Forza Italia spaccata. Clima rovente nel partito (di Giuseppe Florio).
Qualcuno, quando ormai già la scorsa estate erano rimasti in pochissimi, li chiamava «Giovanni Forza» e «Sabrina Italia». Giovanni Guarini e Sabrina Didonfrancesco, due tra i leader rimasti nel partito berlusconiano sono ormai ai ferri corti.
Tra di loro si sarebbe consumato (ma il condizionale non è d'obbligo, dati gli innumerevoli e concordanti resoconti dell'accaduto) uno scontro durissimo qualche sera addietro durante una riunione propedeutica alla imminente campagna elettorale per le amministrative.
Motivo del contendere la pretesa (o la richiesta) di dimissioni da consigliera comunale avanzata da Guarini alla candidata sindaco: «Devi sottoscrivere un documento in cui dichiari che, una volta eletta nella massima assise, ti dimetterai per far scattare chi è rimasto fuori».
Qui le ricostruzioni si fanno fumose. Guarini spiega di aver imbastito, con la massima tranquillità, un ragionamento politico: «Le ho argomentato che noi rappresentiamo un partito e non la lista civica Didonfrancesco. Che sarebbe stato necessario, vista la sua impreparazione (il passaggio era meno elegante, n.d.r.), agevolare la surroga a favore del primo dei non eletti, in modo da poter condurre un'opposizione di maggiore spessore e permettere al nostro raggruppamento di crescere».
A detta del commissario cittadino Luigi Indolfi, invece, Guarini avrebbe adoperato «toni aggressivi ed inaccettabili» e, «con gli occhi fuori dalle orbite», avrebbe pesantemente insolentito la Didonfrancesco, tanto da suscitare la sua agitazione. «Ora basta, non ce la faccio più, vattene via, esci fuori!», lo avrebbe apostrofato la donna ormai in preda ad una crisi di nervi. Dopo qualche minuto Guarini avrebbe lasciato la riunione, «ma non il partito», come orgogliosamente rivendica: «Nessuno può sbattermi fuori».
Il clima di nervosismo restituito da questo episodio non fa il paio con l'entusiasmo di chi intanto sta mettendo la faccia in una impresa elettorale che si preannuncia come la più difficile degli ultimi anni. Nonostante la fuoriuscita della maggior parte della classe dirigente forzaitaliota, confluita nel movimento civico Mesagne Futura, il gruppo rimasto non sembra aver dissipato l'entusiasmo. Così lo stesso Indolfi: «Siamo nella fase di elaborazione del programma, con tutta probabilità presenteremo le nostre idee ed il nostro progetto alla città il prossimo 21 marzo.
Abbiamo energie nuove e motivate che si sono avvicinati a noi proprio in questa fase, la nostra candidata – unica donna – è molto benvoluta. Contiamo di ottenere un buon risultato elettorale in termini di consenso».
La strategia è appena malcelata: l'obiettivo, peraltro non facile da conseguire, è quello di guadagnare il terzo posto nella competizione, utile in caso di ballottaggio per far pesare il peso conquistato.
Giuseppe Florio