La Porta Piccola negli anni ’60-’70 (di Giovanni Galeone)
Aver vissuto da adolescente la quotidianità del Centro Storico nelle stagioni estive
sul finire degli anni sessanta- inizio anni settanta, ha lasciato nella memoria di chi scrive luoghi, personaggi, attività, atmosfere che talvolta ritornano come ricordi vivi e nitidi, a volte più sfumati e lontani. Quelle atmosfere si portano dietro un fascino perché la separazione dal presente rende quasi mitico quel passato. Il nostro viaggio parte dalla Porta Piccola e precisamente da Piazza Matteotti, lo spiazzo aveva un marciapiede molto largo che dal tardo pomeriggio era il ritrovo della borghesia mesagnese che in parte frequentava il Circolo dell’Amicizia ubicato sopra l’attuale Ottica Cuppone, poco distante dall’altro lato sempre al primo piano, sopra l’attuale tabacchino c’era un altro Circolo più esclusivo detto della Lettura, dei “galantuomini”, professionisti di maggiore riservatezza e aristocrazia, il Sedile in Piazza IV Novembre era invece il ritrovo degli agricoltori e dei braccianti agricoli. Su Piazza Matteotti era ubicata l’entrata posteriore del Central Bar, di Pitto Cavaliere, poi Bar Zellino di Nuccio Zellino, quindi Central Bar con Cosimo Solimeo, poi Antonio Burgo, infine di Otello De Mitri, storico barman del locale e poi dei suoi figli Antonio e Luca, attuali gestori, in questo locale ricordo la mitica figura di un altro barman famoso, Paolino Argentieri che abitava poco distante in Vico Zambelli, nelle viuzze di fronte al bar. Su Piazza Matteotti si affacciavano la pregiata merceria di Pippi Tenore, origini poggiardesi (cui seguirà per qualche tempo il cappellaio Nino Colucci Carluccio) e quella più grande dei fratelli De Nitto, il negozio di cristalleria di Antonio lu bicchieraru (Antonio Zurlo), il tabacchino Rizzo (poi D’Ancona), il primo negozio di gioielleria del fratelli Florio, lo studio dell’avv. Daniele Cavaliere, il negozio di calzature di Angelo Molfetta, detto Luciano, i cui figli Ciano e Cianetto giocavano a calcio, sotto la scalinata che portava al Circolo dell’Amicizia c’era una fioreria gestita da Gino Mirilli, figlio del mitico Gennaro che incontreremo più avanti, qualche anno più tardi aprirà l’Ottica Moderna di Cosimo Cuppone detto Mimmo, poi spostatasi negli attuali locali e gestita dal figlio Alberto. Risalendo da Piazza Matteotti verso la “chiazza coperta” su via Lucantonio Resta, dopo l’abitazione della famiglia Bardaro, c’era una delle prime pizzerie (assieme a Cauzino alla Scaledda) di Mesagne, quella di Nuccio Molfetta (Capusotta) che era anche salumeria e mi ricordo ottime pagnotte. Su via Lucantonio Resta si apprezzava anche Piper Mode, negozio di abbigliamento della signora Franca De Nitto, oggi locale gestito da Patrizia Valente, lo studio dentistico del dr. Murri, il primo negozio di abbigliamento di Stefano Benito, poi macelleria Greco, poi Benito si sposterà negli attuali locali su via Albricci dove c’è stato Egidio Distante con negozio di materiale elettrico, affianco al negozio di calzature Esperti, proseguendo invece su via L.A. Resta verso San Cosimo, subito dopo l’angolo con Vico dei Caputo, c’era Franchetta che vendeva macchine da cucire. Nell’attuale piazzetta Ubaldo Lay c’era il “Circolo degli Assegnatari dell’Ente Riforma” e un Centro di Lettura con annessa una piccola biblioteca dove venivano tenute delle lezioni di alfabetizzazione per tutti coloro che non sapevano leggere o scrivere, questo centro era gestito a titolo di volontariato dal maestro elementare Luigi Fastidio. All’angolo della piazzetta riscendendo su via Lucantonio Resta dall’altro lato c’era Chicco delle pagnotte (Francesco De Nitto), più avanti la sartoria Antonio Mauro, quindi al primo piano la sartoria di Luigi Buccella, poi il parrucchiere Pino Perez.
