2020 Odissea nella spazzatura (Movimento Libero e Progressista)
Il 31 ottobre scade l’ultima proroga imposta dal Comune all’azienda (A.S.V.) che ha in carico il servizio di raccolta, spazzamento, trasporto e conferimento dei rifiuti solidi urbani.
Lo stesso giorno, verosimilmente suo malgrado, il sindaco sarà costretto ad emettere la terza ordinanza “extra legis” per evitare l’interruzione di un pubblico servizio. La A.S.V. sarà dunque nuovamente costretta a protrarre un servizio che svolge ormai al risparmio e senza entusiasmo da oltre un anno pur avendo ufficialmente dichiarato da tempo di non voler continuare.
Le ordinanze sindacali, quindi, che dovrebbero essere strumenti eccezionali da utilizzare solo in condizioni contingibili ed urgenti, sono diventate per noi lo strumento ordinario utilizzato per dare continuità ad una gestione che va comunque a singhiozzo, sempre in bilico ed in reiterata violazione della norma. Un percorso accidentato e senza alternative a cui non ci si può sottrarre.
Intanto la Giunta Municipale l’11 ottobre ha emesso una delibera con la quale ha dato mandato all’ufficio preposto di avviare le procedure per bandire una nuova “gara ponte” al fine di individuare il nuovo soggetto gestore che dovrebbe sostituire l’ASV nello svolgimento del servizio per i prossimi due anni. Per evitare che anche questa gara vada deserta come la precedente, la Giunta ha deciso di affidare all’esterno la redazione di un nuovo piano industriale per ottimizzare il servizio e rendere il capitolato un po più “appetibile” di modo che ci siano aziende interessate a partecipare alla gara.
Ma perché Mesagne è considerata una piazza scomoda tanto che nessun azienda manifesta più interesse ad accaparrarsi un servizio così importante? Verosimilmente perché la durata del servizio contrattualizzata nelle “gare ponte” è troppo breve (due anni ) per fare investimenti o per fare profitto; perchè i capitolati di gara fin qui predisposti sono risultati troppo rigidi e vincolanti per le aziende; perchè nel tempo si è impennato uno dei costi fissi più onerosi del servizio cioè il costo del personale per la stabilizzazione, oltre ai lavoratori della platea storica degli L.S.U, di tutti i lavoratori part-time e di alcuni precari e infine perchè esiste sempre il rischio che l’appalto s’interrompa prima del termine nel caso in cui dovesse concludersi la gara unica d’ambito.
Ebbene per superare questi limiti temiamo che si approderà ad un aumento del valore complessivo del capitolato e questo porterà dritto per dritto all’aumento della TARI. Ecco perché la redazione del nuovo piano industriale e la nuova “gara ponte” è una rogna, una granata con la spoletta innescata che fa paura a tutti.
I capitolati di gara fin qui redatti d’ufficio hanno sempre salvaguardato al centesimo gli interessi del comune, hanno garantito buone performance generali del servizio, alti livelli di differenziata (>70%) ed hanno concorso a mantenere inalterata la tassazione per i cittadini. Sarà ancora così anche con l’affidamento all’esterno del nuovo piano industriale? O gli specialisti in ingegneria ambientale reclutati produrranno un canovaccio magari tecnicamente inappuntabile ma con costi maggiorati rispetto al passato? Questo ulteriore incarico esterno era proprio necessario? E soprattutto perché siamo ormai costretti in questo vicolo cieco a dimenarci fra le “gare ponte” e le ordinanze sindacali che rendono asfittico un servizio che dovrebbe invece essere stabile e sicuro? Allora allarghiamo lo sguardo
La L.R. n.24 del 2012 (art.4 comma 1) come modificata dalla n.20/2016 impone ai comuni di riunirsi in Ambiti di Raccolta Ottimali ( ARO) per attuare il servizio di nettezza urbana in forma unitaria, con un unico soggetto gestore individuato attraverso una gara d’ambito decennale ed un unico capitolato in cui confluiscono i piani industriali di tutti i comuni.
