Dare respiro a questa città con una serie di idee innovative (di Giuseppe Florio).

Al tempo delle “Fabbriche di Nichi”, un suo infermiere coniò, a proposito del reparto da lui guidato, una sapida insolenza: le “fabbriche di Ninni”. Per significare, con simpatia, la sua straordinaria capacità di fidelizzare con i pazienti e, in generale, con la gente.

 

Francesco “Ninni” Mingolla, oggi candidato sindaco per il Partito Democratico, ha saputo farsi volere bene: «Sono un cittadino che ha a cuore la gente della sua città, anche per deformazione professionale. Dopo tanti anni da medico all’Ospedale di Mesagne conosco bene i problemi delle persone e ho ben presenti le soluzioni. Oltre a questa passione politica, sono tutto per la mia famiglia: marito, padre e nonno».

In effetti, la cifra stretta di questa nuova sfida sembra essere quella del «buon padre di famiglia», espressione che sovente ripete e che gli calza a pennello: «I miei concittadini dovrebbero votarmi perché serve una persona ferma e decisa che sappia - e dico sappia, non voglia o possa - mettere in opera un programma per dare respiro a questa città.

Ho fatto andare avanti con grandi responsabilità reparti dove in gioco c’era la vita delle persone, coordinando squadre di medici e infermieri, risolvendo problemi anche gestionali di varia natura. Posso dire di aver dimostrato le mie doti manageriali, le stesse che ho intenzione di mettere in pratica per il governo di Mesagne. E poi ho in cantiere una serie di idee innovative per la nostra città».

Non ha perplessità sull'esito del voto, nonostante il PD si presenti – per scelta o necessità – in solitudine: «Possiamo farcela a primo turno, ne sono sicuro». Poi, con fair play, rivolge un augurio agli altri competitors: «Faccio loro il mio in bocca al lupo.

Non è facile mettersi in gioco in un periodo in cui si sentono i morsi della crisi e le risorse sono poche per attuare qualunque programma. Quindi, anche se siamo su posizioni diverse, rispetto le differenti vedute e auspico una campagna elettorale all’insegna della correttezza reciproca».

In che cosa il PD deve cambiare verso rispetto alla politica fin qui praticata?
«Il PD ha già cambiato verso anche a Mesagne, adesso deve essere consapevole che può seguire la sua vocazione maggioritaria. Ci sono le condizioni per riuscirci. Per dirla in termini “renziani”, il “fare” mi ha sempre contraddistinto, per il “nuovo”, molto sarà contenuto nel nostro programma, il resto ve lo farò vedere quando sarò sindaco».
Sulla giunta in carica offre un giudizio equilibrato: «L'amministrazione Scoditti si è scontrata con la difficile realtà dei tagli alle amministrazioni locali. Poche risorse e tante cose da fare hanno fatto passare il messaggio di una squadra di governo lenta e poco frizzante.

E’ anche vero che il governo cittadino rappresenta diverse anime politiche che forse hanno bloccato uno sviluppo più energico. Adesso quel freno non c’è più. Voglio dire ai mesagnesi che da soli riusciremo a fare molto meglio».
Come valuta l'operazione politica allestita da Pompeo Molfetta?

«Non ho condiviso la sua decisione di spaccare il centrosinistra e andare avanti da solo. Sin dall’inizio avrei voluto le primarie per la scelta del candidato sindaco, una opportunità di partecipazione e confronto che l’operazione politica di Molfetta ha tolto alla città.

Detto questo, credo che la strategia attuata di rinnegare completamente l’operato della uscente amministrazione lascia il tempo che trova, la gente sa benissimo che anche loro ne hanno costituito parte integrante».
Nel suo studiolo irrompe una anziana paziente, entra soltanto per ringraziarlo, lo abbraccia, lo tocca un po' come fosse Padre Pio. Lui si schermisce un po' ma si vede che è contento.

Giuseppe Florio

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