Ecco come la pasionaria Sel si spende per Stefàno.

Da quando Maria de Guido ha dismesso i panni di amministratore pubblico, sembra aver ritrovato una nuova linfa: ubiqua nelle iniziative culturali disseminate per la città, appassionata dibattente dei grandi temi politici ed etici, editorialista di una testata giornalistica locale. Senza però trascurare l'impegno in prima persona. Così, oggi si spende per sostenere il senatore Dario Stefàno alle primarie regionali, domani...chissà. Il suo occhio sulla situazione politica offre in ogni caso spunti interessanti.

Che sta succedendo nel centrosinistra?

«Credo in una sinistra moderna, disposta ad assumersi responsabilità di governo ma non a tutti i costi. Quando la sinistra istituzionale, con qualunque sigla si chiami, è posta nelle giuste collocazioni, territoriali e organizzative, anche la sinistra dei movimenti assume le facce propositive che da qualche anno non si vedono e che hanno lasciato il posto a forme esasperate di grillismo in ogni anfratto e a meteore come il movimento dei forconi».

 

E tu, ti senti ancora di appartenere a quest'area, a Mesagne? Dove, precisamente?

«Quando oggi si parla di centrosinistra verrebbe da chiedersi a quale configurazione di centrosinistra ci si riferisca; Mesagne non rappresenta un’eccezione a questo dubbio. Il modello al quale quel che resta del centrosinistra sembra tendere è quello nazionale di Renzi, quello regionale di Emiliano, quello locale di chi ritiene che per governare occorra rompere gli steccati, non solo quelli ideologici ma proprio quelli della logica. Un esempio locale per tutti: chi per formazione e attività da anni pensa e agisce politicamente come uomo/donna di centrodestra, su quali risultati potrà convergere rispetto ad un programma elettorale con un sindaco di sinistra? Renzi a livello nazionale ha spazzato definitivamente i confini tra destra e sinistra, creando disorientamento e ulteriori frammentazioni nel suo stesso partito. Quando anche la sua era vedrà il naturale tramonto, la classe politica dirigente che ci sarà dovrebbe risvegliarsi con un profondo bisogno di tornare ad accorgersi delle persone “normali”. La speranza resta la sinistra, finalizzata ad invertire le dinamiche perverse che oggi tengono sulle corde i giovani e il loro futuro e fuori da ogni reale considerazione le difficoltà delle piccole e medie imprese; quelle politiche utili a sovvertire scelte che non consentono un uso assennato del territorio e neppure il mantenimento di forme di tutela sociale e la piena promozione dei diritti civili».

Il tuo impegno a favore di Stefàno da cosa nasce? E ciò prelude ad un impegno futuro?

«Il sostegno a Dario Stefàno nasce dall’esigenza di dire no ad un quadro politico regionale che si vorrebbe dare come predefinito, dove vince il leader dai modi un po’ bizzarri e che decide per tutti anche sulla scelta di coalizioni discutibili, pur di vincere e governare. Stefàno è un uomo che viene dal mondo manageriale e dell’industria; ha dimostrato ottime qualità amministrative da assessore regionale; carattere e autorevolezza da attuale Presidente della Giunta per le Elezioni. È una persona molto vera e pragmatica, per nulla virtuale e filosofeggiante: sarebbe il Presidente della Regione Puglia giusto. Il mio impegno futuro attivo dipende dal modello di Regione e di Città che si prefigurerà col risultato del test, parziale ma significativo, che uscirà dal voto del 30 novembre. Se gli elettori sceglieranno il modello “pensiero unico, uomo solo al comando”, a me verrà voglia di ricostruire un progetto politico che nell’immediato non passerà né da una mia candidatura né dal sostegno ad alcun candidato».

Giuseppe Florio

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