Purtroppo il nostro ambito (BR/2) non è mai riuscito a fare la gara d’ambito che è l’unico strumento vero capace di ottimizzare il servizio e abbattere i costi di gestione. Le ragioni sono molteplici alcune oggettivamente addebitabili ad una certa inerzia politico-amministrativa degli enti locali ma la causa dominante è certamente l’anomala perimetrazione della nostra A.R.O. Troppe le sproporzioni fra il comune capoluogo (Brindisi) gli altri comuni (Mesagne, S.Pietro, Cellino, S. Donaci e Torchiarolo). Brindisi incide per oltre il 50% sul conto economico complessivo del capitolato ed ha in dotazione tutti gli impianti andati in malora. I comuni piccoli hanno peso e incidenza proporzionalmente molto minore, alcuni hanno il problema delle marine e tutti hanno il problema di ridurre la TARI. Per questo fallimento da tempo siamo stati commissariati, messi in castigo dalla Regione e la responsabilità di sovraintendere al servizio e di sostituire i comuni “litigiosi ed incapaci” nella redazione della gara d’ambito è passata nelle mani robuste e sicure dell’ Agenzia Regionale (AGER).
Purtroppo neanche l’Agenzia è riuscita fin qui a fare questa benedetta gara che sembra essere condannata dalla scarogna. Ma c’è di più, durante questo inter-regno la nostra ARO si è ancor più sfaldata. Il Comune di Brindisi ha chiesto di essere stralciato e fare ambito a se, ricevendo il sostanziale assenso del tandem Emiliano-Grandaliano ( presidente AGER), mentre il destino degli altri comuni “figli di un dio minore” è rimasto sospeso nel limbo di una improbabile ri-perimetrazione o in un complicatissimo accorpamento ad A.R.O. limitrofe. Tutte ipotesi sul tavolo, nessuna delle quali si è ancora compiuta, ne si compirà di questi tempi freneticamente elettorali. Temiamo pertanto che questi comuni saranno lasciati al loro ignobile destino a rodersi l’anima fra ordinanze, impietosamente censurate dall’ANAC, e “gare ponte” che non convengono più a nessuno .
Questa storia riassume emblematicamente le criticità della legislazione pugliese che ha visto fallire prima le O.G.A. (organismo provinciali di controllo politico del sistema rifiuti) poi una quota parte delle A.R.O. e che vede ancora troppi comuni lasciati soli di fronte ad un destino incerto. A questa controversa legislazione regionale fa da controcampo nella provincia di Brindisi la crisi strutturale dell’impiantistica che genera rincari ulteriori nei costi di trasporto e smaltimento delle frazioni differenziate ( su cui sorvoliamo).
Continua dunque l’odissea della monnezza in Puglia, in Provincia di Brindisi e nella nostra ARO con il consolidamento di una situazione che doveva essere transitoria e che invece è diventata strutturale e che sta producendo aumento progressivo della tassazione, disservizi della specie più varia, alti tassi di inquinamento ambientale. Almeno sul sistema dei rifiuti possiamo dire certamente che il panorama pugliese e provinciale è assolutamente sconfortante e non sempre e solo per responsabilità nostre.
Allora io credo che il nostro sindaco, in uno con tutti i sindaci dell’ARO, dovrebbe andare in Regione per chiedere e pretendere maggior attenzione per questo territorio che sarà certo un buon terreno di pascolo, ma che almeno chi viene qui ruminare ci aiuti a rimuovere lo sterco.
P.S. la delibera di giunta citata, sugli atti d’indirizzo per il prosieguo del servizio di nettezza urbana, è stata approvata in assenza dell’assessore al ramo dr.ssa Maria Teresa Saracino e questo è davvero molto, ma molto inusuale. Boh?!!
Movimento Libero e Progressista