Guarini: se eletto Sindaco rinuncio a ogni mio compenso.
Come una divisa stirata e inamidata, il discorso del candidato sindaco Emilio Guarini non fa una piega.
Abbandonando i toni gassosi e la ricerca dell'ingaggio polemico ad ogni costo che ne avevano caratterizzato le ultime settimane, l'ammiraglio sceglie la strada politicamente più conveniente: quella che lo presenta a tutti gli effetti come un fautore della concordia civile. Esordisce con una celia mutuata da Umberto Eco («Che speranze ho di essere ascoltato benevolmente da voi? Nessuna»), per poi spiegare «quale è la differenza sostanziale rispetto agli altri», i competitor, praticamente mai nominati.
«Oggi è tempo di diffondere entusiasmo», argomenta, «convincendo i nostri concittadini che c’è una speranza, che è la nostra proposta. Non dovrà cambiare semplicemente l’amministrazione ma la mentalità con cui si governa». Il piano di Guarini è impostato razionalmente, da uomo abituato a prendere decisioni: «Se pensiamo di governare gestendo, seppure onestamente, la normale amministrazione, noi condanniamo questa città a improvvisare requisiti e soluzioni.
Noi dovremo guardare oltre l’orizzonte e curare tutte e tre le fasi che caratterizzano una efficace organizzazione di un Ente Locale: la programmazione (studio, approfondimento, confronto con le parti sociali, in modo da pervenire alla stesura di un piano di sviluppo per ogni specifico settore), la direzione (stabilire, prima, le soluzioni per la gestione ed il mantenimento e definire, prima, compiti e responsabilità degli uffici ed i tempi per gli interventi) e il controllo (verifica della corretta esecuzione delle opere)». Poi illustra le intenzioni programmatiche della coalizione “Noi insieme.
Adesso”: «Sul piano economico, realizzare le migliori condizioni perché si crei lavoro, con particolare riferimento all’agricoltura, all’industria ed al commercio. Sul piano finanziario, assicurare una maggiore equità fiscale ed una riduzione massima possibile dell’imposizione fiscale. Sul piano sociale, rivisitare i servizi sociali e quelli socio-sanitari, partendo da una mappatura periodica dei bisogni reali. Sul piano culturale, mettere a sistema i beni archeologici e monumentali presenti nel territorio, in modo da derivarne una gestione integrata ed un’offerta formativa, informativa e turistica di massimo ritorno. Sul piano dei servizi, certificare l’Ente». Quindi, una breve concessione autobiografica per rivendicare le proprie origini popolari («Il mio papà era un artigiano stimato da tanti, e nostro Signore ha pensato bene di portarcelo via quando avevo 7 anni.
E nonostante la giovanissima età ho conosciuto in quel periodo le difficoltà di mia madre a portare avanti due figli senza un reddito decente»), ma anche la folgorante carriera militare («Ho avuto la capacità e la fortuna di entrare in Accademia nella Marina Militare e ci sono rimasto 40 anni gioendo per le straordinarie opportunità che essa offre: il senso del dovere, della responsabilità, dell’appartenenza»). Per finire, il colpo di teatro: «Offro disinteressatamente il mio servizio, dichiaro formalmente di rinunciare al compenso previsto per il sindaco e a dimettermi immediatamente se si dimostrerà un interesse venale personale, mio, di mia moglie e dei miei figli».
Giuseppe Florio