Semeraro: Mesagne Futura non ha preclusioni verso nessuno (di Giuseppe Florio).

I modi compassati, da signore d'oltremanica, non hanno potuto nascondere, negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica, il travaglio ideale di Giuseppe Semeraro. Che, politicamente nato nel secolo scorso, si è trovato di fronte alla necessità di elaborare la crisi delle ideologie senza svendere la propria dignità. Consigliere comunale per molte legislature prima sui banchi dell'MSI e poi su quelli di Alleanza nazionale, Semeraro si è sempre distinto per il garbo con cui ha condotto una opposizione puntuale, precisa, attenta. Finché, da assessore all'Urbanistica nell'amministrazione Incalza, ha potuto dimostrare che l'allenamento dalla parte della minoranza lo aveva adeguatamente forgiato per la prova del governo.

Oggi è un apolide, come tutti i conservatori sinceri: non ha una casa propria, e cioè un riferimento nazionale che ne soddisfi le istanze. E intanto si è costruito, insieme ad un folto gruppo di transfughi da Forza Italia, una casetta locale, Mesagne Futura.


Questi sono giorni turbolenti per il centrodestra, vero?
 «La situazione rispecchia quello che sta accadendo a livello nazionale, dove non si riesce ad organizzare un centrodestra unito, ad imbastire una proposta vincente, a coltivare una candidatura unitaria. A Mesagne alcune forze politiche non riescono a confrontarsi in maniera autonoma, ma hanno bisogno del sostegno del politico di turno che poco conosce le dinamiche locali e questo non va bene».


Il centrosinistra gode di migliore salute?
«E’ notorio che le divisioni sono presenti anche a casa loro, con l’aggiunta, però, che avendo in questi anni amministrato Mesagne molto male, potrebbero pagare pesanti conseguenze politiche».


Mesagne Futura è un movimento civico, sono cadute dunque le barriere ideologiche, cioè: ci sono preclusioni ad aperture a soggetti politici del centrosinistra?
«Le ideologie ancora ci sono, ma oramai sono relative ai grandi temi etico-sociali: l’uso delle droghe, gli interventi militari, l’eutanasia, la immigrazione, la politica fiscale. Ma riguardano la politica nazionale. A livello locale il discorso cambia. Non ci sono preclusioni verso nessuno, occorre solo confrontarsi sui programmi per la città, che è oramai è impoverita, depressa e stanca. Solo coloro che sapranno coniugare una idea vincente ad un buon programma amministrativo, animato da un pizzico di coraggio ed ottimismo, saranno interlocutori da tenere in considerazione. A mio avviso una alleanza di liste civiche, senza simboli di partito, sarebbe, in questo periodo storico, la migliore soluzione possibile».

Giuseppe Florio

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