Diamociuna mano? un minestrone che porterà all'ingovernabilità! La replica di Toni Matarrelli (di Giuseppe Florio.)

La coalizione “Diamoci una mano”? «Un minestrone che porterà all'ingovernabilità», secondo il candidato PD Ninni Mingolla. Il contrattacco è stato sferrato all'indomani della trionfante iniziativa di presentazione del candidato avversario Pompeo Molfetta,

alla guida di 6 liste civiche di diversa estrazione, reo di aver messo insieme destra, sinistra e centro in nome di un progetto politico non tradizionale.
A replicare brevemente e con garbo a Mingolla, il deputato Toni Matarrelli, tra gli artefici di quell'operazione: «L'argomento usato è debolissimo e poco credibile. Il Partito Democratico ha cercato tutti (tutti tutti tranne Forza Italia) i soggetti politici con cui Pompeo Molfetta è invece riuscito a fare sintesi. Senza dimenticare che sino all'ultimo il PD mesagnese ha cercato un accordo con Progettiamo Mesagne (Antonio Calabrese, Domenico Magrì, persone serie che stimo sinceramente, ma che però appartenevano politicamente alla corrente interna del PdL che faceva riferimento ad Alfredo Mantovano, ossia all'ala più a destra), fallendo anche in questo tentativo disperato. La verità é che il PD mesagnese non è riuscito ad aggregare, è rimasto solo, solissimo. Ninni Mingolla dovrebbe interrogarsi sul perché di questo isolamento inedito, capirne le cause e ripartire da lì facendo una sana autocritica. Per il resto risponderò pubblicamente a queste legittime considerazioni politiche, argomentando il perché delle nostre scelte, abbandonando il terreno dalle polemiche inutili e sterili, tentando di aprire un confronto con tutti i competitor sulla nostra idea di città. Rispediremo al mittente ogni giudizio moralistico, soprattutto se questi giudizi dovessero arrivare da coloro che hanno dimostrato nel corso degli anni di essere campioni di doppiezza morale (per intenderci: quelli che hanno predicato benissimo e praticato in maniera pessima e moralmente discutibile). Voglio infine augurare buon lavoro e in bocca al lupo a Pompeo, Antonio, Sabrina, Emilio e Ninni, persone perbene che prestano la loro passione per fare il bene della nostra città».
Negli scorsi mesi il PD, spiazzato dall'autocandidatura di Pompeo Molfetta che di fatto aveva rotto il patto fondante del centrosinistra, si era in effetti cimentato nel tentativo di dialogare con tutte le forze politiche mesagnesi, con la sola pregiudiziale – espressa dal segretario politico Francesco Rogoli – di Forza Italia. Il confronto con partiti e movimenti era però ben presto abortito, eccezion fatta per ProgettiAmo Mesagne. Il dialogo con questi ultimi era durato fino alla soglia delle definizione di un candidato comune, infine saltando l'accordo per l'indisponibilità dello stesso PD a procedere con la rottamazione della sua classe dirigente più anziana, Mingolla compreso. Da lì, i democratici hanno riscoperto la bontà della «vocazione maggioritaria», definizione utilizzata più volte dallo stesso candidato sindaco.
Le prime schermaglie, anche tra soggetti politici tradizionalmente alleati od amici, non lasciano presagire alcunché di buono, peraltro in un clima che soprattutto i grillini (ma anche i «competitors» della destra) hanno tutto l'interesse ad arroventare giorno dopo giorno. La presunta data delle elezioni fissata per il 31 maggio appare drammaticamente lontana.

Giuseppe Florio

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