Riflessioni su Giovanni Messe, l'ultimo Maresciallo d'Italia. (di Carmelo Molfetta)
Per motivi di approfondimento professionale ho consultato, tempo fa, il libro “La Storia della P2” di Alberto Cecchi (Editori Riuniti).
Membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, di cui era vicepresidente, Alberto Cecchi “ricollega la vicenda della celebre loggia ai diversi appigli ai quali è stata agganciata la ragnatela di Licio Gelli dal 1944 ai giorni nostri…”. (Dalla IV di copertina).
Sicché mosso da interesse del tutto neutro, certamente non prevenuto, ho affrontato lo studio del piacevole libro ricco di molte informazioni utili alla mia ricerca.
Il libro racconta in modo documentato di “Quarant’anni di ragnatela” che spesso ha messo in pericolo la democrazia ad opera di uomini che l’Italia imparerà a conoscere sin da subito il dopoguerra: Sogno, Sindona, Gelli la loggia P2 e via costruendo la “strategia della tensione”-
Dopo poche pagine leggo: “Ferruccio Parri, ossia l’uomo che la Resistenza aveva posto a capo del Comitato di Liberazione Alta Italia….mostrò di avere a sua volta avvertito il pericolo che gli veniva da Berna (i tedeschi lo avevano arrestato e McCaffery, capo dei servizi inglesi durante la guerra, brigava per ritardare il rilascio di Parri) perché in una lettera inviata al rappresentante pro tempore del CLN Alta Italia presso i servizi alleati del febbraio 1944 lo segnalò con allusioni assai chiare. Scrivendo ad Alberto Damiani elencava le difficoltà e gli ostacoli che il CLN Alta Italia si trovava di fronte tra cui gli intrighi a Berna dell’addetto militare italiano gen. Bianchi presso la legazione del <regno del sud> in Svizzera ( che Parri mette in relazione coi traffici del gen. Messe).
L’espressione usata ed il contesto espositivo la connotano chiaramente in modo negativo: di quali traffici mai Parri avrebbe parlato riferendosi al Gen. Messe?.
Individuata la nota bibliografica in calce al capitolo risalgo ad una vecchia pubblicazione che costituirebbe la fonte di tale affermazione contenuta nel libro di Cecchi.
Si tratta di un grosso tomo edito da Feltrinelli “La Resistenza e gli alleati” di Pietro Secchia e Filippo Frassati che a pag. 69 riporta integralmente proprio la citata nota di Ferruccio Parri a Alberto Damiani.
Parri espone le difficoltà incontrate per organizzare la lotta di liberazione, denuncia che lo sforzo “di coordinamento continuo ed ostinato è reso spesso vano dalla leggerezza e dalla indisciplina sia dei nostri che degli amici vostri” nonché della necessità di un approvvigionamento di armi “largo intelligente e coordinato, intorno ad una mitragliatrice riuniamo dieci uomini, che può permetterci di passare dalla guerriglia spicciola alla guerra organizzata..” e nell’elencare tali difficoltà cita “…un intensificato lavoro agenti Messe in buona parte inetti ed innocui arrivati dal sud….”.
Dunque ancora un giudizio non propriamente lusinghiero su Messe espresso da uno dei protagonisti della Resistenza Italiana.
Ma di quali traffici sarebbe stato protagonista Messe, e chi erano questi suoi agenti, ancorché “inetti ed innocui” come li definisce Parri”.
Mosso da questa curiosità ed anche convinto che le pagine scritte dalla Resistenza hanno (ri)dato dignità ed onore a tutto il popolo italiano, sono intervenuto anche io durante i lavori del convegno ricordato dal Prof. Urgesi. Sono sicuro che, data la sua onestà intellettuale, il Dott. Urgese provvederà a riparare tale svista.
Purtroppo il conformismo intellettuale, come si sa, è un grande nemico del libero pensiero; il conformismo intellettuale celebrativo, poi, rappresenta l’anticamera del pensiero unico, ed in quella circostanza gli addetti ai lavori non risposero a quella mia semplice quanto documentata osservazione.
Sono molto grato al Prof. Urgesi per le affermazioni contenute nella parte finale del suo intervento: ora che i miei dubbi sono stati riproposti da un bravo addetto ai lavori, e non da un intruso come fui allora io in quella circostanza celebrativa, forse il dibattito su Giovanni Messe, dopo quello sul Generale Messe, si arricchirà di altri importanti capitoli che consentiranno di approfondire e di conoscere meglio la sua personalità.
Per conto mio ho continuato le mie ricerche: ma gli storici sanno già tutto; devono solo rendere note le conclusioni dei loro studi.
Mesagne 16 luglio ’15
Carmelo Molfetta