto di più. La Biblioteca di Mesagne, negli anni più acuti della lotta alla mafia, è stata un supporto culturale e solidale con le altre agenzie territoriali, operando nel suo proprio campo. E che cosa ha fatto? Lo voglio ricordare, brevemente. Ha svolto un compito di sensibilizzazione ai temi della convivenza civile, come centro di dibattito e promozione sui temi dell’attualità. E ancora, con la valorizzazione della Costituzione repubblicana: qualche 35enne ricorderà, credo, i seminari svolti allora nelle scuole medie mesagnesi. Ha dato, come centro di una rete civile ed educativa, un notevole contributo al rinvigorimento sano del senso di nazione, con: seminari sul 25 Aprile, sui caduti della Grande Guerra, sul 2 Giugno, sul Maresciallo Messe, sulla Shoah, sulle foibe… E continuando: la riqualificazione del museo archeologico, la valorizzazione del castello, con lo spostamento del museo e l’esposizione di nuovi reperti, le mostre sulle antiche pergamene, le 21 pubblicazioni sui beni storici, archeologici e monumentali…, e sui nostri avi più antichi (Epifanio Ferdinando, solo per fare un nome). Tutto questo servì a trovare il giusto equilibrio fra la cultura classica e quella dell’effimero: ti ricorderai le estati mesagnesi di 15-20 anni fa, credo. E anche tutto questo, lo sai, ha dato un senso al perché essere contenti di vivere a Mesagne.
In un momento storico come questo, di profonda crisi civile e culturale, non c’è bisogno di riprendere quel percorso, che qualcuno (nell’ultimo decennio) ha perso diventando casta? Chiedilo oggi, alla gente, se è contenta di vivere a Mesagne!
Accontentarsi della conservazione del patrimonio non è un reato; mettere sotto naftalina quel patrimonio è un crimine. Qui si tratta di trasformare un istituto di cultura in un centro di spettacolo e di giochini; qui si tratta di ergere a modello e far prevalere la cultura dell’effimero; e questo è un crimine contro la cultura mesagnese e l’intelligenza dei mesagnesi.
Tu mi insegni che il patrimonio culturale in sé e per sé non ha nessun valore; lo acquista se, oltre a conservarlo, lo si valorizza, lo si promuove con apposite attività che i tecnici del settore sanno programmare e realizzare. E senza tener fuori gli operatori del settore, le associazioni, l’entità scolastica, la comunità tutta. Non c’è bisogno che te le ricordi io; tu le insegni, queste cose! Il progetto in questione, serve a valorizzare, e a promuovere, il patrimonio della Biblioteca?
È una domanda che finalmente (forse tardivamente) comincia ad essere esternata. È uscito, su un altro sito, un bell’intervento che mette bene il dito nella piaga. È uscito da pochi giorni un bell’articolo su una nuova rivista; te lo consiglio (ma non solo a te, anche a quelli di cui dicevo prima).
La domanda che ho posto, oltre sei mesi fa (dallo scorso 21 settembre al 10 ottobre), con vari articoli su questo sito (chiunque può fare la ricerca e trovarli), è questa, in sintesi, ma proprio in sintesi: che funzione si vuol dare alla biblioteca comunale? E, se vuoi, il discorso si può (o si deve?) estendere anche a tutti gli altri beni culturali di questa città. Ma senza mescolare le varie tipologie, con l’attenzione specifica che meritano.
In questo caso specifico, quello della Biblioteca Comunale, da quanto ho letto sulle carte pubblicate dal Comune di Mesagne, si tratta di una somma che si aggira complessivamente attorno al milione di euro. Quanti vengono dalla Regione (leggi Unione Europea)? Quanti dalle tasse comunali? È stata mai fatta un’analisi costi/benefici? Dalle carte, non risulta. Tu l’hai fatta? L’hai chiesta?
Tu, Carlo (te lo dico sottovoce), sei sempre stato coerente, contro ogni tipo di casta, comprese le caste di paese. Spero che vorrai avvalerti della posizione che oggi hai e che sicuramente ti consentirà di esplicare al meglio le tue capacità propositive e innovative (per come ti conoscevo). Non si tratta di mettere sotto accusa i tecnici o i progettisti. Come ben sai, prima dei progetti ci sono le linee-guida. Poi, in base a quelle linee-guida, i progettisti danno libero sfogo al loro estro artistico-architettonico. Ma tutto dipende dalle linee-guida. Lo dimostra il fatto che la Biblioteca di Latiano sta usufruendo degli stessi finanziamenti, ma sta potenziando il suo patrimonio ed i suoi servizi, senza stravolgimenti assurdi. Ebbene, quali linee-guida presiedono, invece, a questo fantasmagorico progetto mesagnese? Quale idea di comunità? Quale idea di cultura?
Caro Carlo, apri un dibattito serio! non mettere la testa sotto la sabbia! Smuovi questa città!
Con amicizia, Domenico Urgesi.