De Luca for President? (di Homo Videns)
Appena 20 giorni fa scherzavamo sulla possibilità che, se vince il Sì, avremo un De Luca come senatore e, quasi certamente, non avremo un Emiliano come senatore.
Mai e poi mai ci saremmo sognati di prevedere che il De Luca vero sarebbe tornato alla ribalta della politica e dei mass-media quale alfiere del Sì e alfiere del clientelismo.
Scherzavamo, ma … il vero De Luca ci ha smentiti; non era uno scherzo, era tutto vero: per far vincere il Sì bisogna essere come Trump, anzi “oltre”, come spesso ama dire il vero De Luca. Non sto a ricordarvi l’incitazione ad offrire questo e quell’altro agli elettori della Campania, dalle cosucce da 4 soldi, ai milioni di euro negli investimenti in molteplici settori con scelta di pertinenza del Presidente di Regione. Voglio soffermarmi, invece, sui patetici tentativi della casta renziana di derubricare questo inedito fatto ad un piccolo episodio di macchietta napoletana. Il vero guaio è questo: si chiudono gli occhi di fronte ad un ciclone che investe le ragioni stesse della sinistra, si giustifica un sistema di clientele che premia la vicinanza, la fedeltà al ras locale invece che il merito. Questa stessa casta renziana si riempie la bocca con la meritocrazia, con la rottamazione della vecchia politica, ma poi è subito lesta a saltare sul carro della peggiore Democrazia cristiana.
La vera posta in gioco nell’ormai imminente referendum è proprio questa. Si torna a 50 anni fa, quando i giovani avevano l’obbligo di inginocchiarsi al sistema clientelare per poter entrare nel gioco dell lavoro, nel gioco stesso della vita? Ricordate? Mi rivolgo ai più anziani: a Napoli negli anni 50 ti davano una scarpa prima delle elezioni; l’altra te la davano se vincevano, dopo le elezioni; poi, negli anni 60 il pacco di pasta, le scatole di formaggini, e così via. Poi metà della mille lire; l’altra metà dopo le elezioni; e molto altro ancora.
Coloro che, all’interno del Partito democratico fanno finta di non vedere, fanno come gli struzzi, mettono la testa sotto la sabbia, o fingono di non sapere o sono consenzienti. Fanno l’opposizione a Renzi, ma si stanno scavando la fossa con le proprie mani.
Ormai è chiaro che, se vince il Sì, il nuovo senato sarà costituito per il 60 % da Consiglieri regionali nominati dal PD; sarà la cassa di risonanza del Governo; una camera addomesticata al Partito Unico; e non ci sarà posto per i bersaniani, i dalemiani, quelli che vogliono continuare a ragionare in termini di sinistra di base; saranno spazzati completamente. Sarà l’inizio della fine della democrazia rappresentativa; torneranno i notabili di ottocentesca memoria.
Spero che anche quelli che si stanno spendendo per il Sì si rendano conto che dopo le elezioni saranno fatti per sempre fuori. E, quindi, è auspicabile che nel segreto dell’urna siano colti da un soprassalto di lucidità e comprendano che questo voto è l’ultima opportunità per impedire il ritorno del regime clientelare.
Homo Videns