La strage di Sant’Anna di Stazzema (12 agostro 1944) dalla voce dei testimoni (di Carmelo Molfetta).
I tedeschi arrivarono all’Argentiera di Sotto, frazione di Sant’Anna, di primo mattino il 12 agosto 1944
(“alle 7 arrivarono i soldati e fecero irruzione..” teste Milena Bernabò. In effetti si era sparsa la voce della presenza dei militari tedeschi (“..con divisa mimetica e fregi delle SS ..” teste Bernabò) e subito la popolazione fu allarmata anche perché avevano saputo che nel vicino paese di Monte Ornaro i tedeschi “..bruciavano le case, ammazzavano gli uomini lasciando indenni le donne ed i ragazzi…” teste Navari).
Nessuno aveva dato ordine di sfollamento e comunque nessuno ne aveva avuto notizia (teste Navari) tanto che “…una signora era andata al comando tedesco di Tonfano a chiedere se fosse vero che c’era stato questo ordine di sfollamento e si era sentita rispondere di no. Le avevano detto di rimanere pure, perché era zona bianca e non c’era pericolo, sicché la gente rimase al suo posto.. “ teste Bernabò)
La micidiale aggressione, dunque non solo avvenne nei confronti della popolazione civile composta da persone anziane, di donne e bambini, ma anche nei confronti di una popolazione inerme ed indifesa anche perché , o forse proprio perché “ …non c’erano più neanche i partigiani portatisi nella zona di Pisa ove si era spostato il fronte…” (teste Navari).
Infatti in precedenza c’erano stati gli scontri con i partigiani sul Monte Ornato e a Farnocchia il 30 ed il 31 luglio, quando ci fu “..un tentativo di accerchiamento delle formazioni partigiane da parte nazista che li indusse a spostarsi nella montagna sopra a Camaiore per non correre il rischio di essere accerchiati ed annientati. ..” (teste Mancini)
“L’orario dell’aggressione fu scelto proprio per poter trovare tutta la popolazione civile dentro le proprie case … e lo scopo era quello di creare terra bruciata intorno ai partigiani, togliendo loro un retroterra che gli consentisse di continuare nella lotta all’invasore tedesco…” (Mancini).
I tedeschi, dunque, erano arrivati all’’Argentiera di Sotto, avevano radunato tutti i ragazzi e gli uomini che furono trovati sul posto “sospingendoli verso il muro”. Furono messi tutti in fila costringendoli a portare in spalla casse di munizioni e facendoli incamminare sino in “località Vaccareccia”. Qui “vennero tutti rinchiusi in una stalla dopo aver fatto uscire gli animali ..cominciarono a sparare con le pistole sui prigionieri inermi ed a tirare nel mezzo un mazzo di bombe anticarro con il manico di legno”. (Navari)
Durante l’operazione fu notata la presenza anche di militari italiani repubblichini. Il teste Mauro Pieri riferì che, avvertiti dell’arrivo dei tedeschi “non fece in tempo a scappare perché alle 7 del mattino arrivarono i tedeschi, all’incirca una cinquantina di soldati, ma il primo che irruppe da loro non era tedesco perché parlava italiano, in seguito individuò un altro soldato italiano il quale li fece proseguire sino a Vaccareccia “parlando con tipica cadenza della Versilia.” Confermò che furono rinchiusi nella stalla e notò che quel soldato italiano “sparò un segnale in aria con un mortaio e soltanto dopo iniziò la carneficina”.
Sui motivi dell’eccidio si ipotizzò : 1) il ferimento di un militare tedesco alla Vaccareccia; 2) la volontà di vendicare alcuni repubblichini uccisi dai partigiani; 3) il mancato sfollamento dal paese.
Il processo dimostrò che nessuna di queste ipotesi poteva essere confermata, ed anzi furono tutte smentite. In realtà “…per il tipo di movimento delle truppe, per la vastità dell’area, per la sua conformazione e per il numero delle vittime e dei rastrellati, non poteva che trattarsi di un’operazione pianificata fino al livello tattico più basso…i soldati giunsero da quattro direttrici diverse con una manovra di accerchiamento…comunicarono a distanza con razzi luminosi –circostanza confermata dai testi- per indicare ..il raggiungimento di una certa posizione, oppure l’inizio dell’azione…”.(Dott. Politi consulente di tecnica di guerriglia del PM). Questi dichiarò che “..il 12 agosto 1944 a Sant’Anna fu utilizzata la tecnica della battuta circolare, ampiamente illustrata in una pubblicazione dottrinale nazista con la quale le forze armate tedesche venivano indottrinate per equiparare il partigiano a un comunista..”
Tecnica già utilizzata sul fronte orientale e nei Balcani e per lo sterminio totale della popolazione di Vinca dal 24 al 27 agosto e quello successivo di Marzabotto sull’altro versante dell’appennino. Anche il tentativo di ripetere la teoria della irresponsabilità penale per aver eseguito solo degli ordini, fu rigettata: ma su questo Hannah Arendt ha già scritto tutto con “la Banalità del male”.
Agli imputati venne contestato l’aver…”cagionato la morte di numerose persone – verosimilmente tra le 457 e 560, tra le quali e in prevalenza anziani donne e bambini, le quali non prendevano parte alle operazioni militari, agendo –gli imputati- con crudeltà e premeditazione”.
Il Tribunale ritenne che “la drammatica incisività” del racconto dei sopravvissuti allo sterminio.. e “avendo presente i dolorosi racconti dei testimoni si può porre nella massima evidenza lo sconvolgente eccesso di malvagità dell’azione delle SS a Sant’Anna, connotata sia nel loro profilo ideativo che nella estrinsecazione esecutiva, da una spietatezza e da una insensibilità morale che hanno toccato livelli inimmaginabili”.
Tutti gli imputati furono condannati all’ergastolo.
(Sentenza n. 45 Tribunale Militare di La Spezia dep. il 20/9/2005)
Fatela leggere ai giovani nelle scuole.
In memoria della strage del 12 agosto 1944
Carmelo Molfetta