Genius loci, ossia intorno alla proposta dei cicloamici (di Carlo Ferraro)
Ho partecipato con interesse, l’altra sera, all’incontro promosso dall’associazione “Cicloamici” sulla mobilità urbana a Mesagne;
l’incontro era l’occasione per presentare all’amministrazione comunale alcune proposte volte alla “moderazione del traffico” in città, con un occhio particolare ai pedoni ed ai ciclisti.
Sono state presentate 5 proposte, elaborate insieme all’arch. Marescotti di Padova, per altrettante rotonde in punti strategici, una proposta di ridisegno della piazza Vittorio Emanuele, ed un parcheggio su un’area della ferrovia attualmente dismessa.
Le rotonde prefigurano una città quasi “svizzera” nella loro volontà di calmierare il traffico con dispositivi atti a rallentare la velocità e la conflittualità tra autoveicoli, pedoni e ciclisti. Un’ottima idea, se si vuol imporre un diverso stile di vita, e di comportamento stradale. Certo fa un po' specie vedere una rotonda davanti al Castello, ma credo che sia solo un fattore psicologico ed in fondo, pensando ad una percezione rallentata del monumento, penso che questo “rallentamento” possa far bene a tutti noi.
Sicuramente andrà disegnata con più attenzione, proprio per tener conto della presenza del principale monumento cittadino.
Con mia sorpresa ho notato la mancanza di una proposta di una rotonda all’incrocio tra via Monte Bianco e via per Torre S. Susanna, un punto segnato quotidianamente da incidenti, rotonda proposta dal Movimento 5 Stelle cittadino nell’incontro col sindaco il 27 settembre dell’anno appena passato. In quella occasione presentammo diverse proposte per la nostra città, proposte che ripresenteremo quanto prima all’attenzione del nuovo comandante dei Vigili Urbani.
L’architetto Marescotti, denominato “l’architetto delle rotonde” nella sua patria, impeccabile nel loro disegno, delude un po' nella proposta di riconfigurazione della piazza Vittorio Emanuele, e ne spiego il perché: delude perché nel punto più significativo della nostra città, l’ingresso al centro storico, propone un’area pedonale estesissima, solcata solo da una strada centrale a forte pendenza, a memoria del “passato”, pavimentata, suppongo, in pietra di Carovigno o similare, omologandola allo standard di una qualsiasi piazza pugliese, cancellando la sua caratteristica principale, che è questo solenne e lento salire verso la Porta Grande, che per noi mesagnesi è come un percorso iniziatico verso il nostro scrigno storico.
Una breve obiezione sul cosiddetto “passato”: ognuno di noi sceglie il suo passato, spesso quello della sua infanzia, vissuto in maniera nostalgica, ma ciò non toglie che ogni epoca debba esprimere la sua idea di spazio civile, che si confronti necessariamente col presente. Per questo il primato del “passato”, soggettivo per ognuno di noi, non è un valore assoluto.
Sicuramente l’architetto Marescotti conosce la piazza, ma altrettanto sicuramente non la vive come la viviamo noi che la percorriamo e percepiamo quotidianamente. Ed il suo disegno, in qualche modo, banalizza questo spazio, preso com’è nell’ottemperare ad alcuni parametri tecnici che nulla hanno a che fare con il sentimento del luogo che solo chi lo vive può avere. Quindi definirò la sua proposta alquanto “tecnicista”, ma comunque una buona base di partenza per ripensare questo spazio.
Ovviamente sto parlando pro domo mia; penso che questa sia l’occasione per comparare le due proposte, quella elaborata dal Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale, con la partecipazione di molti cittadini, e quella dell’associazione Cicloamici. Su queste due proposte, mi piacerebbe che si innescasse un dibattito, basato non solo sui dati tecnici ma anche, e soprattutto, su quello che in letteratura viene definito Genius Loci, lo Spirito del luogo.
“con la locuzione Genius Loci si intende individuare l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città” (da Wikipedia).
Dove la proposta di Cicloamici propone una sola strada di accesso a forte pendenza e di difficile fruibilità per i ciclisti, noi proponiamo una strada allo stesso livello dei marciapiedi, che lambisce i fabbricati contigui alla Porta Grande; una maniera più soft di avvicinarsi all’ingresso del centro storico, lasciando comunque molto spazio antistante ai vari bar e pub che si affacciano su questo grande spazio. Di passaggio dirò che la proposta di una sola strada centrale era stata proposta ai cittadini nella nostra consultazione, e che fu scartata.
Inoltre la strada centrale proposta banalizza in qualche modo il momento più bello dell’avvicinarsi alla Porta Grande, che è quella dell’attesa, il momento in cui ci si appresta ad entrare nel fitto abitato storico. Noi proponiamo una lenta salita gradonata proprio per sottolineare l’importanza dell’avvicinarsi ad una soglia e attraversarla.
Infine l’uso estensivo di basole in pietra; basta pensare a quel che succede quando piove per rendersi conto che la piazza sarà attraversata da fiumi d’acqua incontrollata ; in particolar modo la strada centrale sarà un fiume in piena. Noi invece abbiamo pensato ad un pavimento in tappeto d’erba, capace di assorbire l’acqua che sfugge agli inghiottitoi.
Ma questo tappeto d’erba unito ai cordoli in pietra della gradonata non hanno solo un ruolo tecnico, bensì propongono qualcosa di inedito che resterà indelebile nella memoria dei turisti: lo abbiamo definito Giardino dell’Accoglienza, uno spazio in cui le comitive si radunano prima di entrare nel centro storico, danno uno sguardo complessivo al concentrato di monumenti che insistono intorno a questo spazio magnifico, e dove i bambini possono giocare, felici di trovare la natura soffice invece della dura pietra.
Dispiace non aver avuto modo di ragionare a fondo di questa proposta con i Cicloamici, perché sicuramente i dati positivi dell’una e l’altra proposta potrebbero essere messi insieme per definire con più precisione quello che serve davvero in questo luogo. Piazza Vittorio Emanuele è il biglietto da visita del nostro centro storico, e non merita alcuna approssimazione né improvvisazione, bensì una proposta poetica e di impatto che resti nella memoria di chi viene a visitarci. Spero quindi che si avvii un dibattito più approfondito su quello che i cittadini vogliono e si aspettano per esso.