Pd: nel direttivo nessun identikit di candidato (di Giuseppe Florio).
Il Partito Democratico di Mesagne avvia una fase di riflessione profonda in un frangente cruciale della propria vicenda. Il direttivo consumato nella serata di venerdì non porta a conclusioni immediate ma fissa dei punti fermi dai quali si svilupperà la strategia delle prossime settimane.
Nessun identikit di candidato sindaco è infine emerso: la partita del totonomi è ancora tutta da giocare. Intervengono il presidente del consiglio comunale Fernando Orsini, l'ex segretario del PDS Mario Ignone, il dirigente Vito Marchionna, il sindaco Franco Scoditti, l'acuto Giovanni Galeone, l'ex deputato Cosimo Faggiano, la LabDem Anna Maria Scalera, il consigliere comunale Damiano Franco.
Orsini esordisce lodando il lavoro svolto dalla segreteria Rogoli, che ha contribuito al recupero del ruolo del PD per aver incontrato associazioni e movimenti civici. Il primo cittadino ci va giù durissimo: nel mirino della sua intemerata gli ex assessori Gino Vizzino e Walter Zezza (impietosi i suoi giudizi sulla loro «inconcludenza amministrativa in settori nevralgici») e l'onorevole Toni Matarrelli,
a suo dire oggi probabile alleato di due che aveva contribuito a far estromettere dalla giunta: e conclude annunciando una iniziativa pubblica per illustrare i risultati conseguiti dal suo governo e togliersi la manciata di sassolini che conserva nelle scarpe. Ignone focalizza la propria analisi sulla necessità di riportare al centro dell'agenda politica una nuova idea di città, partendo dal programma e da alcune priorità qualificanti: rigenerazione urbana, piazza commestibili, rifiuti, cultura, macchina amministrativa.
Non viene eluso il tema delle alleanze: si affronta il rapporto appena abbozzato con ProgettiAmo Mesagne, si apre all'Italia dei Valori, si guarda in prospettiva a SEL ed a quello che potrà diventare o con la fuoriuscita di Matarrelli o con il possibile commissariamento per mano di Vendola.
Mentre la Scalera argomenta, anche a fronte dell'importanza di una squadra di governo adeguata, sulla necessità di un capitano dalla connotazione politica («Non cerchiamo ancora una volta il papa nero»), è Galeone a far da voce dissonante: molto perplesso sul dialogo intrecciato con ProgettiAmo Mesagne, sollecita il partito a spiccare il nome del candidato sindaco dall'alveo della società civile.
Damiano Franco incentra l'irritatissimo intervento su Michele Emiliano, il quale il prossimo 23 novembre sarà il protagonista di una iniziativa pubblica organizzata dall'odiato Matarrelli; l'incongruenza del segretario regionale democratico alleato con il deputato sellino che ha come obiettivo quello di sbaragliare il locale PD sarà ben stigmatizzata anche da Faggiano.
I quasi 25 minuti di contributo dell'ex deputato sarebbero da sbobinare: invita appassionatamente a recuperare il rapporto con la comunità («Non siamo il centro del mondo, apriamo effettivamente alla città») attraverso le primarie («strumento che noi offriamo ai cittadini»); sollecita il sindaco a realizzare entro lo scadere della consiliatura almeno 3 o 4 punti programmatici, così da impegnare i partner della coalizione alla congruità; chiede ai movimentisti di LabDem e “Mesagne cambia verso” di non comportarsi come partiti paralleli; richiama tutti all'ordine affinché non cerchino facile protagonismo sulla stampa; evidenzia il problema politico rappresentato da primarie regionali anomale (per le polarizzazioni determinate dal riposizionamento di Matarrelli).
Quindi? Si faranno le primarie? Sì, ni, forse: Mario Ignone azzarda anche una data (l'11 gennaio), per «rispettare» alleati che ancora non ci sono tutti e che forse verranno. Il convitato di pietra è Ninni Mingolla, nessuno fa il suo nome, ma ciascuno – in un modo o nell'altro – lo ha in mente.
Giuseppe Florio