Scoditti: Sono stato lasciato solo ed ogni giorno sono offeso sul piano personale (di Giuseppe Florio).

E' stato il classico caso della tempesta in un bicchier d'acqua. Non ci sarebbe quindi molto da aggiungere se non fosse però che nella buriana ci è andato a finire il sindaco Scoditti; e che non è del tutto giusto che finisca i suoi giorni (politici, si intende), affogando in un flûte.
In una intervista esclusiva alla Gazzetta spiega: «Ho ricostruito politicamente una fase di questa consiliatura all'interno del mio partito, mai minacciando o ledendo l'onorabilità di vecchi e attuali partner della maggioranza che mi sostiene, né tantomeno dell'onorevole Matarrelli, il quale può legittimamente assumere ogni iniziativa politica che ritiene opportuna. Non immaginavo che il dibattito in seno al Partito Democratico potesse essere riversato sulla stampa, né potevo prefigurare che suscitasse tanto scalpore: mi dispiace per questa ennesima incomprensione. Se qualcuno si è sentito turbato dalle mie parole, posso assicurare che non era affatto quella l'intenzione. Posso però affermare senza paura di essere smentito che io sono stato lasciato solo ed avverto una sorta di assedio nei miei confronti, io stesso vengo ogni giorno insolentito sul piano personale».

Coloro che a tutti i costi provano a dipingerlo come «il sindaco peggiore della storia cittadina» compiono un'azione mistificatoria spudorata. È ingeneroso - e quasi doloroso - raccogliere le tossine sparse anche in queste ore sul suo conto nelle paludi di Facebook: non è assolutamente un «ladro», bensì un onesto galantuomo, non è un «candido» (qualcuno gli appioppa epiteti ben più pesanti dell'aggettivo voltairiano), ma una persona acuta e sensibile, e questo è bene che si sappia. Certo, è un democristiano «d'antan», incline quindi alla mediazione, al temporeggiare, e spesso non ha deciso, non ha preso posizione anche quando il momento lo esigeva. Ed ha patito alcuni fattori ostativi: certamente la debolezza e la frammentazione politica del centrosinistra; certamente l'isolamento del suo partito; certamente le stringenti difficoltà finanziarie a cui sono ridotti gli enti locali; certamente la mediocre produttività di qualche assessore e di parte della burocrazia comunale. Ci sarebbe voluto un sindaco dirigista, pieno di iniziativa, incline alla fantasia, ma Scoditti è un attendista ed un ragioniere della politica. Il tempo non era quello giusto, per lui e per la città.
«Il deputato e SEL mi hanno chiesto di prendere atto della situazione e di dimettermi. Ma, proprio prendendo atto della necessità di concludere i pochi mesi rimasti ad esclusiva tutela della città, al fine di concludere alcune necessarie realizzazioni quasi traguardate, io chiedo a SEL, finora leale sostenitore del mio governo, di condividere con me la responsabilità di andare ancora avanti. Mancano solo pochi mesi, sarebbe un peccato. Comunque attenderemo qualche giorno per capire».
Più o meno il medesimo ragionamento è stato espresso dal primo cittadino nel vertice di maggioranza. Pompeo Molfetta non ha imbastito un muro contro muro, dando piuttosto una spallata, un segnale per dire che la corda si è sfilacciata ma non rotta: «Abbiamo margini strettissimi per recuperare rispetto alla fine naturale della consiliatura, vediamo se ci riusciamo», avrebbe argomentato in soldoni il capogruppo di SEL.
Il sindaco, nonostante sia provato, ci crede ancora: «Anche in un momento storico complicatissimo, tutti insieme abbiamo tirato la carretta con dignità e merito. Il tempo ci darà ragione. Intanto, in questa fase surriscaldata in vista delle prossime elezioni, sia chiaro a tutti che io non sono della partita. Le parti politiche in gioco facciano il loro corso».

Giuseppe Florio

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