Melampo.(Carmelo Molfetta)
Il fido Melampo proprio fidato non era.
Si era venduto il pollaio alle faine: una volta a settimana queste andavano a rubare sette galline dentro il pollaio, Melampo non abbaiava e veniva premiato con una pollastrella tutta bella e spennata.
Povero contadino tradito proprio da chi lo avrebbe dovuto difendere.
La storiella potrebbe essere raccontata diversamente.
Quell’assedio, quello famoso alla città di Troia da parte dei Greci, durò ben dieci anni, da noi, invece, l’assedio è durato quasi venti anni; ma gli assedianti, come a Troia, non avrebbero mai potuto vincere senza il cavallo di Troia, o, se volete, senza un Melampo.
Nell’un caso e nell’altro sempre di inganno si è trattato.
Questa città pare non sia più capace di vigilare.
Le futili risse sulla piazza virtuale, regno dell’insulto senza neanche il coraggio di dirsele in faccia, hanno sostituito i dibattiti pubblici.
I comunicati hanno preso il posto del confronto politico nelle sedi istituzionali.
Sempre più la rappresentanza politica è rappresentativa di sé stessa e la storia di questa città appare dimenticata: non so se è proprio la città dimentica di sé stessa.
La Memoria grande assente; l’esistenza, e la vana gloria dell’apparire, ricercata solo nel presente; l’ambizione personale vanta un grande credito sulla consapevolezza di sé; per governare bastano solo i numeri e al diavolo se ieri eri stato (forse) antifascista: oggi non serve.
A nulla importa se hai rinsecchito le tue radici: quello che conta è il profitto politico.
La fascia tricolore della Repubblica Italiana, quella nata dalla lotta di liberazione contro il fascismo, viene indossata solo per bello vedere.
Qualcuno vede traccia di un progetto ideale (oppure di un ideale progetto) per il futuro?
Tra tanti medici in servizio qualcuno può curare questa demenza senile della società?
D’altra parte da quando le idee non contano e non uniscono più, anche le opposizioni balbettano vacue formule rivendicative incapaci di leggere la partita in corso.
Nella provincia del meridione si consuma una recita di provincia meridionale e questa città assomiglia sempre più a un teatro (cinema) paradiso dove il palcoscenico è frequentato non da bravi attori ma da illusionisti: della politica!
Le assemblee democratiche sono ormai svuotate del loro significato e la partecipazione democratica è solo apparente tanto da risultare un miraggio.
E se proprio bisogna intitolarlo quel parco chiamiamolo “Parco della Repubblica Italiana fondata sul Lavoro”.
Mesagne 1 maggio 2016
Carmelo Molfetta