Emilio Guarini, l'ufficiale gentiluomo che potrebbe scendere in campo (di Giuseppe Florio).
Nel panorama politico locale si staglia il profilo asciutto, signorile, rigoroso di Emilio Guarini, ammiraglio 60enne in forma invidiabile, a riposo dopo aver servito lo Stato in Italia ed in Europa ai più alti livelli per 40 anni, dei quali una manciata consumati come consulente di Finmeccanica per i satelliti militari.
Guarini si aggira per il dibattito pubblico praticamente senza cercarne i riflettori. Ma perché il destino di questo borghese con le stellette cucite sugli omeri e tratti di umanità bonaria insperati per un militare di tal rango dovrebbero interessare la nomenklatura mesagnese? Perché le sue riflessioni bradicardiche sulle grandi vertenze cittadine dovrebbero avvincere gli ipertesi che scaldano i motori al via di un circuito che si concluderà in primavera? Apparentemente per nessuna ragione.
Vero è, però, che molti (moltissimi, anche tra coloro che nessuno immagina) tra gli esponenti dei partiti bussano alla sua porta, sollecitandolo al confronto ed all'impegno.
Circa due anni addietro, Guarini ha messo insieme un bel gruppo di persone, più giovani che attempate, motivate dalla passione di riempire di contenuti un dibattito che aveva troppo spesso l'eco del vuoto, con le quali ha fondato l'associazione “Civico 26”; e non ha badato, come pure nell'epoca della politica 2.0 si suole fare, alla forma, agli effetti speciali, ai tweet. Anzi, qualcuno alla bell'e meglio ha issato un sito internet con poco appeal, utile a pubblicare una serie di interessanti articoli di approfondimento man mano che le questioni venivano affrontate e sviscerate attraverso qualificati convegni. Nel corso dei mesi, l'iniziativa ha destato più il sospetto (l'inquietudine?) della cosiddetta classe dirigente, che la curiosità della città, per parte sua responsabile di una imbarazzante ignavia: ma siamo ad oggi e quello di Guarini e del suo intorno costituisce un crocevia che bisognerà tener d'occhio.
Per conoscere i desiderata dell'ammiraglio occorrerebbe ipnotizzarlo, vincerne le resistenze psicologiche, la ritrosia a restituire il disegno che presumibilmente ha in mente. Ma, conversandoci, ci si fa l'idea che non si tratti di ambizione, almeno non di quella che solletica o rode - pure legittimamente - chi aspira a gestire la cosa pubblica. La sua sembra una sorta di ambizione alta e, perdonerà l'illazione, ingenua. E' come se, a conclusione della carriera, si sia detto, guardandosi allo specchio di un bilancio esistenziale: «Pur avendo vissuto per tutta la vita lontano da Mesagne, sono orgogliosamente mesagnese. La mia città vive una specie di parabola discendente. Io potrei avere il know how (così parlano i tecnocrati, ndr) perché lo stato delle cose cambi».
Guarini confida molto nei giovani, soprattutto se professionalizzati, famelici di sapere, colti da intuizioni. E' un moderato, per formazione e vocazione di classe, ma privo di preclusioni ideologiche: a lui interesserebbe «fare», con chi ci sta. Nè si lambicca il cervello per sceverare il grano dal loglio, la destra dalla sinistra. Sogna la poltrona di sindaco? No, o almeno non per forza. Si candiderebbe allo scranno più alto di Palazzo dei Celestini se una larga coalizione, larga nel senso di largamente rappresentativa della società mesagnese, salda nelle intenzioni, motivata e decisa a sovvertire l'andazzo, popolata da energie fresche, gli chiedesse di mettersene alla guida. Salta all'occhio, tuttavia, come tali condizioni siano poco congruenti con la più misera realtà dei fatti: ed è qui che risiede la sua ingenuità. In altro modo, quindi, è assai probabile che l'ammiraglio decida di continuare a guardare (e con amarezza) Mesagne dalla finestra, da un punto di osservazione che è di sicuro autorevole, appassionato, pieno di respiro.
Giuseppe Florio