Tradizioni popolari: lu rasciùlu (di Angelo Deleo)
«sapi cce ha vištu, e tt’è vinutu lu rasciùlu!»
(Chissà cosa hai visto e ti è venuto l’orzaiolo!).
Un tempo si diceva così, quando improvvisamente si manifestava questo sintomo fastidioso ad una delle palpebre dell’occhio. A me ogni tanto si presentava l’orzaiolo ed ho avuto modo di documentarmi sia con la medicina ufficiale sia con quella popolare.
L’orzaiolo, dal latino “hordeulus”: orzo, per la somiglianza con il grano d’orzo, è un’infiammazione delle ghiandole sebacee alla base delle ciglia. A seconda delle ghiandole che colpisce, si può formare all’esterno delle palpebre oppure all’interno. Generalmente è causato da un’infezione batterica. Si presenta con rigonfiamento nella palpebra, arrossamento, spesso accompagnato a dolore e si ha l’impressione come se ci fosse un corpo estraneo nell’occhio. Normalmente scompare nel giro di 3 o 4 giorni.
Oltre a specifici farmaci per debellare i batteri che hanno invaso la parte, ci sono anche i rimedi naturali, quelli della nonna, per intenderci. Tra i tanti, voglio citare un decotto che veniva applicato tiepido e per più volte sulla palpebra.
Si preparava così:
50 g ti fugghiazzi vierdi ti scràscia firvùti pi nnu quartu t’ora ntra mienzu litru t’acqua. (50 g di foglie fresche di rovo bollite per 15 minuti in ½ l di acqua).
Era utile anche l’applicazione di foglie fresche di noce.
Ma, nella medicina popolare, sono presenti anche alcune pratiche magiche ed una di queste era:
«uardari cu llu uecchi malatu ti ntra lla buttiglia ti lu uegghiu» (guardare con l’occhio malato, attraverso una bottiglia di olio). Questo rimedio sembrava essere utile a ridurre la consistenza dell’orzaiolo.
Un’altra pratica ancora era:
«friculàri lu rasciùlu cu ll’anieddu ti oru». (sfregare l’orzaiolo con l’anello di oro).
Non so quanto possa essere risolutiva la medicina popolare, però, i nostri nonni la mettevano in pratica con “successo”.
A questo proposito, durante l’applicazione dei naturali, si recitava questa formula magica:
«rasciùlu, rasciùlu, passa ti lu uecchi e vani a llu culu!»
(Orzaiolo, orzaiolo, passa dall’occhio e vai al culo!)
Angelo Deleo