Erostrato, chi era costui? (di Homovidens)
La Storia racconta che, nel 356 a.C., a Efeso – vicino all’attuale città di Smirne, ora in Turchia – c’era uno dei più bei templi dell’epoca, il Tempio di Artemide.
Artemide era una figura mitologica, allora considerata la dea protettrice della natura boschiva, della fertilità (sia maschile che femminile), delle partorienti, ma proteggeva anche i cacciatori e la selvaggina; oggi si potrebbe definire “una dea ecologica”. Il tempio a lei dedicato era una delle sette meraviglie del mondo.
Erostrato, invece, era un semplice pastore, ignoto a tutti, uno di quelli che erano abbagliati dalla bellezza e grandezza della dea e del suo tempio. Era anche un poveraccio, roso dall’invidia per i personaggi noti e potenti della sua città. Un bel giorno, egli decise di appiccare il fuoco proprio al tempio di Artemide. Aveva pensato che sarebbe diventato famoso proprio per quel gesto, che non sarebbe potuto passare inosservato.
E, in effetti, divenne famoso; tanto che il suo nome ricorre in una lunga serie di opere letterarie, filosofiche, politiche. Fu giustiziato, dice la Storia, dai suoi concittadini, anche se non causò la morte di nessuno; ma oggi nessuno ricorda più Chersifrone, l’architetto (il più noto) che aveva progettato e costruito il tempio, nessuno ha dedicato romanzi a Chersifrone, ma Erostrato è famoso; lui è rimasto nella Storia.
Se una lezione se ne può ricavare è che si diventa più importanti a distruggere che a costruire. Ovviamente, non condividiamo questa conclusione. Nessuna persona savia può condividere una conclusione così. Eppure…
Eppure… accade anche oggi che, ogni tanto, qualcuno si accanisca contro la statua del Mosé di Michelangelo, o contro la tale o tal altra opera d’arte.
Eppure…, se leggiamo le cronache di questi ultimi giorni, salta agli occhi la strage compiuta dal giovane Andreas Lubitz, il quale non ha esitato ad uccidere 150 persone, per coronare il suo suicidio. La sua ex-fidanzata ha dichiarato che Andreas le aveva detto: «…un giorno farò qualcosa che cambierà la vita di noi gente dell’aria, e allora tutti conosceranno il mio nome, tutti mi ricorderanno». Ecco: Erostrato ritorna. Ed è sempre “volontà di potenza”.
Sicuramente, nessuno ricorderà il nome del progettista dell’aereo, pochi ricorderanno i nomi delle 149 persone ammazzate, ma tutti ricorderanno Andreas Lubitz. Almeno fino al prossimo kamikaze, al prossimo terrorista, al prossimo eccidio, alla prossima strage.
Di Lubitz si dirà forse che ha incarnato lo “spirito tedesco”, della freddezza e della precisione teutonica; oppure la “hybris” (detto terra terra: mania di grandezza), anch’essa propria dello “spirito tedesco”. Di Erostrato si disse forse che incarnava qualche spirito folle, che lo aveva invasato fino ad illuderlo della potenza divina (anche qui: “hybris”).
E certamente, una cosa è la violenza singola, fatta in solitudine, come quella di Erostrato e Lubitz, espressione di un disagio singolo, personale; altra cosa è la violenza di gruppo, come quella dei fondamentalisti islamici in Iraq, in Nigeria, in Afganistan, espressione di un disagio collettivo. Peraltro, la distruzione delle grandi opere d’arte è pure una costante di queste “imprese” terroristiche: le cronache recenti ci parlano della distruzione dei templi buddisti, del museo assiro, del museo di Baghdad, ecc.; ma mentre del fondamentalismo islamico ci si preoccupa, non si fa altrettanto per il fondamentalismo narcisistico.
Tuttavia oggi, passando da Erostrato a Lubitz, la potenza degli strumenti a disposizione dei narcisi frustrati (o potenziali erostrati) è aumentata a dismisura. La stessa potenza dei mezzi di comunicazione ha modificato il nostro modo di pensare. La “hybris” si è moltiplicata a dismisura, è un tutt’uno con la nostra forma mentis, col nostro iphone, smartphone, twitter e facebook. Ci svegliamo la mattina con loro, andiamo a letto con loro.
Bisognerebbe pensare a prevenire l’erostratismo, no? C’è qualcuno che ci sta pensando? Siamo sicuri di non essere placidamente seduti su di una polveriera?
Occorre ricordare il caso di Melissa Bassi? Non ci rendiamo conto che la stessa cosa è avvenuta sabato scorso a Reggio Calabria?
E siamo sicuri che si possa governare con sms e tweets? Ci si rende conto della “mania di grandezza” racchiusa in un sms o in un tweet?
Si può continuare ad ignorare la formazione democratica e partecipata della “volontà popolare”?
O, addirittura, distruggere i corpi intermedi, ossia le Associazioni, i Sindacati, i luoghi di cultura, i comitati di quartiere, i mercatini rionali…
Ma ci rendiamo conto di dove si trova oggi la “volontà popolare”?
Sui blog di Grillo. Nei tweet di Renzi.
Homo Videns