Calabrese: io nuovo sindaco perché unico a saper ascoltare (di Giuseppe Florio).

Antonio Calabrese, 47 anni da compiere ancora, funzionario della Marina con una laurea in Scienze Politiche conseguita a Firenze, adorabile moglie avvocato che gli ha regalato tre altrettanto adorabili figli, è il candidato sindaco di ProgettiAmo Mesagne.

A conoscerlo, a conoscerne le abitudini, i rapporti ed i ragionamenti, “Tonino” sembra un po' «uno e trino». Per le radici culturali, innanzitutto: socialista («lombardiano», come tiene a precisare) da ragazzo, appassionato cultore del cattolicesimo democratico con l'età adulta, un saldo rapporto personale di stima e di studio con il conservatore Alfredo Mantovano. Per la frenesia dei ritmi di vita e la conseguente ubiquità: non perde le attività dei pargoli così come le iniziative della sua dimensione pubblica.

Per il legame col tempo intessuto con gli altri due maggiori esponenti del movimento politico a cui appartiene, Domenico Magrì e Raffaele Depunzio, un sodalizio all'insegna – secondo una felice definizione di quest'ultimo - della «democrazia orizzontale, che consente di affrontare e risolvere le questioni tutti insieme e con libertà». Così l'intervista a Calabrese diventa una sorta di intervista a tre voci, mai dissonanti ma ciascuna con una specificità diversa.

Perché il candidato è Calabrese – il meno visibile ed il più pacato - e non uno degli altri due? «E' l'unica speranza per questa città», spiega d'impeto Magrì, «ha competenze e capacità per fare il sindaco “chiavi in mano”, Molfetta e Mingolla sono triti e ritriti e quindi poco credibili, con Guarini si rischierebbe una seconda esperienza Incalza». «Nella nostra scuderia lui è il cavallo di razza, rassicurante, preparato, gran lavoratore, non potevamo lasciarlo fermo», aggiunge Depunzio con un pizzico di orgoglio.

E allora per quali ragioni i mesagnesi dovrebbero votarla?
«Per la mia capacità di ascolto, che è una virtù cristiana, come ho dimostrato in tutti questi anni, ogni volta che squillava il telefono ho risposto e sono accorso per qualsiasi questione. Noi non promettiamo la luna, come altri in questo periodo, ma abbiamo le ricette per risolvere un bel po' di problemi», argomenta Calabrese.

Molfetta sembra alla guida di un transatlantico, Mingolla è a capo del PD (che, pur solo, è sempre il PD), come può gareggiare la vostra goletta?
Depunzio coglie al volo la provocazione: «Noi siamo un veliero, se il vento tira vinciamo noi». E Calabrese, di rimando: «Alla convenienza abbiamo preferito la coerenza. Andremo per le strade a raccontare ciò che questi anni hanno rappresentato, tanto Molfetta quanto Mingolla sono in imbarazzo per il degrado procurato». Magrì rincara la dose: «I tempi sono maturi, Molfetta e Mingolla vorrebbero far passare con nonchalance quello che è stato il peggior governo cittadino del dopoguerra, un autentico delirio, ma i cittadini non hanno l'anello al naso. Se non vincono al primo turno, saranno asfaltati». Anche perché, come confida Depunzio, «proveremo ad intercettare il voto degli scontenti, di quelli che non vanno solitamente a votare».

Quale sarebbe il primo provvedimento di Calabrese sindaco?
«Certamente la riforma della burocrazia comunale, depositammo una proposta per attivare la carta dei servizi del cittadino e la certificazione dell'ente già nel maggio del 2011, oggi tutti sono saliti sul carro di questa idea. Ma sarebbe necessario contestualmente allestire una task force di tre persone per intercettare fondi, elaborare progetti, anche sfruttare le convenzioni in atto (quale quella con l'ISBEM) per utilizzare preziose risorse umane». Oppure, secondo l'icastica espressione di Depunzio: «Una strigliata alla macchina amministrativa, lo possiamo fare solo noi perché solo noi abbiamo le mani libere».

Giuseppe Florio

 

 

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