Partendo invece dalla Chiesa di Santa Maria per via Geofilo, si notava il chiosco di Pierino Carriero con la vendita di lupini e frutta secca, poi passato alla Zia Miluccia (Leo Maria Carmela) che dopo qualche decennio si sposterà affianco alla farmacia e attualmente gestito dalle nipoti, proprio nel locale dove una volta c’era un famoso barbiere, Antonio Donatiello che ha dato origine al noto proverbio locale (Ci passi ti la porta picciula e no’ ssi murmurato, Donatiellu o sta malato o sta carceratu), a Donatiello subentrò il salone da barba di Roberto Tamburrino che poi si sposterà su via Borgo Antico, quindi ad angolo la storica farmacia Cavaliere-Rizzo oggi gestita dalla dr.ssa Carla Rizzo, nella piazzetta laterale a destra (piazza Cavour) sul lato della Chiesa di S.Maria c’era il distributore di carburanti gestito da Mimino Pinto (Longo), l’edicola di Cosimo Palmisano poi devenuta cartoleria delle sorelle Francioso, affianco un negozio di generi alimentari aperto da Ubaldo Ribezzi, poi gestito da Sandro Camassa, poi dalla signora Pressa, figlia di Cosimo Pressa (Cocu di Adamo) oggi panineria di Fortunato Scalera, all’angolo con via Geofilo c’era stata in precedenza la gioielleria di Riccardo Pacciolla, poi il panificio Minò, in seguito subentrò Salvatore Farina (l’ostunese), poi Castrignano, più avanti invece c’era stato prima il barbiere mestru Nino Paiano, in seguito poi macelleria Leo, quindi macelleria di Giancarlo Aresta e dopo il Central Bar, dal lato opposto un locale di mescita dei vini di Michele De Nitto, il negozio di cappelleria Toscano, lo studio di consulenza del lavoro di Giovanni De Nitto (zio del consulente Pierino Politano), il barbiere Matteo Ruggiero, il Bar del Popolo di Ortensio Morleo che poi diventerà Caffè Royal di Desiderio Perrucci cui seguiranno altre gestioni (Fiore, Carriero) quindi i 2 saloni da barba dirimpettai di Pietro Galeone (anche sede Unipol) e Gino Macchitella, quindi lo studio dell’avv. Pietro Semeraro, di fronte lo stagnino Toto Doria, locale in seguito divenuto negozio di bombole e articoli elettrici di Mimino Pinto (dopo aver lasciato il distributore di carburanti), poi elettrodomestici di Cosimo Solimeo (dopo aver lasciato il bar Central), quindi più avanti il mitico minuscolo ma ricercato negozio di Gennaro Mirilli, riferimento imprescindibile per i ragazzi dell’epoca, dove si trovava di tutto, dalle giuggiole ai giochi, alle figurine, ai palloni, di fronte vicino a Piazzetta dei Coronei c’era il forno di Cocu lu Zuavu (Cosimo Scalera) proseguendo per via Geofilo il negozio di abbigliamento Follie di Tina Aresta oggi in via Roma, quindi più avanti Mestru Ninu, falegname nonché costruttore di bare, il negozio di generi alimentari di Carmelo (Melu) Sole, lo studio dell’avv. Giovanni Poci, poi il negozio di maglieria Passaro, la gioielleria di Vito e Martino Caroli, quindi la merceria di Michele Carluccio, poi la parrucchiera Concetta, quindi la Tipografia Guarini sull’altro lato di via Geofilo lo studio dell’ingegnere Savino, la sartoria delle sorelle Micelli, (sotto il palazzo Savino), la maglieria della famiglia Ronzini, un negozio di calzature (De Punzio?) cui subentrò Cianetto Molfetta con attrezzature e riparazioni elettrotecniche, davanti alla tipografia in Vico Demitri c’era la Comunità Braccianti, luogo di ritrovo di agricoltori, su via Antonio Profilo lo storico negozio di abbigliamento dei fratelli Fanelli, più avanti il negozio di mobili di Caprioli, quindi la cappelleria di Nino Colucci Carluccio, di fronte alla Cassa di Risparmio di Puglia, infelice costruzione degli anni ’60 in totale distonia con il contesto storico del quartiere, quindi un negozio per bambini di Giampetruzzi, alle spalle della banca la storica sede dell’Unione dei lavoratori