Il centrodestra non riesce a capitalizzare l'opposizione fatta (di Giuseppe Florio).
Se Atene piange, Sparta certamente non ride: ed anzi avrebbe fondati motivi per disperarsi. Il locale centrodestra versa in condizioni critiche, le stesse paradossali di chi, con buoni parametri clinici, inaspettatamente viene intubato in rianimazione. Sarà infatti tutto da studiare il caso del centrodestra mesagnese, che si era ritrovato – pure nella penuria di personale politico – a gestire il comodo ruolo di opposizione all’amministrazione Scoditti per poterlo capitalizzare a fine consiliatura. Invece, a poche centinaia di metri dal traguardo, ha prevalso il «cupio dissolvi», inopinato impulso all’autodistruzione.
Quattro anni addietro il parterre - va riconosciuto - era scalcagnato. In Consiglio erano presenti Forza Italia, Nuova Italia Popolare e Mesagne Incalza, in numero inferiore all’armata del centrosinistra.
Negli anni solo il partito di Berlusconi è immutato, almeno sulla carta, ma ha subìto una sanguinaria scissione la scorsa estate, letteralmente decimando la propria dirigenza e, probabilmente (ma il conto s'avrà da fare), anche il grosso dell’elettorato. Dall’emorragia di Forza Italia è nato il movimento civico Mesagne Futura. Nip ha pianificato e consumato una fusione con il Nuovo Psi e aperto ad esponenti dell’ambientalismo e della società civile, cambiandosi quindi di natura, da corrente di un partito nazionale (riferimento: Alfredo Mantovano) a movimento civico moderato e generalista (ProgettiAmo Mesagne). Mesagne Incalza, con il progressivo distacco perpetrato dall’ex sindaco, ha dovuto diventare – ma solo un mese addietro -, Mesagne Moderata, conservando solo una piccola parte della nomenklatura. Fuori dal consiglio, i minuscoli e coerenti «Fratelli d’Italia».
Gli anni di opposizione, vissuti tra gli alti degli «uppercut» assestati al governo Scoditti ed i bassi di insolenze gratuite strillate su alcuni media, sembravano avere irrobustito la spina dorsale del centrodestra, certamente rinvigorito dall’inerzia amministrativa verificatasi in diversi settori e dal diffuso malcontento. Sarebbe bastato cavalcare la tigre dell’ alternanza che emergeva tra i cittadini, per provare a giocarsi la carta delle prossime elezioni. Invece la situazione ad oggi restituisce una realtà frammentata e senza orientamento lucido. Restano saldamente ancorati allo scoglio del centrodestra ciò che resta di Forza Italia e quel che rimane della fu Mesagne Incalza, ora «moderata» con a capo il veemente Carmine Dimastrodonato. Che, salvo miracoli raramente rivelati nella laica politica, non dovrebbero bastare a se stessi. È notizia della scorsa settimana infatti il definitivo abbandono del tavolo dei moderati da parte di ProgettiAmo Mesagne, piccati perché qualcuno tra i commensali aveva lasciato trapelare un documento politico: a distanza di pochi giorni, l’incontro con la segreteria del Pd apre prospettive inedite e, da certi punti di vista, clamorose. Anche Mesagne Futura vivrebbe a disagio l’allocazione (pure naturale) nel centrodestra: così, autosospesasi da quel medesimo consesso per solidarietà con ProgettiAmo Mesagne, sarebbe irretita dalle sirene della premiata ditta Matarrelli&Molfetta: pure qui, lo scenario che ne potrà venir fuori sarà tutto da studiare.
Intanto la destra, almeno sulla carta, appare una forza che si è autodeterminata come residuale, restituendo preziose chance alla partita che intavoleranno nel centrosinistra.
Giuseppe Florio