I poli alla ricerca di confini ed identità (di Giuseppe Florio).
C'è fermento a Mesagne, tanto nel centrosinistra, quanto nel centrodestra, giustificato – in questa fase iniziale – dalla paradossale volontà di conoscere i confini esatti dei due poli. Nello schieramento progressista la confusione origina dall'autocandidatura di Pompeo Molfetta a sindaco: interpretata dal Partito Democratico come l'estrema unzione per il centrosinistra o perlomeno per come era inteso fino ad ora, nello schema che prevedeva la coalizione imperniata sul PD, con SEL alla sua sinistra e le forze centriste (Lista Vizzino in testa) ancorate al centro.
Il mandato assegnato da direttivo e segreteria al segretario politico del partito di maggioranza relativa Francesco Rogoli è stato dunque quello di capire chi starà al gioco: chi, tra i vecchi partner di governo, proseguirà nel cammino di (ri)costruzione del centrosinistra. Così Rogoli, paziente tessitore, ha diramato gli inviti per consumare una serie di incontri bilaterali, non limitati ai partiti ma estesi anche alle associazioni civiche fiorite nel corso degli anni, come “In Officina”.
La prima tornata di proposte di incontro è andata però, per una serie di occasioni fortuite, a vuoto. SEL ha preso tempo, rinviando, per il momento, di una settimana. Il movimento che fa capo al potente sindacalista Vizzino ha prorogato anch'egli di una settimana: ma si capirà soltanto tra qualche giorno se avrà realmente voglia di incontrare i democratici, ritenuti i principali responsabili dello squinternato rimpasto che esautorò l'assessore Walter Zezza e respinse la proposta di nominare un vizziniano di ferro quale l'ex consigliere provinciale Giancarlo Capodieci. Solo il rendez-vous con la componente centrista che fa capo all'assessore Gianfrancesco Castrignanò ed al consigliere Omar Ture non si è tenuto nella serata di martedì come previsto per un piccolo infortunio di Rogoli: anche questo è rimandato di una settimana. Novembre rappresenterà quindi la prima cartina di tornasole per capire se e come il centrosinistra potrà tornare ad essere, prima ancora di decidere se varcare le forche caudine di possibili primarie interne.
Intanto analogo travaglio vive il centrodestra, apparentemente per ragioni affini. Il ruolo del tessitore è assegnato alla responsabilità del gruppo dirigente di Forza Italia, che ha convocato gli altri partiti e movimenti della (presunta) coalizione per lunedì prossimo. Obiettivo, quello di frenare le pulsioni di alcuni soggetti politici ad abbandonare lo schieramento conservatore per intavolare una discussione – una trattativa – con interlocutori del campo avverso. Allo stato dei fatti solo il partito berlusconiano ed il movimento “Mesagne moderata”, nato da una trasformazione di “Mesagne Incalza” e capitanato dal consigliere comunale Carmine Dimastrodonato, terrebbero il punto: nel centrodestra fino alla morte (politica, naturalmente), anche a costo di consumare le ugole con altri cinque anni di opposizione. A tentennare rispetto all'ipotesi di un harakiri i due movimenti, al momento formalmente alleati, di “Mesagne Futura” e “ProgettiAmo Mesagne”: ambedue corteggiati da partiti del centrosinistra, ma forse da spasimanti diversi, hanno chiesto – alimentando i sospetti - di spostare ogni valutazione interna di un paio di mesi.
Il borsino attuale penderebbe quindi più per una destrutturazione dei poli, non si sa quanto funzionale ad una inedita e magari coerente ricomposizione, che per il mantenimento dello status quo. Certo è che sarà interessante capire quanto la pubblica opinione, quando finalmente comincerà ad interessarsi delle cose della politica, gradirà, una volta servito in tavola, il pout-pourri.
Giuseppe Florio