Tutti i primati di Napolitano, l'uomo che spiegò il Pci agli Usa (di Carmelo Molfetta).
Durante la sua lunga esperienza politico-istituzionale, ha collezionato numerosi primati. Alcuni di portata storica, e, sebbene lontani noi dai riflettori ufficiali, vogliamo cimentarci a raccontarveli
Durante la sua lunga esperienza politico-istituzionale, ha collezionato numerosi primati. Alcuni di portata storica, e, sebbene lontani noi dai riflettori ufficiali, vogliamo cimentarci a raccontarveli. “La novità e il significato dell’avvenimento stavano nel fatto stesso del rilascio del visto per la prima volta a un membro della direzione del Pci”. Così Napolitano, allora membro della direzione comunista, resocontava al ritorno del suo viaggio che apriva, per la prima volta a un dirigente del Pci, le porte degli Usa.
Era il1978 e Napolitano fu accolto, dopo un invito della prestigiosa Università di Princeton (ogni anno questa Università si gioca la partita per il primo posto nel mondo della graduatoria delle sedi universitarie con Harvard, Chicago e Michigan) per un giro avente “caratterizzazione politico – culturale” presso le più importanti sedi universitarie americane per “illustrare la politica del Pci”.
Il rapimento Moro, ed il suo tragico epilogo, era appena compiuto e Napolitano illustrava agli americani la linea politica del Pci sulle Br considerate non “come marionette opportunamente travestite dalla reazione…” ma come il frutto di una “degenerazione fino al delirio ideologico e al crimine più barbaro della ispirazione rivoluzionaria del marxismo e del movimento comunista”.
Conservo quasi tutte le annate di Rinascita dei miei anni del liceo e dell’università dove sono andato a ripescare il racconto del primo dirigente del Pci invitato negli Usa: in quelle pagine c’è la storia di tanti della mia generazione. La conventio ad escludendum ha tenuto lontano dal governo per circa mezzo secolo i comunisti italiani, pur democraticamente eletti nel Parlamento e dunque, anche essi legittimamente titolari, in quanto rappresentanti del popolo italiano, della sovranità popolare.
Napolitano è stato il primo comunista (ex comunista o post comunista fate voi) eletto Presidente della Repubblica Italiana (già eletto presidente della Camera primato condiviso con Pietro Ingrao, Nilde Jotti, e poi Luciano Violante e mettiamoci pure Fausto Bertinotti) e con la sua elezione sembrerebbe caduto ogni ultimo steccato e pregiudizio nei confronti di una tradizione politica fondamentale ed essenziale protagonista della Resistenza, madre della Repubblica Italiana.
Egli è anche il primo Presidente della Repubblica Italiana rieletto allo scranno più alto dello Stato Italiano. Gli studiosi di diritto costituzionale, a mente di quanto previsto e regolamentato con la carta costituzionale, hanno sempre sostenuto che l’Italia non è né può essere considerata una repubblica presidenziale. Una delle argomentazioni utilizzate per negare la natura presidenzialista della Repubblica Italiana, era proprio il fatto che nessun Presidente della Repubblica fosse mai stato rieletto (A. Barbera).
Ora dovranno riscrivere i libri di testo universitari e dovranno utilizzare altre argomentazioni. Egli è il pontefice massimo del “parlamentarismo”, tutore e garante delle prerogative del Parlamento, in quanto detentore della sovranità popolare, e per garantire ciò egli usa in limine tutte le sue di prerogative di Presidente della Repubblica.
Non era, altresì, mai accaduto che un Presidente della Repubblica fosse mai stato intimato di testimoniare innanzi ad un tribunale della Repubblica Italiana (uso il termine “tribunale” in senso atecnico). Ed anche questo è accaduto con Napolitano. Le cronache di queste ultime ore raccontano di oltre tre ore di interrogatorio (di esame testimoniale) cui Napolitano si è sottoposto; bene hanno fatto i giudici a restare seduti all’entrata del Presidente perché in quella sede egli era un testimone.
Un avvocato dello Stato, con una dichiarazione un poco auto indulgente ha detto che “è stata scritta una fondamentale pagina di storia democratica” con l’ascolto del Presidente della Repubblica. Più significativa, ed in linea con i tratti dell’uomo, mi pare la dichiarazione di Napolitano che ha detto” diffondete subito le trascrizioni perché l’opinione pubblica deve sapere”. La Storia dirà il resto.