Nel Pd, una strategia con distinguo: Mingolla ed Indolfi ipotetici candidati (di Giuseppe Florio).
Fantapolitica, allo stato dei fatti. Chiacchiere da corridoio che prendono forma nelle speculazioni giornalistiche e non si sa se accumuleranno, via via, sostanza. Però se ne parla. Si alimenta il ragionamento di una parte del gruppo dirigente PD dissenziente rispetto all'ipotesi di investire il medico Francesco “Ninni” Mingolla della candidatura a sindaco.
Le scorse settimane avevano affrescato un partito fondamentalmente compatto, che aveva anzi ritrovato coesione e spirito di iniziativa anche per la potenziale aggressione («Opa ostile», l'aveva definita l'onorevole Cosimo Faggiano durante un direttivo) del deputato Toni Matarrelli, mossosi all'attacco con l'autocandidatura di Pompeo Molfetta e con l'ingombrante sostegno alle primarie regionali per Michele Emiliano.
In merito alla strategia, però, starebbero emergendo dei distinguo. La tela pazientemente tessuta innanzitutto proprio da Faggiano per puntare su Mingolla e provare a neutralizzare Matarrelli & company non sarebbe ancora abbastanza robusta da sostenere le riserve di una parte importante del sodalizio democratico. Settore che transitoriamente si riconosce nel comitato “Caro Dario”, sorto a sostegno di Dario Stefàno, ma intanto divenuto coagulo di passioni e affinità trasversali. «“Caro Dario” non è una lista. E men che mai per un candidato sindaco», nega recisamente una delle anime del comitato, la sellina Maria De Guido. Per poi precisare: «Aspettiamo il 30 novembre, c'è il tempo per fare tutto». Ma certamente al suo interno si colloca il principale grado di dissenso verso Mingolla. In particolare i consiglieri comunali Damiano Franco e Fabrizio Deleo avrebbero storto il naso per il primario di Medicina del De' Lellis.
E così Vincenzo Montanaro e Mariella Vinci, da tempo in rotta con le strutture ufficiali del partito, non più tesserati, ma sempre intrigati dall'agone pubblico. Per costoro l'alternativa al candidato attualmente in pole position e certamente di gran peso elettorale potrebbe essere una sola: il medico Giuseppe Indolfi, già vicesindaco, attualmente consigliere comunale, galantuomo ed anch'egli particolarmente stimato da una larga parte della popolazione. «Il rischio», spiega una dirigente del PD «è quello di allestire primarie interne al partito e cioè una conta pericolosa, anziché primarie del centrosinistra. Dobbiamo fare sintesi prima di quell'appuntamento, altrimenti renderemo un favore a Matarrelli».
La dritta per cogliere le strade più sensate di una situazione ancora troppo fluida è quella suggerita dalla De Guido: attendere l'esito delle primarie regionali, per meglio comprendere i rapporti di forza nel PD e tra il PD e il deputato di SEL. Solo allora, a bilancio consumato, si capirà chi avrà tessuto e quanto: ed il risiko dentro e fuori ai partiti potrà cominciare.
Giuseppe Florio