Vizzino: mai con il Pd. Bene Molfetta (di Giuseppe Florio)..

È difficile immaginarlo fuori dai gangheri, in famiglia o con la folla di utenti che lo aspetta, lo assilla, lo assedia. E non sarà neppure per la longeva militanza sindacale, una paziente attività di ascolto e risoluzione di problemi che ha da tempo reso il “suo” patronato più forte in termini di iscritti perfino della CGIL nella rossa Mesagne.

No, Luigi Vizzino, Gino per tutti, è proprio imperturbabile per identità genetica. Ma qualcosa che lo ha irritato negli ultimi tempi in realtà c'è stato, ed ha coinciso con il rimpasto di giunta attraverso il quale la componente vizziniana è stata estromessa dopo 3 anni dal governo della città.

Che giudizio dà dell'amministrazione comunale?

 

«Per rispondere onestamente ed oggettivamente, compito arduo se si è avuta la possibilità di condividerne il programma, le scelte e gli indirizzi: la capacità di ricostruire una forte alleanza di centrosinistra, la vittoria elettorale che ha assegnato al sindaco una maggioranza bulgara, la nomina di una giunta che impegnava le migliori energie politiche disponibili, lasciavano presagire una nuova stagione di cambiamenti e realizzazioni ed un recupero necessario con la città.

Purtroppo all'entusiasmo iniziale è seguito un inarrestabile logoramento del rapporto di solidarietà nella coalizione, per la riluttanza del partito di maggioranza relativa ad accettare un processo di cambiamento negli equilibri di forza e di rappresentanza, che minava l'esclusivo potere di indirizzo espresso negli ultimi vent'anni dal PCI-PDS-DS-PD. Le qualificanti realizzazioni amministrative del primo periodo hanno lasciato il posto ad una forzata manovra di bilancio che ha sostenuto una spesa sociale in aumento incontrollato e un aumento sconsiderato della pressione tributaria, senza incidere su evasione ed elusione, abbandonando la necessaria “manutenzione” della burocrazia, aumentando di converso la spesa improduttiva.

Le responsabilità di questa nefasta situazione insistono sul sindaco che non ha saputo interpretare il ruolo di capo dell'amministrazione, di garante della coalizione e di tutta la città. Alle prime avvisaglie di logoramento, sarebbe stato necessario un cambio di passo che, sempre annunciato, non si è mai verificato finché il sindaco, in un momento di “mania di onnipotenza”, ha distrutto, con la complicità di “accattoni” dell'ultima ora, il residuo collante politico del ricostruito centrosinistra»

Quindi: si farà o no il centrosinistra?

«Sono certo che una riedizione del centrosinistra non sia più possibile (sono lacerati alle fondamenta i rapporti di stima e di rispetto tra persone e partiti). E comunque il nostro movimento civico non ne farà parte. Pensiamo, ed in questo senso noi stiamo lavorando, che sia giunto il momento di una straordinaria stagione di cambiamento, nei metodi e nelle persone, che sappia concretamente dare risposta alle tante domande di ascolto, di tutela, di buona amministrazione».

Come valuta l'autocandidatura di Pompeo Molfetta?

«Ben vengano le autocandidature a sindaco, se corrispondono a queste caratteristiche e se sono accompagnate da proponimenti programmatici essenziali, realisti ed efficaci. Molfetta è un politico di razza i cui tratti distintivi sono noti e riconosciuti. A noi non è piaciuto il metodo della sua proposta. Tuttavia, riconoscendogli le caratteristiche di combattente, gli perdoniamo l'impeto e gli suggeriamo di lavorare al recupero di un rapporto partecipativo delle tante energie sane del nostro paese, a partire da quelle tante personalità politiche già presenti sugli scranni della opposizione del consiglio comunale e delle tantissime energie culturali che rappresentano il fermento genuino della nostra crescita».

Giuseppe Florio

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