I lampioncini della novena per la Madonna del Carmine.

Ci hanno chiesto alcune notizie storiche sul lampioncino della novena della Madonna del Carmine. Ripubblichiamo l'articolo del luglio 2017. Ecco qualche notizia:

 

Numerosi e colorati dalle forme più strane appaiono, puntualmente ogni anno, nove giorni prima del 16 luglio alle finestre, sui davanzali, davanti alle porte di molte case.

A Mesagne a differenza di altre città viciniore si è incardinata la tradizione di appendere un lampioncino.

Ferme restando le considerazioni sulla luce, sui riti propiziatori, sui discorsi che si perdono nella notte dei tempi e della presenza cattolica in molti riti pagani, possiamo dire che la tradizione di accendere comunque una luce davanti casa è molto antica per rischiarare il tutto, in particolare al passaggio della processione del Santo di turno; maggiore attenzione veniva e viene prestata quando si tratta della Protettrice della città.

Un tempo all’inizio del XX secolo non vi era la luce. Le case venivano illuminate “cu la lampa”, “a pitrogliu”, “cu li candeli” ma la tradizione di accendere una luce, in circostanze particolari, c’era sempre. Sui davanzali, sulle finestre “alla romana” venivano accessi i lumini. Erano bicchieri non molto grandi che contenevano 100 cc. di liquido e venivano riempiti per metà di acqua e per metà di olio lampante, quello appunto per lampade che tra le altre cose era di basso valore commerciale, munite di uno stoppino galleggiente inserito in un cerchio di alluminio. I lumini venivano accesi la sera, comunque al passaggio della processione, ed erano suggestivi, proprio perché mancava la luce elettrica pubblica. Duravano qualche ora e si spegnevano a notte inoltrata.

Negli anni venti arrivò la luce elettrica in Mesagne e di conseguenza ai lumini storici si affiancarono le lampadine che venivano appese all’esterno delle abitazioni con una intensità massima di 20-25 watt. Negli anni dopo la seconda guerra mondiale l’associazione “Combattenti e Reduci” che aveva sede in Via Castello (attuale Bar Nedina) aveva costruito un elmo di legno, ovviamente inneggianti al tricolore con una ventina di lampadine colorate (rosso, bianco e verde) esposto, sempre, al passaggio di tutte le processioni e durante la novena della Madonna del Carmine.

Ed ancora fino agli anni 1950-1955 non era raro il caso di vedere, soprattutto nel centro storico, qualche lumino e, insieme, qualche lampadina rigorosamente attaccata al filo elettrico dell’epoca fatto da due cavi intrecciati.

Proprio in quegli anni cominciò a diffondersi la tradizione del palloncino colorato, per un fatto prettamente commerciale e si può dire del tutto casuale.

Ferruccio Francioso, il decano dei giornalai mesagnesi con la sua prima edicola in piazza IV Novembre, di fronte alla putea di Zimbolettu, storico barbiere dell’epoca, cominciò a vendere questi palloncini di carta con buco centrale al costo di 5 lire cadauno, un prezzo sostenuto se consideriamo che in quegli anni c’erano ancora la lira e la due lire di carta.

Questi palloncini piacquero molto, perché erano variamente colorati, in particolare di color giallo e rosso e trasparenti con luce che illuminava il dintorno e poco ingombranti per conservarli. I disegni erano vari, fiori, immagini di fantasia ed anche il sole. Con il passar degli anni si diffuse questa tradizione e la vendita di questi palloncini fu effettuata anche dagli altri due storici edicolanti mesagnesi Gilberto Attanasi in Piazza Criscuolo(Chiazza Vecchia) e Palmisano in Piazza Matteotti (Porta Picciula).

Nei primi anni ’80 l’Assessorato alla cultura lanciò, addirittura, un concorso per il miglior palloncino e da allora i mesagnesi si sbizzarriscono per confezionare qualcosa di originale. Da qualche anno proprio sotto l’arco della Porta Grande se ne vede uno con le immagini della Madonna del Carmelo.

Purtroppo in questa tradizione non potevano mancare i cinesi che sono arrivati con le loro Mongolfiere dall’aspetto molto discutibile che hanno infestato tutto il paese.

Il simbolismo, nel palloncino della novena, può essere solo una provocazione legata all’immagine del sole e magari per ricordare il rito di Akhenaton, la nascita dell’enoteismo, se non del monoteismo. Ma questa è un’altra storia.

Cuchicchiu

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