Il caso Priebke secondo Tolleranza zero

Nella logica di qualche politicante italiano, purtroppo, si può essere criminale, si può fare di tutto,  a condizione che qualcuno compia, anche presuntivamente e secondo un giudizio personale, qualche nefandezza di più.

Questa logica è emersa negli ultimi giorni per il caso Priebke e basta leggere le dichiarazioni di qualche leader politico per accertare che molte volte l’appartenenza ad una fazione giustifica il tutto, dal furto fatto per sovvenzionare i partiti, alla sottrazione consensuale di minore, all’evasione fiscale, ai crimini se non genocidi di guerra. E c’è sempre una giustificazione, “magistratura politica”, “contributi spontanei”, “ubbidire agli ordini”

 

Non è possibile, al momento, fare un discorso di legalità perché è una strada tortuosa e  difficile, ma esistono determinate cose, comunemente accettate, che sono connesse con il diritto naturale, nella scelta del principio “di morte” e del principio “di vita”.

Il Priebke era un esecutore di ordini ed in tal modo è stato difeso anche da Indro Montanelli, ma qualcuno dimentica, così come fece il Montanelli che nelle S.S. (Schutz Staffel) non si andava per ferma obbligatoria ma per scelta volontaria e tali truppe, ampiamente e fortemente selezionate dovevano avere “determinati” requisiti primi fra tutti le doti della fedeltà e dell’obbedienza per essere considerate, poi “il branco di lupi di Hitler.

Detto questo non penso che la maggioranza delle persone possa condividere quel tale politicante che in una trasmissione radiofonica ha giustificato il Priebke dicendo che la sua è piccola azione, piccola cosa posta in essere per eseguire ordini, rispetto agli americani che hanno lanciato la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki e che quindi la questione dello stesso Priebke è solo il vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro o di chi sempre nello stesso stile ha dichiarato che se bisogna parlare di crimini bisogna analizzare prima quelli di Che Guevara.

Secondo una visione di rispetto della vita altrui un criminale è tale anche se ci sono, ipoteticamente, altri criminali di più alto spessore, magari con credi politici diversi, e/o con maggiori efferatezze compiute.

Poi l’assoluzione può venire dal proprio gruppo di appartenenza ma non dalla coscienza collettiva e generalmente la storia, nel tempo ha sempre espresso giudizi severi.

Chi ricorda la notte il 23 marzo 1944, tranquillamente sa che la vicenda viene spesso ricostruita secondo le proprie esigenze e che anche tutte le varie colpe, ivi compreso il silenzio complice della Chiesa posto in essere, secondo alcune visioni, quella di Katz in particolare, da Papa Pio XII al secolo Eugenio Pacelli e da chi diventerà Papa Paolo VI ossia Giovanni Montini sono ancora tutte da analizzare perché molte cose appaiono nebulose.

Forse è il caso di considerare l’episodio di Via Rasella e la rappresaglia delle Ardeatine ancora un fatto di cronaca.

Al momento, al di là di quanto compiuto dagli americani ad Hiroshima e Nagasaki, al di là di quanto fatto da Che Guevara, un minimo di decenza richiede, in termini determinati, che Pribke venga considerato, nella memoria umana un criminale per adesione politica, per scelta di vita, per operatività quotidiana.

Quanto dichiarato dall’avv. Giachini che considera lo stesso Priebke un simbolo della  libertà e della sopportazione non ha bisogno di alcun commento.

 

Tolleranza zero

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