Ignone: ricerche sulle tradizioni popolari mesagnesi Giochi III
Terzo appuntamento della rubrica di tradizioni popolari mesagnesi con ben quattro giochi di un tempo che fu,
un vero e proprio mondo perduto (schede n. 7, 8, 9 e 10).
Scheda n. 7
Nome: A bbuttoni
Giocatori: uno o due
Genere: maschile e femminile
Luogo: all'aperto (in strada, in spazi liberi), ma anche al chiuso (in casa)
Materiali: un grosso bottone (ad esempio, quello per il cappotto) a due o quattro fori; spago
Descrizione:
Si fa passare lo spago per metà della sua lunghezza da una parte all'altra del bottone, attraverso uno dei fori del bottone stesso e con l'altro capo lo si infila nel foro opposto; si annodano i due capi dello spago e in questo modo si ottiene con lo spago un anello che ha al centro il grosso bottone; si ferma un capo dello spago con una mano e, con l'altra, che ferma l'altro capo, si imprime al bottone un moto rotatorio che provoca un attorcigliamento dello spago; il giocatore, a questo punto, stende velocemente le braccia e lo spago, che prima era attorcigliato, si distende facendo girare velocemente il grosso bottone; allargando e avvicinando le braccia, si può imprimere una rapida rotazione al bottone.
Scheda n. 8
Nome: A bracciu ti fierru
Giocatori: due
Genere: maschile, raramente femminile
Luogo: al chiuso o all'aperto
Materiali: un tavolo abbastanza solido
Descrizione:
È un antichissimo gioco di pura forza tra due concorrenti, un tempo esclusivamente maschi. I due giocatori si siedono attorno ad un tavolo, l'uno di fronte all'altro; i loro gomiti sono poggiati sul tavolo ed ognuno di loro stringe la mano destra dell'avversario e ferma il gomito del braccio destro sul piano del tavolo; l'altro braccio è portato o dietro la schiena o sotto l'ascella destra. In alcuni casi è permesso stringere il bordo del tavolo o, se il tavolo è predisposto specificatamente per questo gioco, ad un apposito piolo di legno. I due contendenti devono cercare, a furia di pura forza fisica, di piegare l'avambraccio dell'altro fino a fargli toccare il tavolo con il dorso della mano destra. Perde il giocatore che è costretto a toccare il tavolo con il dorso della sua mano.
I divieti sono semplici:
- è vietato piegare il polso dell'avversario;
- è vietato alzarsi dalla sedia;
- è vietato fare perno con l'altro braccio;
- è vietato alzare il gomito dal piano del tavolo.
Scheda n. 9
Nome: A ccapu e croci
Giocatori: due e più
Genere: maschile e femminile
Luogo: all'aperto o al chiuso
Materiali: monete
Descrizione:
Gioco molto semplice: si lancia in aria una moneta e vince chi riesce a indovinare il verso esposto della moneta. Si comincia definendo la posta in gioco che, se a giocare sono in due, può essere la stessa moneta lanciata per aria; si fa la conta per stabilire chi comincia per primo; il primo giocatore dichiara se uscirà testa o croce (l’altro giocatore deve accettare l’opposto) e, quindi, getta la moneta in aria; una volta caduta sul terreno, si vede chi ha vinto.
Se i giocatori sono più di due, si punta una somma stabilita. Vince il giocatore (o i giocatori, se più di due) che indovina il verso della moneta rivolto verso l’alto.
Per rendere il gioco più avvincente, talvolta la moneta non è lasciata cadere per terra ma è presa al volo dal lanciatore che, a palme chiuse, chiede poi agli altri giocatori il verso della moneta e a questo punto aprirà la mano per mostrare il verso di caduta.
Scheda n. 10
Nome: Cavaglieri ’m porta
Numero giocatori: due o anche più giocatori
Genere: maschile e femminile
Luogo: quasi sempre al chiuso, durante la stagione invernale
Materiali: ceci, fave, pinoli ed anche piccoli oggetti
Descrizione:
All’inizio del gioco sono distribuiti un numero di ceci uguale per ogni partecipante. Il primo giocatore, scelto a sorte, prende nella mano, senza farsi notare dall’avversario, un numero imprecisato dei suoi ceci; l’altro giocatore al suo fianco, se più di due, deve indovinare il numero esatto dei ceci che ha nella mano. Se indovina, vince i ceci, in caso contrario paga con lo stesso numero di ceci.
“Cavaglieri mporta quantu nni puerti?” e continua dicendo, ad esempio, “Quattru ciciri”; se non indovina, perde quattro ceci, se, viceversa, indovina, vince quattro ceci.
Al posto dei ceci si possono usare anche altri legumi o semi o piccoli oggetti casalinghi.
Lo scopo, comunque, è sempre lo stesso: chi chiede, deve indovinare il numero esatto dei legumi o degli oggetti posseduti dall’avversario, siano fave, pinoli, candellini...
Un tempo, durante le serate invernali e con il fuoco acceso, si era soliti usare i ceci perché, alla fine del gioco, tutti i ceci si abbrustolivano nella cenere calda o ntra lu scarfaliettu dopo averli leggermente ammolati in acqua salata.
Marcello Ignone