tuttora attiva. Dopo l’Esattoria comunale su via Profilo c’era la gioielleria di Francesco Ricci (Ciccillone), quindi le calzature di Rafiluccio di Pepe (Raffaele Leuzzi), che al suo interno teneva in posa un piccolo busto del Duce, quindi lo storico calzolaio mestru Cocu Semeraro in un sotto piano affianco alla Società Operaia, storica Società di Mutuo Soccorso, tuttora operante, affianco una vetrina del negozio di calzature di Celino (Futuro), sull’altro lato c’era la Sartoria di Gaetano Conte, la ricevitoria del Gioco del Lotto gestito dall’energica Assunta Alfarano, lo studio del geometra Angelo Perrucci. Si arrivava così “sopra li Resti” (Piazzetta dei Resta) dove spiccava e spicca sebbene oggi disabitata l’aristocratica costruzione del possidente Fedele Taberini, il tabacchino di Armando Cavaliere, sulla destra all’imbocco di via Tosches l’Assicurazione Ausonia di Antonio Falcone e all’imbocco di via Eugenio Santacesaria il salone da barba di Ugo Asparra. Da Piazza Garibaldi invece dove spicca la facciata barocca della Chiesa di S.Maria in Betlem affianco alla sede Municipale, si potevano apprezzare dopo la farmacia il negozio di chincaglierie e bombole di Nuccio Lupo (poi aprirà un negozio di abbigliamento in Piazza IV Novembre), lo stagnino Giuseppe De Luca deceduto a 102 anni, lo storico bar dei Fratelli Campana, la tappezzeria di mestru Peppo Cagliandro di origini latianesi, il sellaio Camillo Rocco Fanelli, Il negozio di ricambi auto di Cicicchio Facecchia oggi gestito dalla moglie Rosa Muri, sull’altro lato della piazza il calzolaio Antonio Campana, lo stagnino e artista dell’ottone Ferruccio Leuzzi, lo studio fotografico Novafoto di Arnò, il negozio di alimentari di Anzillotti, e poi il barbiere mestru Cici Pinto cui subentrò Carlo Brio, sull’altro lato di via gen. Falcone il Banco di Napoli, su via Roma invece il negozio di tessuti pregiati di Marino e Manisco (Pumiticchio), la lavanderia di Gino Perrucci, mentre sul lato opposto c’era la falegnameria di Antonio Grassi, divenuta poi macelleria di Tonino Simone, oggi pizzeria da Mino, quindi la merceria di Lucietta Tedesco, il posto telefonico pubblico quindi la ferramenta di Ginuzio Epicoco affianco al Municipio.
Questa ricostruzione è avvenuta sulla base di ricordi personali e con l’aiuto di moltissimi amici che ringrazio molto e che non cito perché essendo troppi rischierei di dimenticarne alcuni. Il lettore ci perdonerà per le omissioni (manca qualche nome o cognome), le inevitabili inesattezze, qualche indicazione è forse antecedente al periodo considerato e qualcuna è invece successiva, le sequenze non sempre ordinate di avvicendamento dei locali, accettiamo volentieri correzioni e integrazioni. Il fine è quello di restituire una memoria storica del passato che sarebbe un delitto disperdere. Dice lo scrittore-regista Marco Paolini: “ricordare è oggi un gesto di educazione, una sfida alla dittatura del presente che ci fa tutti informati e distratti, condannati a oblio repentino”.
Queste persone con le loro attività esercitate in prossimità della Porta Piccola, così come nell’altra parte storica della città che certamente merita una descrizione a parte, sono state dei punti di riferimento importanti per i mesagnesi, hanno rappresentato in quel tempo l’identità cittadina di arti e mestieri rendendo vivace, dinamico e attrattivo il centro storico. Oggi le logiche commerciali dominanti hanno svuotato esercizi e serrato porte, alcuni locali vivono solo di sera, ma bisognerebbe essere consapevoli che salvaguardare le piccole attività commerciali e artigianali dentro il tessuto urbano secolare significa restituire peculiarità, calore e animazione alla città.
Giovanni Galeone
Articolo pubblicato su Memorie mesagnesi, numero di maggio 2020.