Matarrelli chiede le dimissioni del Sindaco (di Giuseppe Florio).
«Il sindaco deve dimettersi». E' perentorio l'onorevole Toni Matarrelli, e forse anche insolentito dalle parole usate nei suoi confronti da Franco Scoditti nel direttivo del Partito Democratico di venerdì scorso. «Non è e non può essere una questione personale, il primo cittadino deve assumere la decisione di lasciare anzitempo un ruolo che ormai interpreta in modo sbagliato per tutta una serie di ragioni.
Quello che avrebbe detto nei miei confronti o nei confronti di altri soggetti politici è soltanto la goccia che ha fatto traboccare un vaso che lui stesso aveva incredibilmente contribuito a riempire», spiega il deputato. «Certamente mi fa strano che un sindaco, per di più in condizioni di estrema debolezza, dismetta l'abito istituzionale per giocare un ruolo politico che non gli compete, almeno per una questione di rispetto di chi lo ha fin qui sostenuto nonostante le divergenze di vedute».
Quindi, che fare?
«Io non chiedo allora le sue dimissioni, lo sollecito a prendere atto di una situazione che non è più sostenibile. L'ultimo episodio non è purtroppo isolato: appena qualche mese addietro, in una iniziativa pubblica, Scoditti si produsse in un violento attacco contro Pompeo Molfetta, reo – a suo dire – di “aver sfasciato il centrosinistra” semplicemente perché aveva esercitato il diritto costituzionale di candidarsi. Evidentemente il sindaco si è stancato di fare il sindaco e vuole scendere nell'agone politico. Allora lo faccia, ma subito».
Non sembra pretestuoso staccare la spina ora, a pochi mesi dalle elezioni amministrative di primavera?
«E' da due anni che ho assunto una posizione critica soprattutto verso l'operato del sindaco, il quale non ha saputo dimostrare spirito di iniziativa, volontà di rinsaldare politicamente la coalizione, anche lealtà nei confronti di chi invece gliene ha comunque manifestata, attenzione alle istanze che provenivano da larghi settori della città, e neppure premura nella risoluzione dei problemi correnti che affliggono la nostra comunità. Ora, a conclusione di questi anni difficili – e non si tratta di una mia interpretazione, basta camminare per le strade ed ascoltare il giudizio dei mesagnesi – lui si permette anche il lusso di gettare discredito su coloro che non lo meriterebbero, scegliendo come tribuna il partito di maggioranza relativa che lui inopinatamente dall'inizio della consiliatura ha confuso con l'istituzione comunale. A questo punto, 6 mesi prima o 6 mesi dopo non fa differenza, abbia uno scatto di orgoglio e chiuda questa dimenticabile pagina».
Scoditti è, con tutta evidenza, al bivio cruciale della sua vicenda politica, con un piede dentro ed uno fuori da Palazzo di Città. Nelle ultime frenetiche ore, il PD ha esercitato su di lui una pressante «moral suasion» per indurlo a provare a conseguire, pur se in colpevole ritardo, una serie di realizzazioni che potrebbero dare un senso ad un quinquennio altrimenti parzialmente infruttuoso: tra tutti, il varo di Piazza Commestibili e la lottizzazione della zona industriale. Così il primo cittadino ieri mattina ha evitato di prendere pubblica posizione, anche per non urticare ulteriormente gli animi, decidendo infine di convocare «ad horas» un vertice di maggioranza: avrà ancora i numeri per consumare nella tranquillità i pochi mesi che rimangono?
Giuseppe Florio