Orsini, candidato sindaco? ma solo con un partito unito (di Giuseppe Florio).
Il malore delle scorse settimane non ne ha fiaccato né il corpo né lo spirito. Anzi, Fernando Orsini sembra aver acuito l'arguzia e la capacità di analisi che ne hanno contraddistinto l'intera vita pubblica e privata.
Comodo sul suo divano personale a ridosso di un caminetto perennemente crepitante, si gode la breve convalescenza – in realtà è una scusa per poltrire un po', visto che sta benissimo – in compagnia dei sui sodali più cari: i libri. Pile quasi inverosimili di volumi lo attorniano come per coccolarselo, e sono soltanto quelli acquistati nell'ultimo periodo, solo quelli che tracimano dalla libreria del suo invidiabile studiolo: «Cosa vuoi di più dalla vita?», aveva postato su Facebook appena sabato, indicando la ricetta perfetta per la felicità, tepore e lettura.
Orsini, impeccabile presidente del consiglio comunale, autentico motore di ciò che di buono ha prodotto l'amministrazione in carica, formidabile inibitore di ciò che di pessimo l'amministrazione ha rischiato più volte di produrre, anonimo estensore dei provvedimenti più delicati, non rilascia interviste. E' sì vanitoso, ma non tanto da ritenersi l'ombelico del mondo, come più di qualcuno nel panorama locale. Preferisce restare defilato quando l'agone politico si infiamma, o intervenire – ma sempre da una posizione terza, di equilibrio e sintesi – quando il contesto ne richiede l'autorevolezza.
Non intende quindi parlare delle prossime elezioni amministrative, non ha alcuna intenzione neppure di sfiorare l'argomento della sua candidatura a sindaco. Eppure sarebbe non uno dei papabili, ma «il» papabile: almeno in un Paese normale, con un centrosinistra normale, con le normali prospettive di rilancio di una città addormentata. Orsini è una guida naturale, tanto nel senso dell'esperienza accumulata sui versanti della politica e dell'amministrazione, quanto come riferimento etico. Un esempio? Nella recente occasione di questo piccolo incidente di salute, è stato destinatario di una miriade di auguri per la pronta guarigione: ma non di maniera, obbligati dalle circostanze. Il moto di affetto è stato spontaneo e vasto, da tutta Italia lo hanno bersagliato di telefonate, messaggi, visite. Tra quella moltitudine, importanti promotori di legalità e cultura a lui sinceramente legati da affetto, come i suoi amici personali Don Luigi Ciotti e lo storico Sergio Luzzatto. Quanti potrebbero vantare una rete di tal fatta? Non trascorre giorno in cui qualcuno non lo interpelli per chiedergli «che cosa farà» tra qualche mese. Se poi si votasse tra i bambini ed i ragazzini, sarebbe il più suffragato, per aver reso loro digeribili ed anzi accattivanti le ricorrenze, i significati e, addirittura, le cerimonie dell'Istituzione comunale e nazionale.
Stando così le cose - il centrosinistra spaccato, il PD alla ricerca di una coalizione nuova, qualche democratico già in corsa per lo scranno più alto di Palazzo dei Celestini – lui alle prossime elezioni non ci sarà. Orsini non lo ammetterebbe mai ma, essendo un uomo di servizio (e cioè al servizio delle istituzioni democratiche), si candiderebbe a condizione che il partito unito, saldo, motivato glielo chiedesse e soltanto per ricostituire le premesse per una migliore agibilità democratica della città. Con tutta probabilità, però, ciò non accadrà; e la città perderà una chance che difficilmente si potrà ripresentare.
Giuseppe Florio