25 aprile 2022. Putin go home! (di Homo Videns)
Sono passati 60 giorni di bombardamenti, massacri, città distrutte, militari e civili uccisi in Ucraina dall’esercito russo.
Il dittatore russo ha ripetuto 100 volte la barbarie fatta dalle truppe nazi-fasciste che distrussero la città spagnola di Guernica. Il famoso quadro di Picasso ne ha fatto un emblema.
Guernica, una città di 7.000 abitanti, fu rasa al suolo dagli aerei tedeschi e italiani negli ultimi giorni di aprile 1937, 85 anni fa, con l’uso di bombe di tutti i tipi, comprese quelle incendiarie. Fu la più bestiale carneficina, prima delle stragi nazifasciste della seconda Guerra Mondiale.
Putin ha ripetuto questa bestialità su decine e decine di città ucraine. E si candida a superare la malvagità dei nazisti. Ma bestialità simili sono avvenute anche dopo la seconda G. M.: in Corea, in Vietnam, in Palestina, nel Cile e in Iraq, in Afghanistan… In questi casi, i barbari sono stati gli eserciti di Paesi come la Francia (in Vietnam, prima degli Stati Uniti), l’URSS (Afghanistan), ma gli Stati Uniti soprattutto.
E sempre i democratici, i pacifisti, hanno gridato: Yankee go home! Nixon go home! Bush go home! Hanno fatto sottoscrizioni per inviare aiuti alle popolazioni colpite: medicine, ma anche armi.
Yankee go home! ha risuonato per decenni, dai primi anni ’60. Ma oggi non si ode il grido: Putin go home! Perché questa benevolenza nei riguardi di un dittatore così sanguinario? E perché non ci sono oggi le sottoscrizioni per aiutare la resistenza ucraina?
Storici illustri hanno dilapidato la loro fama sostenendo che tutto sommato gli Ucraini se la sono cercata, la loro disgrazia: “Non avrebbero dovuto essere succubi degli Americani, della Nato, si sono fatti imbrogliare, stanno combattendo una guerra per procura”. Così, non accorgendosi di essere vittime di un pregiudizio anti-americano, sostengono in definitiva, che gli ucraini sono degli automi al servizio degli Americani. Non vedono ciò che le cronache raccontano: un popolo che vuole difendere la propria sovranità, la propria libertà. Un popolo che è sfuggito alle grinfie dell’URSS ed alle macerie della sua dissoluzione; sia pure tra mille contraddizioni. Sia pure in una situazione dalle molte sfaccettature.
Ma nessuno pensava che quel popolo avrebbe resistito più di una settimana. Tutti pensavano che si sarebbe arreso alla soverchiante prepotenza russa in 4-5 giorni. E invece no. Resistono, tra mille devastazioni, tra migliaia di morti. Come i cronisti dicono, come stiamo vedendo in Tv tutti i giorni, da 60 giorni: gli ucraini stanno vivendo un patriottismo inaspettato. Come si fa a non vederlo?
Anche in Italia, dopo l’8 settembre del 1943, ci fu un patriottismo inaspettato. Nacquero le formazioni partigiane. Alcune di loro misero sulle loro insegne l’immagine di Garibaldi, il più forte simbolo del patriottismo. Si combatterono due Patrie. Quella succube dei nazisti, la cosiddetta Repubblica Sociale. E quella dei partigiani, nelle sue varie componenti, protesa alla creazione di una Patria indipendente. E fu un patriottismo non nazionalistico, un patriottismo costituzionale. Come lo è, nella grande prevalenza, il patriottismo degli Ucraini.
Diranno, le grandi menti, che non si possono fare paragoni. …Ma sfondano una porta aperta. Ovvio che le situazioni sono diverse! Ma si può forse negare che la Resistenza italiana portò alla creazione di una Patria Indipendente? E che la resistenza Ucraina spinge nella stessa direzione?
E allora, oggi l’Homo Videns pacifista, antifascista, antimperialista, grida: Putin go home!
(Homo Videns)