La manovra del Governo “in supposte” (di Homo Videns)

Vorrei augurarci, all'esordio di questo nuovo anno, che il 2019 ci faccia vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi.

In molti si sono affannati a descrivere la manovra economica del governo Salvi-Maio “in pillole”, con lo scopo di spiegare “terra-terra”, cioè ad uso e consumo del “popolo”, le magnifiche sorti e progressive del Governo anonimo, né di destra né di sinistra.

Da alcuni anni, ormai, alcuni propinano l’idea che non ci siano più destra e sinistra, che siano concetti superati, rimanenze di un ‘900 ideologico. Oggi, secondo loro, saremmo entrati nell’epoca del benessere post-ideologico; e in quest’epoca il “popolo” avrebbe sepolto per sempre le ideologie. Saremmo, così, all’avvento della realtà. Chi predica questa idea non si accorge, o fa finta di non accorgersi, che è un’ideologia anch’essa.

Nella mia pur breve e labile memoria, mi pare di ricordare che già 50 anni fa i grandi giornali di allora predicavano la stessa cosa. Accusavano i giovani del ’68, che inneggiavano a Marx e al popolo lavoratore, di essere fuori dalla realtà, impantanati in astruse “ideologie”. E si inventarono gli opposti estremismi; perché loro (i borghesi giornali cantori dell’ordine costituito) non erano né di destra né di sinistra. Erano di centro, così dicevano (per velare le politiche di destra). E la maggior parte della popolazione li seguiva.

Ma se proviamo ad andare ancora più indietro nel tempo; aiutandoci con i testi di storia, sia scritti che online, allora vediamo che sin dal primo Novecento, se non addirittura dal decennio precedente, le classi dominanti auspicavano il superamento delle ideologie di destra e sinistra, in favore di una cultura popolare ed un conseguente governo popolare. Alla fine dell’Ottocento ci provò Giolitti, con modalità liberal-democratiche, a proporsi come governo di centro, ma non ci riuscì. Era di destra, e così veniva percepito. Ma si vergognava, e si diceva di centro.

Negli anni venti, con il fascismo, questa ideologia popolaresca, fondata sulla centralità del “popolo”, si affermò con modalità autoritarie e dittatoriali che sono note a tutti, e non venivano mascherate; e si sviluppò in forme di governo, atte a favorire la grande e piccola borghesia in ascesa, che oggi andrebbero rilette e guardate con occhio molto attento.

Vennero, nel dopoguerra, gli anni del centrismo, a guida della Democrazia Cristiana, che durarono un quarantennio circa; e chi governava allora non si vergognava di appartenere ad un governo di centro. Anche allora le politiche servirono per favorire i vari strati di borghesia, ma attutiti da un notevole interclassismo popolare.

Oggi invece, 2018-19, a 100 anni di distanza da Giolitti, a oltre 30 dalla fine dell’egemonia DC, il Salvi-Maio recita, con una bella faccia da “paraculo”, e con i suoi cantori, di non essere né di destra, né di sinistra, né di centro.

Basterebbe già questo per mettere chiunque sul chivalà! Eppure, una buona fetta della popolazione italiana ci crede. Come mai?

Forse la risposta sta proprio nel concetto di “paraculo”. Questo termine un po’ volgare, ma divenuto ormai di uso comune, sta a significare in senso figurato, “chi sa abilmente e con disinvoltura volgere a proprio favore una situazione, o fare comunque il proprio interesse” (vedi Enc. Treccani).  La voce della Treccani non è esaustiva e si può declinare in vari modi; il paraculo è quello che, spesso senza arte né parte, approfitta dell’ingenuità degli altri per trovarsi in posizioni che con le sue sole capacità professionali non meriterebbe. Comunque, il concetto è chiaro: prendere... per i fondelli il prossimo.

E noi italiani siamo maestri nell’arte dell’apparire. Chi di noi, almeno una volta nella vita, non è stato mosso dalla voglia di apparire migliore di quello che siamo? La differenza è che il “paraculo” lo fa sempre, non una volta tanto. È ovvio che se lo incontriamo a livello privato, dopo un po’ prendiamo le distanze dal “paraculo”, e via. Ma è concepibile il “paraculismo” come pratica di governo? Ovviamente, non possiamo attribuire al Salvi-Maio il merito di aver inventato questa pratica di governo. A mio modesto parere, questo merito và riconosciuto ad almeno due altri personaggi precedenti; ma di questo, parleremo prossimamente.

Intanto, questo bravo Governo anonimo ha confezionato una manovra economica, con i soldi degli italiani, di cui ci hanno fatto vedere alcune pillole, nascondendo le supposte. In attesa di capire bene tutti i retroscena di questo bilancio statale 2019, penso sia utile mostrare alcune supposte, le prime che si vedono subito (prima agli Italiani, s’intende).

Supposta n.1: per i pensionati

Blocco delle pensioni che superano i 1520 euro mensili.

Supposta n.2: per i giovani

Blocco delle assunzioni nel pubblico impiego.

Supposta n.3: per le città

Meno risorse ai Comuni; se vogliono conservare lo stesso livello di servizi, dovranno aumentare le tasse comunali.

Supposta n.4: per le associazioni

Raddoppio delle tasse.

Verrebbe da dire: “No Grazie. Di queste supposte non abbiamo bisogno”. In seguito vedremo se ce ne sono delle altre, nascoste nelle pieghe della politica economica; ma un suppostone si intravede già, lo stanno preparando per febbraio.

Intanto, c’è da domandarsi: ma a quali classi e ceti sociali fanno riferimento, queste politiche? Ci sembra troppo presto per vederlo chiaramente; al momento si vede solo un guazzabuglio interclassista, tale da far arrossire quello dei tempi del centrismo DC.                                                                          (1-continua)

Homo Videns

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